Parlare di sgravi fiscali quando i conti pubblici sono in rosso sembra un’eresia. Perché qualcuno è riuscito a farlo credere. Ma così non è.
Nel nostro Cantone, le aliquote fiscali sono estremamente sociali; i redditi modesti godono, a ragione, di aliquote basse. Le deduzioni per figli sono generose. Più il reddito sale più però la curva del prelievo fiscale si impenna. Nel caso di persone sole, ossia di aliquote B, che sono comunque la metà dei contribuenti, la situazione si fa particolarmente critica. Perché, oltre che con una crescita “a cremagliera” delle aliquote, questi contribuenti devono spesso fare i conti con l’impossibilità di dedurre alcunché. Inoltre, se cadono nel bisogno, non possono contare su una rete familiare di sostegno.
Il vero pericolo
Se in Ticino quasi un quarto dei potenziali contribuenti è esente da imposta, per contro il 2% versa il 27% del gettito di pertinenza delle persone fisiche. Una situazione che deve fare riflettere. In effetti, se in un confronto fiscale intercantonale il Ticino diventa sempre meno competitivo, questi contribuenti – molto interessanti e pertanto ambiti – potrebbero emigrare in altri lidi più accoglienti. Per “disgrazia” spesso questi contribuenti sono anche molto mobili, disponendo di varie residenze. La stessa SUPSI, che non risulta essere un covo di leghisti, ha messo questo scenario nero su bianco e senza tanti giri di parole: se non si tiene in considerazione, e quindi non si previene, l’esito di buoni contribuenti, bisogna attendersi “conseguenze devastanti sulle entrate” cantonali.
E’ questo il pericolo cui andiamo incontro. Un pericolo reale. Per contro, lo spauracchio dello svuotamento delle casse pubbliche a seguito degli sgravi è un semplice fantasma.
Gli ultimi sgravi effettuati nel nostro Cantone risalgono ad ormai 10 anni fa (il famoso quarto pacchetto). Prima di ogni pacchetto, gli oppositori puntualmente levavano alti lai: bisognerà chiudere scuole, ospedali, case anziane. Gli sgravi sono stati fatti e non solo non sono state chiuse né scuole né ospedali né case anziani, ma ne sono anzi state aperte di nuove.
L’evoluzione delle entrate fiscali del Cantone parla da sé: il gettito delle persone fisiche è passato dai 655 milioni del 1996 ai 904 inseriti nel preventivo 2013. Quello delle persone giuridiche è cresciuto da 188 milioni a 340. Questo mentre venivano messi in vigore i citati quattro pacchetti di sgravi fiscali. Come si vede, non solo le casse pubbliche non si sono svuotate, ma al contrario le entrate sono cresciute in maniera considerevole. Perché un fisco attrattivo è il presupposto per attirare nuovi, buoni contribuenti. E quindi per far aumentare il gettito.
Stranieri ricchi sotto attacco
La fiscalità dovrebbe essere resa attrattiva per tutti – al proposito si ricorda che il Ticino è fermo al palo da un decennio – e il discorso vale anche per i più benestanti.
La tassazione forfettaria, contro la quale sono state raccolte le firme a livello nazionale, deve pertanto venire mantenuta. Già alcuni Cantoni l’hanno abolita: se ne sono pentiti. Il nostro Consiglio di Stato, al proposito, ha detto bene: questo tipo di tassazione, che comporta un gettito di circa 22 milioni di Fr di imposte cantonali, non deve venire abbandonato.
Del resto i ricchi stranieri tassati sul dispendio spendono, parecchio, sul territorio. Con gli indotti così generati essi permettono di creare, in Svizzera – e sono dati statistici della Confederazione – 22’500 posti di lavoro. Quindi un “patrimonio” da conservare e non certo da falcidiare come vorrebbero fare iniziative intrise di moralismo calvinista. A meno che s’intenda sposare l’indirizzo da tempo assunto dalla sinistra. Sinistra che vuole mettere in fuga gli stranieri ricchi – quelli che pagano le imposte, finanziano il nostro stato Sociale, e fanno girare l’economia – per spalancare invece le porte a quelli che dobbiamo mantenere con i nostri soldi. E che magari ci ringraziano delinquendo.
Sostegno popolare
Non bisogna neppure cascare nel tranello di chi va raccontando che gli sgravi fiscali non godrebbero che di un sostegno popolare irrisorio, e quindi sarebbe “impolitico” continuare a proporli. A parte che a formulare simili osservazioni sono poi gli stessi che amano rivolgere vacue accuse di “populismo” a destra e manca (anzi, solo a destra), quindi che ci si decida, anche questa obiezione viene smentita dai fatti. L’ultima votazione su un’iniziativa fiscale nel nostro Cantone – iniziativa promossa anch’essa dalla Lega dei Ticinesi, unica forza politica che da oltre 20 anni si impegna coerentemente per alleggerire la pressione fiscale che grava sui ticinesi – risale al giugno 2008. Il risultato fu: 43.5% favorevoli, 56.5% contrari. Alla votazione si giunse dopo una campagna condotta dagli avversari, Consiglio di Stato in primis, a suon di menzogne un tanto al chilo e di scenari catastrofisti degni di un romanzetto. Si doveva decidere, allora, su sgravi da 120 milioni di Fr. Al cittadino venne fatto il lavaggio del cervello per fargli credere che, se la proposta leghista fosse stata attuata, sarebbe stata l’apocalisse. Pochi anni dopo, e meglio nel 2012, col nuovo sistema di finanziamento delle cure ospedaliere, Berna ha scaricato sul groppone della Repubblica e Cantone del Ticino un onere secco non poi molto inferiore: 85 milioni all’anno. Onere accettato senza colpo ferire. Ma guarda un po’…
C’è poi un motivo non trascurabile per cui le proposte di sgravio fiscale vanno presentate e sostenute anche quando all’apparenza il momento sarebbe poco propizio (ma per la maggioranza politica cantonticinese, il momento “adatto” non arriverà mai). Il motivo è il seguente: non appena si abbassa la guardia, il governo il carico fiscale tenta sempre di accrescerlo, in base al ben noto principio del “tassa e spendi”. Molto più facile, per un Consiglio di Stato, mungere cittadini ed imprese che mettere a dieta la potente burocrazia – la quale prepara i preventivi per l’esecutivo, e ovviamente non si sogna di andare a tagliare su sé medesima – con misure strutturali.
Intanto dal 1992 al 2013 la spesa del Cantone è passata da 1,9 miliardi di Fr all’anno a 3.5. Quasi raddoppiata. Se questo non è un allarme.
Lorenzo Quadri