Ma guarda un po’, il numero di stranieri in Svizzera, per la serie chi l’avrebbe mai detto, continua ad aumentare. In modo incontrollato. Ormai abbiamo raggiunto quota 1’864’899, che equivale ad una percentuale del 23.2%. In Ticino siamo al 27.4%.
Ai tempi dell’iniziativa Schwarzenbach, all’inizio degli anni Settanta, si indicava il 20% come soglia massima che sembrava inconcepibile superare (quattro decenni fa era ancora al di là da venire). Da tempo questa soglia è stata infranta. I danni si vedono.
Bisogna inoltre considerare che il tasso ufficiale del 23.2% di stranieri in Svizzera è taroccato verso il basso. Infatti non tiene conto di un fenomeno, contro cui la Lega da tempo si batte: quello delle naturalizzazioni facili, che servono ad “abbellire” le statistiche degli stranieri. Ed in particolare quelle degli stranieri che delinquono. E quelle degli stranieri in assistenza. E quelle degli stranieri che si mettono in AI, per una serie misteriosa di concause (?), a poche settimane o mesi dall’ottenimento del passaporto rosso.
Mentre le risorse in Svizzera diminuiscono (spazio, posti di lavoro, infrastrutture,…) gli stranieri continuano ad aumentare. Questo è un dato di fatto che dovrebbe finalmente far riflettere sulla deleteria politica delle frontiere spalancate e del multikulturalismo completamente fallito.
Non solo infatti abbiamo accolto “di tutto e di più”, ma in parallelo, nel segno del garantismo politikamente korretto, si sono rese sempre più ardue le espulsioni; impipandosene alla grande di quanto chiedono iniziative popolari accettate dai cittadini.
Non solo. Abbiamo accolto di tutto e di più senza avere il coraggio – guai, mica vorremmo rischiare di passare per populisti, razzisti e xenofobi – di imporre le nostre regole ed il nostro modello di società, e di stabilire chiaro e tondo che chi non intende adeguarsi ha una sola scelta: tornare da dove è venuto. No, in nome della catastrofica ideologia del multikulturalismo, si è tollerato allegramente che gli immigrati continuassero a coltivare le proprie usanze e modi di vita (compresi quelli che riguardano l’utilizzo facile di armi da taglio, o le botte alle mogli) contrari ai nostri. Adesso arriva il conto. Ed infatti il tasso di criminalità tra i cittadini stranieri residenti nel nostro Paese è nettamente superiore a quello degli svizzeri, mentre al penitenziario della Stampa il 70% degli “ospiti” non ha il passaporto rosso: chissà come mai?
Né bisogna credere alla storiella secondo cui gli stranieri finanzierebbero lo Stato sociale dei cittadini svizzeri, perché è vero proprio il contrario: i contributi degli immigrati non bastano a coprire i costi del loro Stato sociale.
E intanto tocca pure sorbirsi i consigli non richiesti della ministra svedese secondo la quale la Svizzera dovrebbe incoraggiare ulteriormente l’immigrazione. Cara ministra svedese, i tuoi consigli non richiesti fai il piacere di tenerteli per te, e l’immigrazione fai il piacere di incoraggiarla a casa tua, se proprio ci tieni! Ma non l’immigrazione dei norvegesi, troppo facile!
Nei prossimi mesi i cittadini elvetici avranno la possibilità di dare ulteriori segnali forti affinché la Svizzera torni ad avere il controllo sull’immigrazione. Controllo che è la prima prerogativa di uno Stato che vuole avere un futuro. Speriamo che ne facciano buon uso.
Lorenzo Quadri