Commissione federale contro il razzismo: e se per una volta la raccontassi giusta?
La Commissione federale contro il razzismo (CFR) ci delizia con l’ennesimo rapporto secondo cui in Svizzera crescerebbe l’ostilità nei confronti dei musulmani. E la colpa, secondo la CFR, sarebbe dei media. Ed in particolare dei social media che “facilitano la diffusione di contenuti ostili”.
Magari il problema sta invece da un’altra parte. Ad esempio nel fatto che gli attentati di terroristi islamici tengono purtroppo banco in Europa un giorno sì e l’altro pure. E se i terroristi sono islamici, la colpa non è dei media, e nemmeno dei social. L’ostilità forse cresce anche perché, grazie al buonismo-coglionismo imperante, gli islamisti in Svizzera possono fare ciò che vogliono. Da noi infatti non si vieta la vendita del Corano a scopi di radicalizzazione. Non si proibisce alle moschee ed ai centri culturali islamici di beneficiare di finanziamenti esteri che hanno l’obiettivo di foraggiare chi diffonde il radicalismo in casa nostra. Non si distingue, insomma, tra l’islam moderato e quello radicale. Ed inoltre, come ha detto di recente un esperto (non il Mattino razzista e fascista) dalle nostre parti gli estremisti possono facilmente mettersi a carico dello stato sociale pagato dagli svizzerotti. Il quale versa cospicui vitalizi agli ultimi arrivati ad attaccarsi alla mammella pubblica, senza nemmeno pretendere che questi si integrino. Una vera pacchia! Il famigerato imam predicatore d’odio di Nidau si è fatto mantenere per anni ed annorum dal solito sfigato contribuente. Non ha mai dovuto nemmeno fare lo sforzo di imparare una lingua nazionale: perché tanto a fine mese le prestazioni assistenziali entrano comunque. E così il signore ha attinto a piene mani dalle casse pubbliche, e nel frattempo ringraziava radicalizzando. Quanti altri migranti economici fanno la stessa cosa (senza necessariamente essere imam)?
E poi ci si stupisce?
Di queste situazioni se ne scoprono con bella (bella si fa per dire) regolarità. E poi ci si stupisce se la gente ne ha piene le scatole e magari sviluppa atteggiamenti ostili? Ma la colpa non è né dei social (che sono solo un veicolo) e nemmeno degli svizzeri “chiusi e gretti”. La colpa è di chi ha tirato troppo la corda creando situazioni insostenibili perché “bisogna aprirsi” e perché “devono entrare tutti”.
Nella vicina Penisola si sono addirittura trovati con un mediatore culturale (sic!) coinvolto nello stupro di branco a Rimini. Costui allegramente dichiarava che lo stupro è brutto solo all’inizio; dopo per la donna diventa piacevole come un rapporto sessuale normale. Questa è la mentalità, la “cultura” di centinaia di migliaia di migranti economici che arrivano in massa in Europa. Sarà bene rendersene conto. E poi i soliti moralisti a senso unico, sempre pronti a strillare al razzismo, si meravigliano se cresce l’ostilità nei confronti dei musulmani? E come la mettiamo con un altro bel regalo arrivato con l’immigrazione scriteriata da inculture straniere, ovvero il matrimonio forzato, odioso reato per cui cominciano a fioccare condanne anche in Svizzera?
Cosa vuol dire “ostili”?
E cosa intende poi la pregiata CFR per ostilità, o meglio, cosa bisognerebbe fare per non essere ostili? Permettere ai migranti islamici di mantenere e diffondere in casa nostra usanze contrarie ai principi della nostra società, come vorrebbero fare gli spalancatori di frontiere? Lasciare che gli estremisti musulmani infiltrati in Svizzera obblighino le donne a girare in burqa? O magari rinunciare alle nostre tradizioni, usanze e libertà, piccole o grandi che siano, per adeguarci alle pretese degli ultimi arrivati? Togliamo i riferimenti alla croce dalle opere liriche, come ha fatto un pirla di direttore artistico in quel di Barcellona, perché non bisogna urtare la sensibilità (?) di nessuno? Ribattezziamo i “moretti” perché il nome attuale è manifestamente (?) razzista e coloniale, come sostiene una squinternata ricercatrice specializzata in fastidi grassi?
E come la mettiamo con…
Magari, invece di cambiare le nostre abitudini e i nostri stili di vita, invece di negare le nostre radici per “non offendere”, sarebbe ora di sbattere fuori da casa nostra, rispettivamente di non far entrare, chi odia e disprezza la nostra società ed arriva da noi solo perché siamo così fessi da mantenerlo. Gli svizzeri sono accoglienti, altro che ostili; ed i tassi di popolazione straniera presenti nel Paese, con percentuali che non hanno paragoni in Europa, lo dimostrano. Ma occorre selezionare tra chi merita ospitalità e chi deve invece trovare la porta sbarrata.
A proposito, Commissione federale contro il razzismo: come la mettiamo con il razzismo importato in Svizzera da immigrati xenofobi, antisemiti e misogini? A quando un bello studio su questo fenomeno? Oppure le accuse di razzismo vengono lanciate a geometria variabile? Vanno usate come armi di ricatto morale contro gli svizzeri per costringerli a far entrare tutti?
Lorenzo Quadri