I manager stranieri di Economiesuisse ordinano, e la presidenta PLR scatta sull’attenti
Ma guarda un po’: Economiesuisse, associazione al servizio dei manager stranieri delle multinazionali, ai quali della Svizzera non gliene potrebbe fregare di meno, di questi tempi si sta agitando a sostegno dello sconcio accordo quadro istituzionale (ripresa dinamica, ossia automatica, del diritto UE, giudici stranieri, direttiva europea sulla cittadinanza, fine delle misure accompagnatorie, smantellamento delle banche cantonali, eccetera eccetera). A tale scopo sventola il sondaggio farlocco, da lei commissionato al solito istituto bernese compiacente, secondo cui il 67% delle aziende svizzere sarebbe favorevole all’immondo trattato capestro.
L’indagine fa pendant con l’altro sondaggio farlocco: quello secondo cui il 60% dei cittadini svizzeri sarebbe d’accordo di farsi dettare legge dai funzionarietti di Bruxelles, autorizzandoli pure a cancellare l’esito delle nostre votazioni popolari. Certo, come no!
“Segnale positivo”?
Sicché i manager stranieri, tramite i loro reggicoda di Economiesuisse, intimano agli svizzerotti “chiusi e gretti” di firmare subito e senza tante storie lo sconcio trattato coloniale. E prontamente il PLR ubbidisce. “Sì badroni”!
Intervistata giovedì dal Corriere del Ticino, quotidiano al servizio dell’ex partitone, la presidenta nazionale Petra Gössi dichiara che la Svizzera “deve dare un segnale positivo (!) all’UE”. Dare un “segnale positivo” significa, ma guarda un po’, calare le braghe ad altezza caviglia.
E’ il colmo: sono anni che i camerieri di Bruxelles in Consiglio federale ed i politicanti del triciclo si chinano a 90 gradi ad ogni cip in arrivo dalla fallita UE, alla quale regalano pure i miliardi del contribuente (soldi nostri)! Però la buona Petra va in giro a dire che bisogna ancora dare “segnali positivi”! Il PLR sta ormai polverizzando tutti i record di asservimento a Bruxelles. Roba da laurea honoris causa in zerbinaggio…
Il sogno liblab
La presidenta nazionale PLR proprio non ce la fa a contenere la propria foga turboeuropeista, e sulle colonne del giornale “di supporto” deborda, immaginando forse che i lettori siano tutti scemi. Al punto da uscirsene addirittura con la seguente fregnaccia: “con l’accordo quadro, le misure accompagnatorie saranno riconosciute contrattualmente dall’UE”.Certo, come no!
Con l’accordo quadro, le misure accompagnatorie saranno ROTTAMATE dall’UE. Basti pensare che l’europarlamento è tornato ad impallinarle ancora di recente. Ma questo è proprio ciò che vuole il PLR:frontiere spalancate senza alcuna protezione dei lavoratori svizzeri e dei loro salari! Invasione di manodopera UE a basso costo per ingrassare ulteriormente i già rigonfi borselli dei padroni stranieri di Economiesuisse!
Stare a guardare
Interrogata sulla situazione del Ticino, il cui mercato del lavoro è devastato dalla libera circolazione, la Petra dichiara serafica: “La situazione dovrà essere costantemente monitorata, anche implementando gli strumenti che saranno disponibili grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie”.Ohibò, ma allora questi PLR ci prendono per i fondelli. Questo Cantone sta andando a ramengo per colpa delle scellerate aperture volute dalla partitocrazia, e la presidenta PLR dice che bisogna “monitorare”, ovvero STARE A GUARDARE! Stare a guardare senza fare un tubo, è chiaro. Perché se si fa qualcosa poi i padroni dell’UE si accigliano. Una chicca il richiamo, manifestamente a vanvera, alle nuove tecnologie (?): classico mantra con cui la casta si riempie la bocca quando non sa cosa dire, pensando così di impressionare il popolazzo.
Per chi avesse dei dubbi…
Ringraziamo comunque la Frau Gössi per aver chiarito definitivamente ai ticinesi che, non appena il club di manager stranieri di Economiesuisse (quelli che della Svizzera se ne fregano, quelli che vorrebbero rendere più difficile l’esercizio dei diritti popolari, quelli che pensano solo ai propri milioni) apre bocca, il PLR scatta sull’attenti. E la sezione ticinese dell’ex partitone è rigorosamente agli ordini del partito nazionale. Sicché, eventuali sussulti “sovranisti” in casa dei liblab ticinesi sono solo specchietti per le allodole per far fessa la gente in vista delle elezioni di ottobre. Dopodiché: passata la festa, gabbato lo santo!
Per fortuna ci sono ancora imprenditori del calibro di Nick Hayek a dichiarare chiaro e tondo che la Svizzera non deve calare le braghe davanti a Bruxelles. E se i politicanti della partitocrazia sono ridotti a prendere lezioni di svizzeritudine da un imprenditore di origine libanese, vuol dire che sono proprio alla frutta!
Lorenzo Quadri