Ben cinque Procuratori pubblici uscenti vengono bocciati dal Consiglio della magistratura
Ohibò, questa sì che è una sorpresa: il Consiglio della magistratura ha deciso di bocciare ben 5 Procuratori pubblici (in totale sono 21) in vista del rinnovo delle cariche per il decennio (sic!) 2021-2030.
I 5 magistrati che hanno ricevuto un preavviso negativo alla rielezione sono Zaccaria Akbas, Marisa Alfier, Anna Fumagalli, Francesca Lanz e Margherita Lanzillo.
Non sono per ora note le motivazioni della bocciatura.
I nodi vengono al pettine
E i nodi evidentemente stanno nel sistema di elezione dei Procuratori pubblici, nominati dal Gran Consiglio solo in base all’etichetta partitica. Un vero e proprio mercato delle vacche: tu dai una cadrega a me, io do una cadrega a te. E, come sempre, la vittima degli inciuci partitocratici è l’efficienza e la qualità del servizio. Nel caso concreto, della magistratura inquirente.
Per inciuci partitocratici si intende, ça va sans dire, quelli del triciclo PLR-PPD-P$$. A Palazzo di Giustizia infatti la Lega è clamorosamente sottorappresentata, mentre imperversano liblab e kompagni.
A livello federale
Per carità, il caso ticinese non è certo un unicum. A livello federale, la nomina dei giudici segue esattamente le stesse logiche: appartenenza partitica, mercato del bestiame. I risultati si vedono. Sempre più giudici federali sono lì a fare i politicanti. Ovvero emettono sentenze politiche (ad esempio, contro l’espulsione di delinquenti stranieri). Esiste quindi un problema, grave, di separazione dei poteri. Con magistrati-galoppini di partito che travalicano il proprio ruolo per usurpare quello del legislatore. Il problema esiste sia in Svizzera che in Ticino. Non siamo ancora – e ci mancherebbe altro – alle “toghe rosse” del Belpaese, dove la Magistratura è il braccio armato di una parte politica. Ma la direzione è la stessa. Del resto, la politicizzazione della giustizia ticinese è emersa benissimo, ad esempio, nelle arrampicate sui vetri per minimizzare le responsabilità della passatrice ex deputata P$.
Un po’ facile
E’ quindi evidente che a Palazzo di giustizia c’è soprattutto un problema di qualità. Sicché, è inutile che i soldatini del triciclo montino la panna sul potenziamento del Ministero pubblico, approfittandone (ovviamente) per spalare palta sul direttore leghista del Dipartimento delle Istituzioni.
Un po’ facile nominare galoppini ed immanicati, solo perché del partito giusto, e poi pretendere di potenziare l’organico a spese del contribuente per rimediare alle lacune dei prescelti.
Ul bel vedé…
Vedremo adesso come reagirà la partitocrazia parlamentare ai preavvisi negativi del Consiglio della magistratura nei confronti di 5 PP uscenti. Si sa che i pareri della commissione di esperti, chiamata a valutare le nuove candidature, sono delle semplici foglie di fico. In genere i candidati risultano tutti idonei, chissà come mai. Per delirio d’ipotesi, uno viene giudicato non idoneo? Nessun problema: se appartiene al partito giusto, viene nominato lo stesso (già successo).
Con i PP uscenti succederà qualcosa di diverso, oppure si andrà avanti “come se niente fudesse” perché l’unica cosa che conta è la spartizione delle cadreghe statali?
Lorenzo Quadri