La kompagna Sommaruga esultava scompostamente per l’elezione del nuovo presidente USA
La partitocrazia, la stampa di regime ed in generale la casta che alle ultime elezioni USA tifavano per Biden contro l’odiato populista Donald Trump (si segnalano al proposito i vergognosi servizi di propaganda politica della Pravda di Comano) sono servite.
Nel suo primo discorso davanti al Congresso, il quasi ottuagenario presidente USA – la cui popolarità è già in caduta libera – ha accusato la Svizzera di essere un “paradiso fiscale”.
Ipocrisia senza pari
All’indomani delle ultime elezioni americane, e quando i ricorsi di Trump erano ancora pendenti, l’allora presidenta di turno della Confederella kompagna Simonetta Sommaruga era corsa a complimentarsi con toni euforici (a nome di chi?) con il neoeletto presidente gauche-caviar ed immigrazionista. “L’elezione di Biden è un segnale forte”, blaterava la kompagna! Alla faccia della neutralità elvetica, ma sappiamo che i $inistrati dei valori fondanti del Paese se ne impipano.
Ed ecco come Joseph Robinette (sic!) Biden Jr (questo il suo nome completo) alla prima occasione ricompensa tanta slinguazzante devozione: con una bella coltellata nella schiena degli svizzerotti!
Oltretutto, l’accusa alla Confederella di essere un paradiso fiscale da parte del presidente USA è di un’ipocrisia senza pari. Si dà infatti il caso che l’anziano inquilino della Casa Bianca sia stato senatore del Delaware per quasi quarant’anni, dal 1972 al 2008(quando si dice i fondoschiena di granito!). Ed il Delaware sì che è un paradiso fiscale!
Qui siamo davanti ad un caso plateale di bue che dà del cornuto all’asino. Oppure è la memoria a fare cilecca…
Le calate di braghe
Altro che Svizzera paradiso fiscale! La Svizzera, come sappiamo, “grazie” alla catastrofica ex ministra del 5% Widmer Schlumpf ed alla partitocrazia ($inistra in primis), ha pavidamente calato le braghe sul segreto bancario, provocando una strage occupazionalee fiscale (crollo del gettito). E’ giunta al punto di autorizzare la trasmissione di dati personali di funzionari di banca “colpevoli” di avere svolto il proprio lavoro secondo le leggi in vigore ad autorità inquirenti straniere; statunitensi in primis. Ricorda niente l’acronimo FATCA?
Un Consiglio federale che SVENDE i propri concittadini ad uno Stato estero: uno dei punti più bassi mai toccati dalla storia della Svizzera! Grazie partitocrazia!
Non è una boutade
Ad attaccare la Svizzera fu il governo USA dell’allora presidente Obama: quello osannato dalla stampa mondiale e dagli intellettualini da tre e una cicca solo perché nero e di $inistra. Biden ne era il vice. Adesso che “Robinette” si è incadregato alla Casa Bianca come titolare, il circo ricomincia!
E’ evidente che la squinternata accusa al nostro Paese non è una semplice boutade. A Berna i camerieri di Bruxelles (presto anche camerieri di Washington?) faranno bene a non minimizzare. Visto che gli USA hanno bisogno di soldi, e tanti, ecco che partono all’attacco delle legislazioni fiscali altrui, onde spazzare via la sgradita concorrenza.
Un altro disastro?
C’è quindi poco da stare allegri, considerando i precedenti di cui sopra: ossia la fulminea calata di braghe davanti ad ogni e qualsiasi pretesa internazionale da parte di un governicchio federale terrorizzato ed inetto. Non vorremmo che la storia si ripetesse! A maggior ragione in tempo di crisi nera. Per cui i politicanti sotto le cupole federali faranno bene, tanto per una volta, a munirsi di robuste bretelle. Altrimenti sarà il disastro.
L’iniziativa del Nano
Si ricorda infine che il Nano nel 2009 lanciò un’iniziativa popolare per inserire il segreto bancario nella Costituzionefederale. L’iniziativa fallì perché i partiti sedicenti “borghesi” rifiutarono di appoggiarla. In particolare l’allora presidente nazionale del PLR Fulvio Pelli, oggi consigliere comunale di Lugano, dichiarò che “il segreto bancario è già sufficientemente tutelato”. Abbiamo visto!
Lorenzo Quadri