Consiglio federale allo sbando: finanziare chi assume finti rifugiati? Col piffero!

 

Da Berna è arrivato l’ennesimo schiaffone agli svizzeri senza lavoro, ticinesi “in primis”

Ma bene, i camerieri dell’UE in Consiglio federale continuano con le prodezze. Sicché diventa ora effettiva la geniale pensata dei megasussidi per favorire l’assunzione di finti rifugiati.

Quasi il 90% degli asilanti presenti in Svizzera – in altre parole: praticamente tutti – sono infatti a carico dell’assistenza. Questo vale, con piccole variazioni, per la totalità delle etnie. A cominciare da quella più rappresentata: gli eritrei. I quali sono tutti finti rifugiati. Ed infatti tornano in vacanza nel paese d’origine perché “lì è più bello”. Lampante dimostrazione che al paese d’origine non sono affatto in pericolo.

E allora qual è la bella pensata del governicchio federale? Foraggiare in grande stile chi assume finti rifugiati. Ben 12mila franchetti pubblici all’anno per 300 casi, per un totale di 11.4 milioni di Fr. Le assunzioni più sussidiate del sistema solare, ed a beneficiarne sono degli asilanti. Questo il progetto pilota (?) presentato nei giorni scorsi dal Consiglio federale.

A questo punto, alcune considerazioni “nascono spontanee”.

Cinque punti

Punto primo: sull’idoneità lavorativa degli asilanti sussiste più di un dubbio. Questi giovanotti africani con lo smartphone, oltre a non essere integrati, non sono nemmeno integrabili. Previsione del Mago Otelma: le assunzioni “a peso d’oro” andranno in palta nel giro di breve di tempo. I soldi spesi a tale scopo risulteranno spesi per niente.

Punto secondo:nel rispetto della decenza, del buonsenso, ma anche della Costituzione, deve valere la preferenza indigena: prima i nostri! Visto che i posti di lavoro non si moltiplicano come i pani ed i pesci del racconto biblico, l’assunzione di finti rifugiati va a scapito di quella di altri senza lavoro. In particolare di cittadini svizzeri lasciati a casa per assumere stranieri a basso costo. Si parla di sostituzione. E questa sostituzione dovrebbe ora venire finanziata con soldi pubblici? Ma anche no!

Punto terzo. E’ inaccettabile che quasi il 90% dei finti rifugiati sia in assistenza, e questo è evidente. Ma ciò non vuole affatto dire che costoro debbano lavorare al posto degli svizzeri e con soldi pubblici! Vuole invece dire che bisogna procedere con i rimpatri. Ovvero: i migranti economici in assistenza vanno rimandati a casa loro. La Svizzera, grazie alla casta spalancatrice di frontiere, è diventata il paese del Bengodi per tutti, tranne che per gli svizzeri (i quali però sono costretti a finanziare il Bengodi degli altri). Il deleterio andazzo deve finire. Anche perché è fondamentale ridurre l’attrattività del nostro paese per i migranti economici. Ma i consiglieri federali PLR Keller Sutter (KKS) ed Ignazio KrankenCassis, invece di rendere efficienti i rimpatri, si preoccupano di far lavorare i finti rifugiati a spese nostre. Sono le assunzioni degli svizzeri senza lavoro, giovani e meno giovani, che l’ente pubblico deve promuovere; non quelle degli asilanti!

Punto quarto. Gli 11.4 milioni sono il budget del progetto pilota. La stessa denominazione di “progetto pilota” è una presa per i fondelli. Anche il Gigi di Viganello ha capito che al progetto pilota farà seguito il solito studio FARLOCCO dal quale emergerà che l’iniziativa è una figata pazzesca, e quindi bisogna continuare e generalizzare. Quindi: quante centinaia di milioni di franchetti intendono farci spendere i politicanti del Consiglio federale per (tentare di) far lavorare i finti rifugiati a scapito dei cittadini svizzeri?

Punto quinto. E’ chiaro come il sole che, con il pretesto “populista” degli asilanti che devono lavorare invece di essere a carico dell’assistenza, si vuole semplicemente fare in modo che i migranti economici restino in Svizzera; quando invece bisogna rimandarli al natìo paesello. Ma, ancora una volta, la partitocrazia rifiuta di fare i compiti. A partire dai suoi esponenti nel governicchio federale. Perché, secondo la casta multikulti, “devono entrare e devono restare tutti”. A spese, naturalmente, degli svizzerotti “chiusi e gretti”.

Lorenzo Quadri