Sensibilizzare? Bisogna limitare l’immigrazione ed inasprire il diritto penale minorile
La Prevenzione Svizzera della Criminalità (PSC) ha lanciato una campagna di sensibilizzazione destinata ai giovani. L’invito è quello a non girare con il coltello in tasca quando si esce la sera.
La campagna, presentata nei giorni scorsi, si intitola “Tua madre non vuole venirti a trovare in prigione”. E parte da un dato numerico: in Svizzera i casi di lesioni personali gravi e di omicidi tra minori di 18 anni in cui vengono utilizzati dei coltelli sono aumentati in modo significativo negli ultimi anni. Mentre nel 2016 si sono verificati 5 omicidi e 4 lesioni personali gravi con l’arma bianca, nel 2022 gli eventi erano saliti a 12, rispettivamente 25.
E’ palese che manca però un’informazione fondamentale: ovvero la nazionalità, o il “passato migratorio” degli autori di questi crimini all’arma bianca. Piaccia o non piaccia alla gauche-caviar, la “cultura del coltello in tasca” non è certamente svizzera, bensì d’importazione. Sicché, per i numeri indicati sopra, possiamo ringraziare il multikulti e la politica delle frontiere spalancate.
Bisogna distinguere
La PSC, citiamo dal suo sito, è un “servizio intercantonalespecializzato nel settore della prevenzione della criminalità e si adopera per migliorare il sentimento di sicurezza nella popolazione. Forte del sostegno della Conferenza delle direttrici e dei direttori dei dipartimenti cantonali di giustizia e polizia (CCDGP), il servizio è gestito da una commissione permanente della CCDGP, la cosiddetta commissione di direzione della Prevenzione Svizzera della Criminalità. La Prevenzione Svizzera della Criminalità ha sede nella Casa dei Cantoni a Berna”.
Stiamo dunque parlando di un’organizzazione pubblica, finanziata con soldi pubblici: pertanto non va bene che nelle sue campagne imboschi la nazionalità degli accoltellatori. Se non si fanno le doverose distinzioni, si criminalizzano tutti i giovani. Del resto la stessa cosa accade con la violenza contro le donne, che l’allora sconsigliera federala kompagna Simonetta Sommaruga definì “un problema di uomini” dimenticando di dire che si tratta invece soprattutto di un problema di uomini stranieri, dal momento che essi, pur essendo un quarto della popolazione, commettono la maggioranza dei reati in oggetto. La propensione ai crimini violenti schizza poi verso l’alto tra i finti rifugiati magrebini, quelli che arrivano qui a frotte e che proprio le femministe ro$$overdi vogliono far entrare e far restare tutti.
Flop annunciato
Tornando alla cultura del coltello tra i giovani: il colmo è che prima si importa tale “cultura” con l’immigrazione incontrollata, e poi si spendono tanti soldi pubblici in campagne di prevenzione (?) la cui utilità è quantomeno dubbia e che – per motivi di bieco politikamente korretto – nemmeno vengono mirate su quelli che dovrebbero esserne i destinatari, ma si rivolgono in modo generico a tutti. In altre parole: un flop annunciato, e nümm a pagum.
Schivare l’oliva
E’ poi deludente (eufemismo) che i “Dipartimenti delle istituzioni” cantonali, di cui la PSC è un’emanazione, non abbianogli attributi per sollevare un punto centrale quando si parla dicriminalità giovanile. Ossia le sanzioni ridicole, senza alcun effetto deterrente. Risultato: i giovani delinquenti si sentono intoccabili. Il codice penale minorile prevede infatti una pena detentiva massima di 4 anni. Se il colpevole non ha ancora compiuto 16 anni, la pena massima è di un anno. “Ovviamente” l’incarcerazione non avviene nei Piombi di Venezia, e nemmeno all’Hotel Stampa. Come recita l’art. 27 cpv 2 del codice penale minorile, “La privazione della libertà dev’essere eseguita in un istituto per minori nel quale a ogni minore siano garantiti un sostegno educativo conforme alla sua personalità e segnatamente la preparazione all’integrazione sociale dopo la liberazione”. Il cpv 3 precisa che “(…) Nell’istituto il minore deve avere la possibilità di iniziare, proseguire e terminare una formazione o un’attività lucrativa qualora la frequentazione di una scuola, un tirocinio o un’attività lucrativa non sia possibile all’esterno”.
Codice da rivedere
“Forse” certe disposizioni all’insegna del buonismo-coglionismo, che peraltro risalgono ad un quarto di secolo fa, non sono più adeguate alla realtà odierna. Se la criminalità giovanile si impenna – grazie alle frontiere spalancate ed alla conseguente importazione della “cultura del coltello” (che poi finisce col contaminare anche gli “indigeni”) –, il codice penale minorile va rivisto di conseguenza: nel senso di un inasprimento. Un gremio di politicanti quali la Conferenza dei direttori cantonali di giustizia e polizia dovrebbe affrontare proprio questo tema. Altro che pensare di lavarsi la coscienza commissionando, con i soldi degli altri, campagne di prevenzione in cui si pensa di far leva sulla figura della mamma (come se ai giovani accoltellatori, in genere quasi-maggiorenni, gliene fregasse qualcosa della mamma; sia della loro che di quella delle vittime).
Da poi ricordare che il 90% degli ospiti (maggiorenni) del carcere giudiziario della Farera sono stranieri. Ma secondo i $inistrati, non lo si può dire perché è “razzismo”.
Presi per i fondelli
Però la partitocrazia non si sogna di limitare l’immigrazione, e nemmeno l’assalto alla diligenza elvetica da parte dei finti rifugiati. Tutt’altro: nell’ultima sessione, la maggioranza del Consiglio nazionale è riuscita ad approvare un postulato dei Verdi-liberali che chiede al governicchio federale di “elaborare una visione positiva della Svizzera con 10 milioni di abitanti”. Ma sa po’? La prossima richiesta sarà di “elaborare una visione positiva della delinquenza d’importazione”? Oppure di “elaborare una visione positiva della penuria energetica”?
La casta sta sontuosamente prendendo i cittadini per i fondelli. Ma avanti, votate per la partitocrazia…
#votalegaoiltriciclotifrega
Lorenzo Quadri