Al Belpaese bisognerà chiarire che, se pensa di fare scherzi, gli chiudiamo le frontiere

Con le sanzioni boomerang contro la Russia – le quali, ormai è appurato, non servono ad un tubo e non fermano la guerra in Ucraina (che infatti va avanti da sei mesi e non se ne vede la fine)- l’Europa si è messa nella palta da sola. Pensiamo in particolare all’annunciata penuria di gas, che provocherà recessione e povertà.

Il bello è che, con il mantra del “non dobbiamo finanziare la guerra di Putin” e della “difesa dei valori occidentali” i paesi europei si sono ridotti ad accattare il gas da Stati islamisti. Quindi foraggiano chi i “valori occidentali” li vuole cancellare dalla faccia della Terra e considera i diritti umani alla stregua della carta igienica.

Intanto è notizia di ieri che la città olandese dell’Aia chiederà “un’esenzione temporanea” dalle sanzioni di Bruxelles contro la Russia, poiché non è in grado di trovare per tempo un nuovo fornitore che subentri al contratto con Gazprom. Ohibò.

E invece noi svizzerotti, che dovremmo essere neutrali, andiamo avanti con sanzioni che inguaiano solo noi medesimi?

Commissariamento governativo

La “penuria” di gas interesserà anche la Svizzera. Ticinocompreso.

Le riserve di gas che necessitano a questo sfigatissimo Cantone sono state stoccate nel Belpaese. Per potersene servire in caso di necessità serve – ovviamente – che l’accesso alla rete di trasporto internazionale rimanga sempre garantito.

Qui casca l’asino. La legislazione italiana, a quanto risulta, in caso di penuria di gas permette il commissariamento governativo e quindi la sospensione degli accordi commerciali. In altre parole: gli operatori ticinesi rischiano di non poter attingere ai loro stock. E per il nostro Cantone il punto d’accesso è in Italia. Non siamo collegati alla rete francese o tedesca. Pertanto, se l’Italia dovesse  chiudere i rubinetti…

D’altra parte, non bisogna nemmeno pensare che gli Stati europei siano dei samaritani. In caso di grave penuria energica, mica rinuncerebbero ad un bene di cui hanno urgente bisogno per darloa noi in ottemperanza di qualche accordicchio internazionale. Solo noi svizzerotti saremmo così fessi da farlo.

Anche il tafazzismo ha un limite

Sarebbe ora che a Berna qualche sgovernante triciclatocominciasse ad accorgersi che questo sfigatissimo Cantone è stufo di venire svenduto all’Italia. Con il Belpaese andrà dunque chiarito che, in caso di necessità, il Ticino deve poter attingere alle proprie riserve di gas immagazzinate oltreramina. I mezzi di pressione li abbiamo. Vedi i ristorni dei frontalieri, ma vedi la stessa libera circolazione delle persone.

Sarebbe il colmo se i vicini a sud si permettessero di impedirci di accedere alle nostre scorte, violando crassamente i principi basilari del diritto, e noi continuassimo a rispettare trattati autolesionistici. A versare ristorni e a tenere le frontiere spalancate a frontalieri, padroncini e TIR tricolore in transito parassitario. Anche il tafazzismo ha un limite. Non possiamo prendere il nostro gas? Via la libera circolazione e frontiere chiuse. Poi vediamo cosa succede nelle provincie italiane limitrofe (e non solo lì).

Fare come l’Aia

Visto poi che le sanzioni alla Russia non hanno alcuna utilità, il governicchio federale deve fare solo una cosa: levare quelle svizzere, seguendo l’esempio dell’Aia (che si trova nell’UE, al contrario di noi). Così oltretutto torniamo ad essere neutrali. Ne abbiamo piene le scuffie di farci male da soli per correre dietro a Bruxelles ed a Kiev. Abbiamo già dato.

Il governicchio federale allo sbando pensava che, a seguito dellesanzioni della Confederella, in Russia la gente sarebbe scesa in strada per rovesciare Putin? Andrà a finire che le rivolte di piazza ce le troveremo in casa nostra.

Lorenzo Quadri