In Ticino anche questa settimana è stata caratterizzata dalle consuete razzie da parte di delinquenti stranieri. Sì, delinquenti stranieri: quelli che avrebbero dovuto essere solo un’invenzione della Lega populista e razzista.
Come di consueto, tra i furti da parte di finti asilanti alle rapine messe a segno da malfattori “non patrizi”, c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Un caso in particolare merita di essere approfondito. Non certo perché si tratta dell’episodio più grave verificatosi (anzi…) ma perché contiene dei segnali preoccupanti che non ci si può permettere di ignorare.
Teatro del misfatto è una palazzina di Corso Elvezia a Lugano dove, lo scorso fine settimana, è stato commesso un furto con scasso con prelievo di un’intera cassaforte. Autrici due minorenni straniere (rumene?), di 14 e di 16 anni. Questa forma di crimine organizzato si serve di minorenni puntando sulla loro non punibilità, ma non è affatto credibile che le ragazzine abbiano agito da sole. Infatti usando come esca la refurtiva nascosta nei paraggi, la polizia ha individuato e fermato due giovani appena maggiorenni di nazionalità rumena.

Criminalità organizzata
Questi furti sono evidentemente il risultato del “lavoro” di un’organizzazione, che ha la sua sede Oltreconfine. Le minorenni straniere – utilizzate a seguito della loro quasi impunità – vengono istruite e portate sul posto. Non arrivano di sicuro a piedi, per conto loro. Poi bisogna organizzare il trasporto della refurtiva, spesso molto pesante. Abbiano dunque a che fare con un racket che avvia delle ragazzine e dei ragazzini alla delinquenza, fin dalla più tenera età.
Anche i ladri stranieri minorenni tuttavia prima o poi raggiungono la maggiore età. Sicché il giochetto dell’impunibilità non funziona più. Che succede? Finito il cinema? No di certo. Come in tutte le società che si rispettino, si organizzano i ricambi.
Ed è proprio quello che starebbe succedendo ora. Secondo fonti bene informate, nel Nord Italia sono arrivati i ricambi di giovani rumeni e balcanici che vanno a sostituire quelli diventanti maggiorenni e quindi perseguibili.
Non ci vuole dunque molta fantasia ad immaginare che presto alle nostre latitudini si vedranno anche i frutti di tale ricambio, sottoforma di un’impennata dei furti con scasso negli appartamenti. Gli osservatori più attenti hanno notato un incremento, sulle nostre strade, di macchine con targhe “strane”, non certo di proprietà di turisti. Si tratta di giri di ricognizione? Di sopralluoghi per individuare i prossimi bersagli?
E’ evidente che la pressione delinquenziale ai nostri confini si fa sempre più forte. La Svizzera, che per conformarsi ai padroni di Bruxelles smantella i controlli in dogana invece di potenziarli, fa sempre più gola. Un vero paese dei balocchi per la criminalità d’importazione. Tanto più che commettere dei furti con scasso nelle nostre case è “un gioco da ragazzi”: nel senso letterale del termine, come indicano i fatti di cronaca.
Se non vogliamo infilarci in un tunnel senza ritorno di micro e macrocriminalità importata, dobbiamo sospendere gli accordi di Schengen (che il Ticino non ha mai votato) e tornare a presidiare “comme il faut” i nostri confini.
Lorenzo Quadri