A Bruxelles, gli eurofalliti friggono di rabbia. La Svizzera ha osato mettergli i bastoni tra le ruote con una votazione democratica. La sorpresa è ancora più amara visto che, trattando con ambasciatori e Consiglio federale, l’UE si era abituata a trovarsi davanti ad interlocutori che si presentavano al tavolo con i calzoni già abbassati all’altezza delle caviglie.

 Ovviamente ciò che gli eurofalliti più temono è l’effetto “boule de neige”. Il malcontento nei confronti dell’antidemocratico aborto rappresentato dall’UE cresce di continuo. E se la Svizzera facesse scuola anche all’interno della (dis)unione, si domandano negli sfarzosi uffici di Bruxelles? Che gli inglesi mordano il freno è noto. I belgi se ne fregano della libera circolazione e rimandano a casa gli stranieri in assistenza, anche se sono cittadini UE. In Ungheria  un gruppo di deputati ha rimosso e gettato dalle finestre del parlamento le bandiere blu stellate. In generale, le forze politiche antieuropeiste guadagnano consensi ogni giorno che passa, ben aiutati in questo dall’arroganza e dall’inettitudine degli eurobalivi non eletti da nessuno.

Ecco dunque che mostrare il pugno duro agli svizzerotti diventa, per Bruxelles, una necessità.  Da qui la serie di scomposte minacce cui abbiamo assistito nelle ultime due settimane. Che pagüüüraaa! Avrebbe detto il Nano. Forse che  gli eurofalliti ci mandano i carri armati? No, perché non avrebbero nemmeno i  fondi per comprare il carburante. Dunque potrebbero tanto scendere e spingere.

Ci provano allora con l’artiglieria pesante diplomatica. Ed eccoli, i prodi, a sfoderare subito il pezzo forte: vi tagliamo fuori dal programma di ricerca Orizzonte 2020!

 

Invito a nozze

Tali boutade costituiscono un invito a nozze per chi, RSI in primis, si è posto il preciso obiettivo di demonizzare l’esito della votazione del 9 febbraio. Esito non in linea con i dettami  $ocial-radikal-chic internazionalisti e politikamente korretti. Così, ecco che luminari (?) universitari di vario ordine e grado si accalcano ai microfoni gentilmente offerti dell’emittente pubblica a lanciare i propri alti (ed interessati) lai all’ipotesi che gli eurofalliti escludano la Svizzera da Orizzonte 2020. Ogni cip viene  ripreso, commentato, amplificato, spacciato per oro colato e guarnito di panna montata.

Ma forse le cose non stanno proprio così ed occorre una qualche precisazione.

Punto primo: nessuna decisione sui programmi di ricerca è stata ancora presa.

 Punto secondo: nei programmi di ricerca europei sono più i soldi che la Svizzera immette che quelli che riceve (questo vale per tutti gli accordi UE, ciò che non sorprende conoscendo i nostri rappresentanti). Nell’ultimo programma, ad esempio, il saldo a vantaggio dell’UE era di 800 milioni, mica bruscolini.

Punto terzo: il mondo non finisce ai confini europei.

 Punto quarto: forse che qualcuno in Europa crede che sarebbe una mossa intelligente tagliare fuori atenei come quelli elvetici che sono in cima alle classifiche di eccellenza a livello mondiale?

Punto quinto: nasce quindi il sospetto che il problema sia semmai che qualche professorone teme di non poter più fare taluni viaggetti con tutto spesato  nei quattro angoli del continente o magari  qualche direzione scolastica (vedi SUPSI) ha paura di avere qualche difficoltà in più nell’assumere professori o assistenti frontalieri a scapito dei ticinesi. Infatti, è noto che tutti i geni risiedono a Como e a Varese, come no!

Punto sesto: va considerato che l’UE non ha mai, finora, avuto motivo di lamentarsi della presenza della Svizzera nei programmi di ricerca. Se la esclude ora, vuol dire che i falliti UE vogliono penalizzare il nostro Paese per aver espresso un voto democratico. Si tratta quindi di una ritorsione, e delle più squallide. Una ritorsione che va pagata con la stessa moneta. E forse gli eurofalliti farebbero bene a ricordare una cosa di cui si sono dimenticati essendosi abituati ad essere serviti e riveriti in tutto dalla controparte elvetica. Ossia che un po’ di frecce al nostro arco le abbiamo anche noi. Vedi energia (se noi stacchiamo la spina l’Italia e la Germania restano al buio), vedi transiti nord-sud, vedi frontiere che possono essere chiuse, vedi miliardi di coesione il cui versamento può essere bloccato, e via elencando.

A proposito del blocco dei versamenti dei fondi di coesione: la mozione della Lega al Consiglio federale è già pronta.

Lorenzo Quadri