Armi: l’ambasciatore svizzero denigra il proprio Paese; il “medico italiano” tace
La partitocrazia proprio non si rassegna ed insiste con i tentativi di rottamare la neutralità. La maggioranza della Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale (CPS-N) ha infatti stabilito che 25 carri armati Leopard 2 possono essere rivenduti alla Germania. La decisione ovviamente andrà avallata dal plenum parlamentare.
Il tema, lo si sarà capito, è la riesportazione verso l’Ucraina di armi che paesi terzi hanno acquistato dalla Confederella. La riesportazione di materiale bellico è vietata dalla legge svizzera. Ma i balivi di UE, USA e NATO se ne impipano delle nostre regole: le considerano carta straccia. Quindi continuano a ricattare Berna affinché autorizzi la riesportazione. O violando la legge, o modificandola secondo i loro diktat.
C’è chi vorrebbe aggirare il divieto tramite un escamotage. Questo: la Germania passa armamenti all’Ucraina e poi li ricompra dalla Svizzera. E’ quel che dovrebbe accadere con i Leopard, secondo la maggioranza della CPS-N. Anche se ad andare direttamente a Kiev non è materiale bellico svizzero, il raggiro è evidente. Così come lo è la violazione della neutralità che esso implica.
Tattica del salame
L’obiettivo di questi giochetti, in effetti degli autentici imbrogli – ed anche piuttosto puerili – è manifesto: accontentare USA e dintorni. La “ministra della difesa” uregiatta Viola Amherd (Viola chi?) vuole infatti strusciarsi alla NATO. Per preparare il terreno, il suo partito si è prodotto in varie dichiarazioni a sostegno della riesportazione di armi. Dietro la Viola ci sta il comandante dell’esercito Thomas Süssli: quello che voleva l’imam militare e l’apertura all’arruolamento di stranieri (i quali, ovviamente, potrebbero poi scalare le gerarchie dell’esercito). I due soggetti tentano ora di convincere il popolazzo che per l’armata svizzera siano necessarie (?) esercitazioni congiunte con la NATO. Sono quindi andati a proporle al segretario della medesima, il balivo Jens Stoltenberg, ottenendo la risposta prevedibile: senza riesportazione delle armi, non se ne parla proprio. Il gioco è evidente: si tratta di convincere l’opinione pubblica che la riesportazione – e quindi la violazione della neutralità – sarebbe nell’interesse della sicurezza della Svizzera. Come no! E gli asini volano!
I primi tentativi parlamentari di dare il via libera alla riesportazione sono però falliti. E quindi adesso si passa alla tattica del salame. Si comincia con lo sdoganare le compravendite “circolari” sopra descritte: la Germania manda i carri armati a Kiev e poi li ricompra dalla Svizzera.
Invece di andare a caccia di scuse per accontentare i balivi di USA, UE e NATO cedendo i propri armamenti, la Confederella dovrebbe semmai pensare ad equipaggiare l’esercito svizzero in modo decente!
Il (poco) diplomatico
In questo contesto arrivano le sbroccate, assai poco diplomatiche, di tale Claude Wild (Claude chi?) ex ambasciatore di Svizzera a Kiev. Costui ha avuto la brillante idea di mettersi ad inveire sui media contro la neutralità elvetica. Il Wild blatera di “feticismo della neutralità” ed offende gli svizzeri tacciandoli di potenziali “utili idioti dell’invasore”. L’ambasciatore sembra quasi voler accreditare la ridicola tesi che consentire la riesportazione del materiale bellico svizzero metterebbe fine alla guerra in Ucraina. Ossignùr!
Piaccia o non piaccia al galoppino Wild, la neutralità è un principio fondante della Svizzera. E’ scandaloso che un ambasciatore si permetta di squalificarla e di ridicolizzarla come “feticismo”, paragonandola ad una perversione sessuale. E che tratti da “utili idioti di Putin” coloro che alla neutralità ci credono. Al contrario di lui.
Ne abbiamo piene le scuffie di questi burocrati, strapagati con i nostri soldi per difendere gli interessi del nostro Paese, che invece fanno proprio il contrario, e sputano nel piatto dove mangiano. Il Wild va rimesso al suo posto. Meglio ancora, va lasciato a casa direttamente. E’ poi inaccettabile che il suo superiore, ovvero il “medico italiano” del PLR, non abbia nulla da dire! Un suo alto funzionario denigra la Svizzera, ma al ministro degli esteri (ex) doppiopassaporto sta bene così. Magari se Wild avesse parlato male dell’Italia ci sarebbe stata una reazione. Grazie PLR per queste luminose figure di grandi statisti!
Prodezze liblab
A proposito di statisti PLR: il governicchio federale trova miliardi a centinaia per il Credit Suisse, però agli svizzerotti impone di tirare la cinghia. La (neo) ministra delle finanze Karin Keller Sutter (Ka-Ka-eS) ha infatti annunciato un piano di risparmio di due miliardi di franchetti. Ci andranno di mezzo i fondi AVS, la disoccupazione, i Cantoni e l’infrastruttura ferroviaria. In altre parole: i risparmi toccano gli svizzeri, o quanto meno i residenti. E sul settore dell’asilo e sui regali all’estero, quando si taglia?
Due miliardi di risparmi sul groppone degli svizzeri, ma ci sono gruppi politici (a $inistra) che vorrebbero regalare 5 miliardi all’Ucraina?
Qui qualcuno non ha capito da che parte sorge il sole.
E non dimentichiamo che i giovani PLR hanno pure lanciato un’iniziativa popolare per alzare l’età dell’AVS a 67 anni, su cui i cittadini saranno chiamati a votare.
Grazie, ex partitone! Sempre meglio!
Lorenzo Quadri