Nuova mossa della partitocrazia immigrazionista per sabotare le espulsioni. Basta!
Proseguono a getto continuo le cappellate della partitocrazia sotto le cupole federali. E naturalmente tutte sono mirate a rendere gli svizzeri sempre piĂą stranieri e minoritari in casa propria.
Il Consiglio degli Stati – a stretta maggioranza e smentendo la propria commissione preparatoria – ha approvato un’iniziativa parlamentare di una consigliera nazionala P$ secondo la quale uno straniero, se ha risieduto legalmente in Svizzera per piĂą di 10 anni, non può piĂą essere espulso perchĂ© è a carico dell’assistenza; anche se dipende durevolmente dallo Stato sociale e se ha intascato importi ingenti.
La kompagna iniziativista in questione, come c’era d’attendersi, si segnala per la presentazione di proposte immigrazioniste e woke. Vedi ad esempio la boiata – fortunatamente respinta dalla maggioranza in un raro sprazzo di luciditĂ – di reintrodurre la possibilitĂ di presentare domande d’asilo in ambasciata. Il risultato sarebbe stato quello di far arrivare in Svizzera tutti i finti rifugiati. Altra perla della kompagna: la pretesa di distribuire contraccettivi gratuiti (ossia: pagati dal contribuente) a tutti i giovani sotto i 25 anni, blaterando che essi costituirebbero “una spesa eccessiva”.Â
Ma si possono raccontare simili fregnacce? I telefonini se li possono permettere tutti, ma i contraccettivi no?
Altro che “autonomia finanziaria”!
Tornando alla questione dell’impossibilità di espellere gli stranieri in assistenza se hanno vissuto in Svizzera per più di 10 anni. Già la politica migratoria della partitocrazia è uno scempio: nel senso che, per lo meno dall’UE, tutti possono arrivare qui e mettersi a carico del contribuente. La storiella, diffusa dagli spalancatori di frontiere, che si trasferisce in Svizzera solo chi ha un lavoro, è una balla di fra’ Luca. Solo la metà (il 55%) degli immigrati regolari viene qui per lavorare. A tal proposito la partitocrazia s’inventa la seguente teoria: “La Svizzera è “aperta” (ovvero: fa entrare tutti) però pretende (?) che chi arriva sia in grado di mantenersi con le proprie risorse”. Già questo assunto non corrisponde alla realtà , visto che ci troviamo in casa frotte di stranieri in assistenza (non solo finti rifugiati). E adesso arriva l’iniziativa parlamentare P$ a rottamare completamente il requisito dell’autonomia finanziaria dell’immigrato. Per la serie: devono entrare tutti e tutti devono poter restare qui, sul groppone del contribuente!
Messaggio deleterio
E’ incredibile che iniziative-ciofeca come quella di vietare l’espulsione degli stranieri in assistenza se vivono qui da oltre 10 anni trovino delle maggioranze nel parlatoio federale. Sembra quasi che ogni giorno ci siano frotte di immigrati, residenti in Svizzera da lungo tempo, che vengono allontanati in quanto percepiscono prestazioni sociali. Niente è più lontano dalla realtà . Le espulsioni per motivi economici sono una rarità . Ma adesso la partitocrazia immigrazionista vuole escluderle per principio. E’ evidente che il messaggio trasmesso è deleterio. “Aiuti sociali senza paura di venire allontanati”, come titolavano vari giornali. Un vero e proprio invito a mettersi a carico dei contribuenti!
Niente di strano, quindi, che di recente sia emerso da un sondaggio dell’Ufficio federale di statistica che due terzi dei migranti vogliono rimanere qui, in particolare quelli in arrivo da paesi extra UE. Lo crediamo bene, visto quanto sopra! E poi i soliti noti (completamente disconnessi dalla realtĂ ) hanno ancora la tolla di strillare alla “Svizzera razzista”.Â
Bolidi UA
A proposito di migranti che non ripartono piĂą. Ai profughi ucraini come noto viene accordato il permesso S, che dovrebbe essere “orientato al rimpatrio”. Nella teoria. Nella pratica accade il contrario, date le agevolazioni che tale statuto comporta (possibilitĂ di lavorare, di spostarsi in Europa e anche di tornare nel paese d’origine, ricongiungimento familiare, eccetera).Â
Inizialmente tutti i permessi S ottenevano aiuti sociali in automatico; compresi i titolari dei bolidi del valore di centinaia di migliaia di franchi che vediamo spesso sulle nostre strade. Da inizio anno gli ucraini con il macchinone, prima di ricevere soldi pubblici, sono tenuti a vendere il veicolo ed a mantenersi con il ricavato. In precedenza non era così. Ma il “nuovo” obbligo risulta facilmente aggirabile. Basta che il diretto interessato dichiari di non essere il proprietario della vettura, ed il gioco è fatto (e lo svizzerotto infinocchiato). Quali possibilitĂ ha l’autoritĂ elvetica di verificare chi è il vero titolare di un SUV Maserati immatricolato in Ucraina? Risposta: nessuna!Â
Ci piacerebbe proprio sapere quante prestazioni assistenziali a profughi ucraini ha permesso di risparmiare la fine del “privilegio dell’auto”!
Lorenzo Quadri