Ristorni: come da copione, il governicchio paga. I vicini a sud se la ridono a bocca larga

Tutto come previsto, purtroppo. Il governicchio cantonale per l’ennesima volta ha calato le braghe versando i ristorni dei frontalieri al Belpaese. Che ormai sono lievitati a 90 milioni di franchetti. Chiaro: grazie alla devastante libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia, l’invasione da sud prosegue ed i ristorni si gonfiano di pari passo.

Cose dell’altro mondo. Sono ormai più di 5 anni che il Belpaese ci prende per i fondelli sulla questione del nuovo (sempre meno nuovo) accordo sulla fiscalità dei frontalieri. I camerieri dell’UE in Consiglio federale se ne impipano della questione: per loro – ed in primis per il ministro degli esteri doppiopassaporto Ignazio KrankenCassis, PLR – il Ticino è l’ultima ruota del carro. E dunque, chissenefrega del Ticino e dei ticinesi. L’importante, per questi camerieri di Bruxelles, è mantenere “buoni rapporti” con i vicini a sud. Il che significa, nel caso qualcuno non l’avesse ancora capito, farsi prendere per i fondelli all’infinito dal Belpaese.

Inadempiente su tutto

Ormai anche il Gigi di Viganello si è accorto che nei nostri confronti  l’Italia è inadempiente su tutto: dalla fiscalità dei frontalieri all’accesso degli operatori finanziari svizzeri al mercato del Belpaese, dal “caso” Campione d’Italia alla road map. Ed è palese che andrà avanti così, visto che il sistema funziona benissimo: gli svizzerotti continuano a CALARE LE BRAGHE pagando ristorni e spalancando frettolosamente le frontiere per sostenere, a nostro danno, il turismo ed il commercio italiano.

Le giustificazioni ufficiali addotte dal governicchio cantonale a sostegno della nuova capitolazione sono una barzelletta. In sprezzo del ridicolo si parla di “passi avanti compiuti nelle ultime settimane”.  Cosa, cosa? E quali sarebbero questi passi avanti? Forse la lettera farlocca inviata a Berna e a Roma con la Regione Lombardia, che aveva l’unico scopo di fornire al governicchio un pretesto per pagare anche quest’anno cianciando, per l’appunto, di “trattative in corso” che esistono solo nella fantasia di qualcuno? Lettera che oltreramina ha già suscitato una levata di scudi da parte di tutti gli schieramenti politici?

O magari ci si riferisce alla recente, “desolante” visita in Ticino del ministro degli Esteri italico Giggino Di Maio, con costi a carico del solito sfigato contribuente, ed il cui unico scopo era permettere al bibitaro partenopeo di fare propaganda al Belpaese come destinazione turistica?

L’unico mezzo

Di passi avanti, e qualcuno farà bene a metterselo in zucca, non ce ne saranno MAI. Perché semplicemente l’Italia non vuole firmare il nuovo accordo fiscale, né dar seguito agli altri impegni presi. E gli svizzerotti (“che tanto sono fessi e non si accorgono di niente”) se lo fanno andar bene senza un cip!

L’unico mezzo a nostra disposizione per smuovere la Penisola dalla sua melina è il BLOCCO DEI RISTORNI. Si prende atto che il governicchio non vuole servirsene. Le goffe giustificazioni sul perché questo accade sono aria fritta.

In particolare lo è la storiella del “se non avremo la firma entro l’anno prossimo ci riserviamo tutte le opzioni”. La bufala del “se entro la data tale non arriva la firma ci sarà una reazione” la sentiamo da ormai 5 ANNI. Non solo a Bellinzona, ma anche a Berna. Lo disse già l’ex ministra del 5% Widmer Puffo, e abbiamo visto come è andata a finire. L’unica “opzione” che viene sempre scelta è la CALATA DI BRAGHE. I vicini a sud lo sanno benissimo e se la ridono a bocca larga.

Due cose

E’ chiaro che, se non vogliamo continuare a regalare quasi 100 milioni (!) all’anno al Belpaese senza alcun motivo, mentre la vicina Repubblica per tutto ringraziamento ci discrimina, ci sfrutta, e ci accusa pure di razzismo, ci sono solo due cose da fare:

  • Il governicchio cantonale deve bloccare i ristorni;
  • I camerieri dell’UE a Berna – in primis il doppiopassaporto KrankenCassis amicone di Giggino – devono dichiarare che, dopo cinque anni di melina tricolore, le trattative sul nuovo accordo fiscale sono fallite e dunque la Convenzione del 1974, che non sta più né in cielo né in terra, viene disdetta unilateralmente.

Se il governicchio cantonale si immagina di esercitare pressioni su Berna affinché faccia la propria parte (punto 2) continuando a pagare i ristorni, forse non è ben in chiaro.

E mentre noi regaliamo…

Visto che a ripetere sempre le stesse cose, peraltro evidenti, cominciamo a sentirci scemi, l’unica conclusione è che a qualcuno farsi prendere per i fondelli dai vicini a sud piace. Del resto, da una partitocrazia calabraghista che non ha nemmeno il coraggio di introdurre un patentino per i fungiatt italici, cosa ci aspettiamo?

E intanto noi anche quest’anno REGALIAMO (perché di regalo si tratta) all’Italia 90 milioni di cui avremmo bisogno urgente in Ticino a seguito della crisi economica da virus cinese. Virus con cui, tra l’altro, ci siamo impestati grazie alle frontiere spalancate con il Belpaese.

 

Lorenzo Quadri