Politichette $inistrate da rottamare: la Svizzera ha bisogno di un esercito credibile

Ohibò, adesso anche la Commissione della politica di sicurezza del Consiglio degli Stati, dopo quella del Nazionale, ritiene che la Svizzera debba investire di più nella difesa. E lo crediamo bene: la partitocrazia ($inistra in primis, con il solito “centro” PLR-PPD sempre accodato) e la stampa di regime hanno passato decenni a recitare il mantra della “guerra convenzionale impossibile in Europa”. Questo con il preciso obiettivo di smantellare progressivamente l’esercito svizzero. Il brusco risveglio è arrivato con l’invasione russa dell’Ucraina.

Inutile dire che i due partiti fotocopia P$ e Verdi-anguria non hanno avuto nemmeno la decenza di ammettere di aver toppato completamente nel proprio accanimento ideologico contro il militare. Al contrario. Costoro addirittura insistono nel voler portare avanti l’iniziativa farlocca (irricevibile) che vuole sabotare l’acquisto dei nuovi aerei di combattimento approvato dal popolo. Ricordarsene alle prossime elezioni!

Trump aveva ragione

Fatto sta che attualmente la spesa militare elvetica costituisce lo 0.67% del PIL. L’intenzione è quella di portarla all’1%. Significherebbe passare da 5 a 7 miliardi di franchi all’anno. Si concretizzasse, sarebbe una buona notizia anche per il Ticino. Infatti l’esercito porta lavoro e ricadute economiche in loco (spesso nelle regioni periferiche): in questo sfigatissimo Cantone, ne abbiamo bisogno come del pane.

La NATO per i suoi Paesi membri prevede una spesa militare del 2% del PIL. Ma molti Stati in Europa non hanno fatto i compiti. A partire proprio dalla Germania, dove la Ursula von der Divano è stata una disastrosa ministra della Difesa (del resto, se costei occupa cadreghe politiche, è solo in quanto amichetta dell’Anghela Merkel). L’ex presidente USA Donald Trump si era pubblicamente lamentato per questa negligenza. E adesso si scopre che il vituperato populista aveva ragione!

“Sconfitto in pochi giorni”

Su una recente edizione della SonntagsZeitung Albert Stahel, professore di strategia militare all’Università di Zurigo, ha dichiarato che l’esercito svizzero è obsoleto e, in caso di guerra, verrebbe sconfitto in pochi giorni. Molti dei mezzi in sua dotazione sono vetusti: negli altri paesi vengono esposti nei musei militari. Anche l’organico delle nostre forze armate è stato costantemente ridotto. Con la riforma Esercito 95, il numero degli effettivi è sceso a 400mila. Con quella successiva (esercito XXI) è passato a 220mila.  Attualmente l’esercito svizzero può contare su solo 140mila militi attivi e 77mila riservisti.

Ci vuole un bel coraggio per sostenere che, in prospettiva dei futuri equilibri geopolitici (uella), non serve una svolta sostanziale!

Neutralità armata

E’ magari il caso di ricordare che la neutralità armata è un caposaldo della Svizzera. La partitocrazia, $inistra in primis, nel corso degli anni ha picconato sia l’armamento che la neutralità. Per quest’ultima, la catastrofe finale è arrivata con l’allucinante ed irresponsabile teatrino a scopo di autopromozione del “medico italiano” (cit. Corriere della Sera) del PLR in Piazza federale alla manifestazione pro-Ucraina.

Visto che i deliri della casta internazionalista e xenofila non finiscono mai, ci sono addirittura dei politicanti che auspicherebbero l’adesione della Svizzera alla NATO: alla faccia della neutralità! Ma come si fa a proferire simili bestialità?

Svendere la RUAG?

La Svizzera, un quanto paese neutrale, deve essere in grado di provvedere alla propria difesa. E adesso che in Europa è tornata la guerra convenzionale, cosa pensa “bene” di fare il governicchio federale? Ma di andare avanti “come se niente fudesse” con la vendita all’estero della RUAG Ammotec, ovvero l’azienda di proprietà della Confederella che produce munizioni!

E naturalmente i camerieri bernesi di Bruxelles non ne vogliono sapere di fare retromarcia da un tale insano proposito. Altro che autonomia nazionale nella difesa. Ma si può essere più cocomeri di così?

Sicurezza alimentare

Non lo scopriamo oggi: la guerra in Ucraina pone un problema di approvvigionamento anche per quel che riguarda i generi alimentari. Non a caso l’Ucraina è chiamata “il granaio d’Europa”. La bandiera nazionale gialla e blu sta a simboleggiare il grano ed il cielo.

Ebbene, la Svizzera sotto il profilo dell’autonomia alimentare non è messa benissimo. Il grado di auto-approvvigionamento è appena del 57%. Ovvero, con le proprie risorse il nostro Paese potrebbe nutrire solo poco più della metà della popolazione residente. Per questo possiamo ringraziare, ancora una volta, le politiche $inistrate della partitocrazia.

L’immigrazione scriteriata ha fatto aumentare gli abitanti della Svizzera – e quindi le “bocche da sfamare” – in modo esponenziale: da 6.7 milioni nel 1990 a 8.7 milioni nel 2021. E adesso la casta vuole creare un nuovo Cantone di profughi ucraini (si prevedono 350mila arrivi). Mentre le eco-fetecchiate ideologiche hanno ridotto la capacità produttiva dell’agricoltura elvetica. E’ quindi ovvio che bisogna dare un taglio sia all’una che alle altre. Sveglia! Non c’è più trippa per gatti. Proprio in senso letterale!

Lorenzo Quadri