Naturalizzazioni facili: il governo vodese esorta gli stranieri ad approffitarne!

Gli scandalosi inviti a far fessi gli svizzerotti

 

Ma guarda un po’! Ad inizio 2018 entrerà in vigore un giro di vite in materia di naturalizzazioni. Si tratta di un giro di vite modesto, sia chiaro. Le misure che potrebbero veramente cambiare qualcosa, vedi ad esempio l’iniziativa d’attuazione per l’espulsione dei delinquenti stranieri, non passano. Vengono affossate, a suon di denigrazioni e ricatti, dai moralisti a senso unico, dall’élite spalancatrice di frontiere, dalla partitocrazia e dalla stampa di regime.

Si naturalizzano pure gli jihadisti

Ma anche un modesto giro di vite in materia di naturalizzazioni è sempre meglio che un calcio nelle gengive. Perché le naturalizzazioni facili, ovvero a beneficio di persone non integrate, sono una realtà. Altro che fantasie populiste e razziste. Lo dimostra la notizia recente sui jihadisti partiti dalla Svizzera. Che sono stati 76. Di questi, 46 erano svizzeri; evidentemente “di carta”. Ciò significa che, in quanto cittadini elvetici, costoro un domani potrebbero tornare da noi. Infatti a Berna la partitocrazia del multikulti ha stabilito che non si può – sa po’ mia! – ritirare la cittadinanza elvetica ai terroristi partiti per la Jihad. Del resto, almeno loro sono partiti. Quanti altri loro “colleghi”, dal passaporto rosso ancora fresco di stampa (o senza passaporto rosso) si trovano ancora in Svizzera? Magari (colmo dei colmi: ma si sa che questo è il paese del Bengodi) mantenuti dal contribuente?

Modesto giro di vite

In concreto, le nuove disposizioni in vigore da inizio 2018 sulle naturalizzazioni prevedono alcune modifiche in senso restrittivo (bisognerà essere titolari di un permesso C, conoscere una lingua nazionale non solo oralmente ma anche per iscritto, e ci sarà qualche paletto in più per quel che riguarda la dipendenza da aiuti sociali). D’altra parte, la durata minima del soggiorno in Svizzera passerà dagli attuali 12 a 10 anni. Sicché non si può certo parlare di limitazioni epocali: lo fossero state, non sarebbero certo passate alla chetichella.

I vodesi sbroccano

Eppure qualcuno ha sbroccato a posteriori. Si tratta dal Consiglio di Stato vodese. Il governo cantonale se ne è uscito con un’iniziativa vergognosa. Ha infatti lanciato un vero e proprio appello agli aspiranti svizzeri: presentate subito la domanda, onde non dover poi ricadere sotto la “nuova” legislazione più rigorosa. In sostanza si invita ad aggirare la  nuova legge. Un vero scandalo. Ma naturalmente è passato inosservato. E’ chiaro: gli organi d’informazione, soldatini dei moralisti a senso unico e degli spalancatori di frontiere, non hanno alcunché da eccepire. Sabotare qualsiasi restrizione alle naturalizzazioni facili, all’immigrazione scriteriata, al multikulti, è un (loro)  “dovere morale” (uella). Se invece di istigare ad approfittare delle naturalizzazioni facili finché si può, un Consiglio di Stato di un qualsiasi Cantone, magari a Sud delle Alpi, avesse invitato, ad esempio, a chiudere le frontiere, non osiamo immaginare quanto si sarebbe sentito starnazzare.

Peculiarità di $inistra

Del resto il governo vodese è di $inistra, e la $inistra da sempre predica le naturalizzazioni facili. Da un lato perché è una sua ossessione svilire e rottamare qualsiasi peculiarità svizzera, in prima linea proprio il passaporto. Dall’altro perché si illude di poter rimpolpare con i naturalizzati le proprie sempre più sparute fila. Una tattica, questa, che può attecchire solo tra i naturalizzati di comodo. E così infatti accade. Ben lo dimostra il livello di taluni politicanti P$$ (anche in Ticino)  chiaramente esponenti di tale categoria:  neo cittadini elvetici che odiano la Svizzera e gli svizzeri, e che entrano in politica solo per poter disporre di un amplificatore per dare libero sfogo al proprio astio. Chi, invece, si naturalizza perché crede nel nostro Paese, e in quelle specificità che l’hanno reso un modello per molti, si guarda bene dal dare il proprio sostegno a chi lo vuole rottamare.

Iniziativa vergognosa

Ora, gli appelli del governo vodese che invita gli stranieri ad usufruire delle naturalizzazioni facili per fare fessi gli svizzerotti prima che le naturalizzazioni diventino un po’ meno facili, non sono solo un affare interno. Chi si naturalizza nel Canton Vaud è svizzero a tutti gli effetti. E, naturalmente, in tutti i Cantoni. Lo straniero integrato e meritevole non avrà problemi a naturalizzarsi;  anche dopo il primo gennaio 2018. Invitare a sfruttare il regime attuale significa incitare persone non integrate, o a carico dello Stato sociale, a farsi svizzere. Ben sapendo che, con le nuove norme, verrebbero bocciate. Che un Consiglio di Stato prenda simili iniziative è, come detto, una vergogna. Ma per i moralisti a senso unico va tutto bene: il passaporto rosso deve essere dato a cani e porci, di modo che averlo o non averlo non faccia più alcuna differenza. Per cui, citus mutus.

Un paio di punti

In campo di naturalizzazioni rimangono comunque sul tappeto due temi importanti. Il primo è quello dei candidati a carico dello Stato sociale. A questo proposito, la soluzione da adottare non sono i cincischiamenti federali, bensì la norma costituzionale introdotta nel Canton Berna: chi è a carico dello Stato sociale non può venire naturalizzato. Da notare che questa modifica, conseguenza di un’iniziativa popolare presentata e vinta dai giovani Udc, ha ottenuto – naturalmente sotto una slavina di indignate proteste dei kompagnuzzi – la garanzia federale nel maggio 2015, assieme al divieto di burqa ticinese.

Il secondo tema è quello del doppio passaporto. Che non deve più essere ammesso. Le invocate “ragioni affettive” per mantenere la cittadinanza d’origine sono, in genere, ragioni di ordine molto pratico. Si vuole avere la possibilità di estrarre ora l’uno ora l’altro documento a seconda della convenienza contingente. Ma non è accettabile che un naturalizzato sia avvantaggiato rispetto ad uno svizzero di nascita.

Non c’è fretta

Ultima questione: non c’è alcuna fretta di naturalizzare. Visto che in taluni comuni c’è chi – solita parte politica – si agita istericamente perché l’evasione delle richieste di attinenza comunale prenderebbe troppo tempo rispetto ai gusti dei naturalizzatori seriali, osserviamo due semplici cosette:

  1. Naturalizzare non è certo una priorità dell’ente pubblico;
  2. Vista l’importanza dell’atto politico della concessione della cittadinanza elvetica, questa scelta va adeguatamente ponderata. Se c’è motivo di ritenere che il richiedente non sia integrato – anche nel tessuto socioeconomico – non si naturalizza. Quindi è giusto che chi deve decidere si prenda anche il tempo necessario. La scelta di concedere il passaporto rosso è irrevocabile. Altro che “far passare tutti” sotto la pressione del ricatto morale!

Lorenzo Quadri