Ma la politica svizzera non l’ha ancora capito (o finge di non capire)

 

A Berna si torna a parlare dell’arrivo spropositato in Svizzera di finti rifugiati eritrei. E naturalmente si pensa subito di intervenire tramite saccheggio delle tasche del contribuente. La Confederazione intende infatti verificare se ci siano le basi per rilanciare dei programmi di aiuti allo sviluppo all’Eritrea.  Aiuti che sarebbero mirati, secondo il Consiglio federale, alla realizzazione di progetti pilota volti a migliorare le prospettive nel Paese per i giovani.

I finti rifugiati eritrei, infatti, sono tutti giovani uomini soli (altro che famiglie) che non scappano da alcuna guerra.

Sperperando in Eritrea i soldi del contribuente, i grandi statisti bernesi si immaginano che meno migranti economici partiranno da quel paese alla volta della Svizzera. Ed infatti gli eritrei sono la nazionalità  più rappresentata tra i clandestini che varcano i nostri confini (altro che siriani).

Bidone politikamente korretto

Riprendere il versamento di aiuti allo sviluppo pensando di poter in questo modo frenare l’invasione di finti rifugiati suona molto politikamente korretto. Ma si tratta di un bidone.

In effetti l’attuale caos asilo si verifica malgrado negli ultimi 50 anni a livello globale siano stati versati aiuti allo sviluppo per qualcosa come 5000 miliardi di dollari. Ciò significa che, sul fronte dell’asilo, queste somme stratosferiche non sono servite assolutamente ad un tubo.

Non c’è rapporto

Come riporta la Basler Zeitung in un recente articolo, studi effettuati su 239 paesi in via di sviluppo hanno dimostrato che non c’è alcun rapporto tra i sussidi piovuti dall’estero e la crescita economica. Gli aiuti in questione vanno ad alimentare una burocrazia inefficiente e corrotta, senza stimolare l’iniziativa individuale. Ancora meno, dunque, permettono di prevenire le ondate di immigrazione clandestina verso l’Europa convincendo gli aspiranti asilanti a non lasciare il loro paese.

Ulteriore spreco

Pensare quindi che tornando a spedire milioni ad Asmara si avranno meno migranti economici eritrei, è semplicemente un’illusione. Con una simile operazione si otterrebbe un unico risultato: l’ulteriore spreco di soldi pubblici, e questo proprio quando la spesa per l’asilo è andata completamente fuori controllo (grazie, spalancatori di frontiere!).

E’ inoltre opportuno ricordare che il consigliere del presidente eritreo, in visita in Svizzera, ha dichiarato che i suoi connazionali che vengono da noi a fare i finti rifugiati sono giovani ben formati, su cui lo Stato ha investito, e che in Eritrea le opportunità di lavoro ci sono. Quindi non c’è alcun motivo per spedire milioni del contribuente in aiuti che sono perfettamente inutili dal profilo migratorio e che non sono neppure richiesti. Certamente bisogna far sì che i finti rifugiati eritrei rientrino in patria – del resto abbiamo visto che quelli che rimangono da noi vanno tutti in assistenza, e nümm a pagum –; ma che questo debba avvenire tramite l’ennesimo saccheggio, diretto o indiretto, delle tasche degli svizzerotti, è l’ennesima fanfaluca.

La priorità

La nostra priorità deve semmai essere quella di potenziare i controlli sul confine e renderci meno attrattivi per i migranti economici (altro che avvocati gratis e nuovi centri d’accoglienza). Troppi asilanti arrivano in Europa imbevuti di illusioni e pretese. Spesso e volentieri, come ben sanno nel Belpaese, la prima richiesta dei giovanotti con lo smartphone è quella di vestiti firmati e scarpe di marca, e se non ottengono quello che vogliono strillano al razzismo.

Burkhaltèèèr persevera

Ancora in un recente incontro con il ministro degli esteri malese il Consigliere federale PLR Didier Burkhaltèèèèr (quello che vuole la ripresa automatica del diritto UE in Svizzera) ha sottolineato l’importanza di continuare a sussidiare il Mali anche in prospettiva delle ondate migratorie. La politica continua dunque a vendere la fola che esista un nesso tra aiuti allo sviluppo sempre più pompati e la  limitazione delle migrazioni di popoli dall’Africa verso l’Europa. Ma questo nesso non esiste affatto. A testimoniarlo non c’è solo l’evidenza della realtà ma anche apposite indagini.  Semplicemente, il caos asilo viene usato come pretesto per mandare sempre più soldi all’estero; perché non sia mai che la Svizzera non faccia la propria parte in queste operazioni, e poi in patria si fa tirare la cinghia agli svizzerotti con la scusa che non ci sono soldi.

Le mucche da mungere

In questi giorni si parla molto delle ex regie federali, leggi la Posta, che fanno centinaia di migliaia di utili ogni anno, eppure smantellano il servizio pubblico e tagliano impieghi, per aumentare sempre più la propria redditività. Chi ci guadagna da questa redditività conseguita sulla pelle della gente? Chi ha un interesse immediato a che si prosegua su questa strada? La proprietaria dell’azienda, ovvero la Confederazione. Infatti in questo modo si trova  a disposizione centinaia di milioni da impiegare per i finti rifugiati e per gli aiuti all’estero.

Lorenzo Quadri