I nodi vengono al pettine e così si scopre che i famigerati programmi Erasmus sono quello che sono, ossia dei bidoni. Non vi partecipa praticamente nessuno: solo l’1,45% degli studenti, per un totale di circa 2800 giovani sulle 185mila persone che studiano in Svizzera a livello terziario. Se poi si aggiungono i dottorandi, per i quali Erasmus non serve, la popolazione studentesca nazionale sale a oltre 220mila persone e, di conseguenza, la percentuale dei fruitori di Erasmus si riduce ancora di più. Lo ha detto alla RSI il portavoce del Segretariato di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione Martin Fischer.
Che poi Erasmus serva a qualcosa dal profilo formativo, oltre che ad andare a fare feste in qualche capitale europea, è ancora tutto da dimostrare. Per le materie scientifiche, il livello delle università UE è inferiore a quello degli atenei svizzeri. Quindi i programmi Erasmus in queste materie sono soldi buttati. E, in generale, serve a poco andare a fare scambi di studenti, pagati a caro prezzo dal contribuente, se poi, una volta terminata la formazione, non si trova lavoro per colpa della devastante libera circolazione delle persone. Perché se il mercato del lavoro ticinese è sommerso da manodopera frontaliera a basso costo, quale datore di lavoro pensate che guardi se il candidato ha svolto un programma Erasmus? Nessuno ovviamente.
Costi spropositati
Per il periodo 2014-2020, le Camere federali avevano approvato, per la partecipazione svizzera ad Erasmus, un credito di 186 milioni, ma di punto in bianco l’UE ha cambiato le carte in tavola ed è arrivata con una richiesta del doppio, ossia di 375. Perché, hanno senz’altro pensato gli eurofalliti, pur di dimostrarsi internazionali gli svizzerotti pagheranno qualsiasi cifra per programmi cui non partecipa quasi nessuno.
E’ chiaro che, con simili cifre, conviene molto di più finanziare direttamente gli studenti che vogliono trascorrere qualche semestre all’estero. Almeno si controlla anche che vadano davvero all’estero per studiare e non per festeggiare utilizzando i soldi pubblici. E tanti, in proporzione. Infatti all’anno si spendono (spendevano) per Erasmus sui 35 milioni di franchi all’anno ossia circa 12mila Fr per partecipante. Il che non sta in piedi.
Particolarmente significativa, poi, l’informazione data dal portavoce Fischer secondo cui non esisterebbe una statistica a livello nazionale sulla percentuale di studenti che partecipano ad Erasmus. Ma come: stiamo parlando di un programma per cui l’UE pretendeva quasi 400 milioni, e da parte di Berna non esiste nemmeno un monitoraggio statistico “come Dio comanda”? O vuoi vedere che, visto che si tratta di pretesa UE, il principio è quello di prendere tutto per buono in automatico, perché guai a non passare per sufficientemente aperti (come diceva il presidente Burkhalter nella sua indecente allocuzione del primo gennaio: “dobbiamo aprirci all’UE”?).
Panna montata
Tirando le somme, dunque, ci si accorge che Erasmus è un bidone. Le associazioni studentesche di $inistra che sono partite lancia in resta a montare la panna, in funzione ideologica ed internazionalista, su questa vicenda, nemmeno sapevano di cosa si stesse parlando. Quella studentessa d’Oltralpe che è andata a frignare sulla SSR dicendo che l’esclusione della Svizzera dai programmi Erasmus – cui peraltro il nostro Paese aderiva a pieno titolo solo dal 2011 – le ha stravolto la vita (uella), farebbe meglio ad andare a lavorare.
E ci si accorge pure, come detto più volte da queste colonne, che gli eurofalliti fanno la voce grossa dopo la votazione del 9 febbraio, ma non hanno mezzo di penalizzare la Svizzera senza tirarsi la zappa sui piedi.
Consiglio federale, vergogna!
Ma la palma per la prestazione peggiore va al Consiglio federale. Il quale, quando è giunta la notizia dell’esclusione del nostro Paese dai programmi Erasmus ad opera degli eurofalliti, ha taciuto il reale stato della situazione. Ha taciuto che la partecipazione della Svizzera ad Erasmus già ciurlava nel manico causa delle pretese finanziarie da rapina dell’UE ed ha taciuto che questi programmi sono un bidone. Perché? Facile: per far credere che il voto del 9 febbraio abbia conseguenze catastrofiche (?) e quindi preparare il terreno per un’attuazione dell’iniziativa “contro l’immigrazione di massa” ritardata ed annacquata oltre ogni dire. Ma se credono che la gente ci caschi…
Lorenzo Quadri