Come volevasi dimostrare: l’accordo con la Penisola è una ciofeca

Il negoziatore italiano vuole fare melina per non alzare le imposte dei frontalieri ed è convinto, probabilmente non a torto, che la catastrofica ministra del 5% sia pronta ancora una volta a calare le braghe, buttando nel water gli interessi del Ticino

Ma guarda un po’: ancora una volta la Lega aveva ragione. L’accordo fiscale con l’Italia è proprio una ciofeca. La catastrofica ministra del 5%, come noto, ha svenduto la piazza finanziaria ticinese senza contropartita. Il segreto bancario è stato scassinato, tuttavia sull’accesso delle banche svizzere al mercato italiano ci sono solo cortine fumogene. Che poi i clienti italiani, come vaneggia qualcuno, manterranno i loro soldi in Svizzera comunque, dopo aver visto gettare nel water la propria privacy, è ancora tutto da vedere. Il premier italiano Renzi, quello che si fa i selfie, il 23 febbraio dopo la sigla dell’accordo-ciofeca ha twittato:  “l’accordo ci è costato un euro ma porterĂ  miliardi”. Ulteriore conferma, se caso ci fosse ancora bisogno, che il segreto bancario svizzero è stato svenduto in cambio di nulla. E che i capitali italiani non continueranno ad essere gestiti sulla nostra piazza. Meno fondi da gestire uguale meno posti di lavoro: l’equazione è semplicissima.

Illusioni italiche

 Ma anche i vicini a sud sbagliano se si illudono di poter contare su rientri miliardari. Non c’è alcun motivo per cui gli italiani dovrebbero fidarsi a riportare in patria i propri soldi. I capitali partiranno semmai verso piazze finanziarie dove a decidere sono governi i quali, contrariamente agli svizzerotti, non calano le braghe così facilmente.

La ministra del 5% Widmer Schlumpf ed il suo tirapiedi De Watteville non sono, quindi, nemmeno riusciti a contrattualizzare il segreto bancario con l’accesso ai mercati della Penisola. E l’uscita della Svizzera dalle liste nere rimane rinviata ad un indefinito futuro e a fantasiose road map.

Fallimento totale

Dal punto di vista della fiscalità dei frontalieri, poi, il fallimento è totale. L’ipocrisia della controparte italiana è fin troppo evidente. Allo Stato italiano le entrate fiscali servono come il pane, però non si vogliono aumentare le imposte ai frontalieri. Eh certo: il bacino elettorale dei frontalieri è prezioso. Molto più delle entrate fiscali. E allora si continua a mantenere privilegi fiscali che gridano vendetta: stupisce che il popolo italiano non si sollevi.

Nessun guadagno

Il Ticino ha un evidente interesse nell’ottenere un miglioramento del gettito fiscale pagato dai frontalieri. Ma con l’accordo sottoscritto il 23 febbraio il nostro cantone non ci  guadagna niente.

 Al nostro Cantone sarebbe destinato al massimo il 70% delle imposte alla fonte di frontalieri, ciò che si traduce in una dozzina di milioni in piĂą, spalmati tra Cantone, Comuni e Confederazione (oggi incassiamo ca 100 mio di imposte alla fonte dei frontalieri).

 Ovviamente ad un tasso inferiore al 70% corrisponde un’ulteriore riduzione del giĂ  risicatissimo guadagno. Non solo: l’Italia come noto pretende di cancellare la decisione del Gran Consiglio di portare al 100% il moltiplicatore comunale d’imposta per i frontalieri. Ecco quindi che invece di guadagnarci, grazie agli accordi-ciofeca della catastrofica ministra del 5%, il Ticino finirĂ  per perderci.

Il PLR e la Xerox

Naturalmente la Consigliera di Stato del PLR è entusiasta del trattato da cui il Ticino non guadagna nulla. Invece di trattenere piĂą imposte dei frontalieri, si preferisce mettere le mani nelle tasche dei cittadini, in stile tassa e spendi (ma non si può dirlo perchĂ© è  “fascismo”).

Dopo un paio di settimane, con la solita coerenza, ecco che scende in campo il presidente dell’ex partitone Rocco Cattaneo, che impallina l’accordo della ministra del 5%, quello per cui la sua Consigliera di Stato gongola, ripetendo gli argomenti presentati da varie settimane sul Mattino fascista.

 Ancora una volta l’ex partitone prima denigra le posizioni della Lega e poi le copia. O vuoi vedere che anche Cattaneo è un po’ “fascista”?

“No limits” alla tolla

A dimostrazione che nelle trattative con l’Italia gli interessi del Ticino sono stati completamente scaricati, l’ultima presa di posizione del negoziatore italiano Veri Ceriani, il quale ha annunciato che l’avvicinamento della fiscalità dei frontalieri ad aliquote italiane avrà tempi lunghi, almeno dieci anni!

Chiare le intenzioni: la tiriamo in lungo e poi, una volta ottenuto dagli svizzerotti (che tanto sono fessi e non si accorgono di niente) quel che interessa a noi, “passata la festa, gabbato lo santo”.  Il negoziatore ha pure affermato che intende trovare, presso il Consiglio federale, spazio di manovra per ulteriori concessioni ai frontalieri. Che tolla! Ma la richiesta si spiega facilmente: gli italiani si sono accorti, e non serviva certo la sfera di cristallo, che il Consiglio federale cala le braghe.

E come la mettiamo con la bislacca pretesa italiana di sottoscrivere accordi che poi decadono in caso di applicazione della volontà popolare espressa il 9 febbraio dell’anno scorso? Ma stiamo scherzando? Nessun paese al mondo, a parte la Svizzera, permetterebbe ad altri di calpestare in questo la sua sovranità!

Lorenzo Quadri