Il leguleio sabota la piazza finanziaria; la partitocrazia lo ricompensa con la cadrega

Uno dei motivi – non certo il solo… – per cui la Svizzera va male sono i giudici che, invece di applicare la legge, la strapazzano come più gli aggrada. In sostanza, questi giudici fanno i politicanti secondo le proprie preferenze.

In Ticino il Ministero pubblico è nell’occhio del ciclone per le ormai famose 5 bocciature (diciamo pure: stroncature) pronunciate dal Consiglio della Magistratura nei confronti di altrettanti procuratori pubblici, valutati incapaci. Si raccolgono i frutti del sistema di nomina dei magistrati. Essi vengono eletti dal Gran Consiglio in base all’etichetta partitica e secondo la logica del mercato delle vacche: tu dai una cadrega a me, io do una cadrega a te.

Non bisogna però credere che il Ticino costituisca una triste eccezione. A livello federale le cose vanno esattamente allo stesso modo.

Le leggi che non piacciono…

Non è raro che i giudici federali sabotino le leggi che “non piacciono” – in particolare quelle frutto di decisioni popolari sgradite alla casta  –  per emettere sentenze conformi alle proprie convinzioni politiche. Inutile dire che tali convinzioni sono quelle della casta spalancatrice di frontiere ed euroturbo. Ecco perché le espulsioni dei delinquenti stranieri, votate dal popolo e pertanto previste dalla Costituzione, non si eseguono. Ecco perché al diritto UE viene data la precedenza su quello svizzero. Tanto per citare due esempi.

I giudici che prendono decisioni politiche possono e devono essere chiamati a renderne conto. Questi legulei, usurpando il ruolo del legislatore, violano la separazione dei poteri. Che in Svizzera non è minacciata dal governo o dal parlamento. E’ minacciata dalla magistratura.

Caso clamoroso

Nel luglio del 2019 si è verificato un caso clamoroso. Il Tribunale federale (TF) ha deciso, con una maggioranza di 3 a 2, di trasmettere alla Francia i dati di 40mila (!) clienti francesi di UBS. Una pretesa che l’istanza precedente, ovvero il Tribunale amministrativo federale (TAF), aveva invece respinto all’unanimità. Anche al Gigi di Viganello è infatti chiaro che quella della Francia era una “fishing expedition”: ovvero, una richiesta a tappeto di dati di clienti bancari, che secondo il diritto svizzero non va assecondata. In effetti, in materia di segreto bancario, questo è l’unico punto su cui il parlamenticchio federale non ha calato le braghe. E, se l’unanimità dei giudici del TAF e due giudici su cinque del TF hanno deciso che la richiesta francese andava respinta, un qualche motivo ci sarà!

Precedente deleterio

La balorda sentenza della Corte di Losanna, presa a maggioranza risicata, costituisce un deleterio precedente. Provocherà grossi danni alla piazza finanziaria svizzera, già azzoppata dalle capitolazioni della partitocrazia sul segreto bancario. Il che vale soprattutto per il Ticino. Questi danni si tradurranno, è evidente, anche nella perdita di posti di lavoro e di entrate fiscali. Proprio adesso che siamo in periodo di crisi nera a seguito dello stramaledetto virus cinese.

Chi sono i tre responsabili dello scempio? Due giudici sono $inistrati, come c’era da aspettarsi. Ma il terzo è un giurista che venne a suo tempo eletto in quota Udc: tale Yves Donzallaz (simpatico come un cactus nelle mutande).

Ora, il 23 settembre l’Assemblea federale doveva rinnovare le nomine di tutti i giudici del Tribunale federale. Quindi, che l’Udc abbia preso le distanze dal “suo” magistrato e ne abbia perorato in Parlamento la non rielezione era più che scontato; era doveroso. Purtroppo, come sappiamo, l’iniziativa non è andata a buon fine: anche senza i voti del gruppo democentrista, Donzallaz è stato rieletto dal triciclo.

La palla al balzo

“Ovviamente”, davanti alla richiesta Udc di non confermare il “suo” leguleio, i soldatini della partitocrazia si sono subito messi a starnazzare come uno stormo di oche padovane all’ “ingerenza della politica nella giustizia”. Ossignùr! Addirittura i kompagnuzzi, nel nome della non-ingerenza della politica, pretendevano di rimandare politicamente il ninnovo del TF alla successiva sessione parlamentare (quindi a dicembre).

Punto primo: visto che a proporre i legulei del Tribunale federale sono i partiti, ci mancherebbe che, oltre alla rielezione, i partiti non potessero anche raccomandare la non-rielezione.

Punto secondo: dato che il mercato del bestiame in Magistratura (nomina in base all’appartenenza partitica) servirebbe a garantire la presenza di “sensibilità diverse” negli organi giudicanti, non si vede per quale motivo una forza politica dovrebbe accettare che una persona con la sua etichetta porti delle “sensibilità” che sono diametralmente opposte a quelle che promuove.

Punto terzo: come mai la partitocrazia, così sensibile alle ingerenze, non ha nulla da dire quando i giudici fanno i politicanti assumendosi un ruolo che non è il loro? Forse perché tali ingerenze avvengono, come scritto sopra, sempre e solo nel senso della partitocrazia spalancatrice di frontiere? Vuoi vedere che, se si trattasse di “invasioni di campo” di tipo sovranista, la posizione del triciclo sarebbe ben diversa? Ancora una volta, due pesi e due misure?

Morale della favola

Si prende atto che il triciclo PLR-PPD-P$$ (Verdi-anguria ovviamente inclusi), rielegge in carrozza quei giudici che rottamano la piazza finanziaria autorizzando perfino le fishing expedition esplicitamente vietate dal legislatore. Grazie, soldatini!

Lorenzo Quadri