Incredibile! Gli italiani continuano a ricattarci su casellario e 9 febbraio
E il “bello” è che noi abbiamo appena versato i ristorni… ma sa po’?!
Incredibile (oddìo, proprio incredibile…) ma vero: gli svizzerotti si sono fatti nuovamente infinocchiare dal Belpaese. Un desolante copione che si ripete ormai da anni. Già nel giugno del 2014 gli accordi con l’Italia in tema di fiscalità dei frontalieri dovevano essere “ad un passo dalla conclusione” (così assicurarono l’ex ministra del 5% Widmer Schlumpf ed il suo velino De Watteville). Adesso siamo ancora in mezzo al guado.
Ripetiamo che i nuovi accordi con l’Italia sono interessanti per il Ticino se 1) ci permettono di aumentare in modo importante (l’ordine di grandezza potrebbe essere l’ammontare degli attuali ristorni) il gettito fiscale e 2) se la vicina Penisola allinea effettivamente ed in tempi accettabili la fiscalità dei frontalieri a quella degli italiani che lavorano in Italia. I quali, al momento, pagano molte più tasse.
Condizioni non date
Nessuna di queste due condizioni pare adempiuta. La prima: poiché la “road map” prevede l’abolizione del moltiplicatore cantonale al 100% per i frontalieri introdotto dal Gran Consiglio, le casse ticinesi dal nuovo accordo rischiano non solo di guadagnare poco, ma addirittura di perderci. La seconda: in Italia, per motivi di convenienza partitica, nessuno si sogna di aumentare in modo importante le imposte ai frontalieri (che votano).
Maurer uccellato
Intanto però nei giorni scorsi il buon Ueli Maurer, neo-ministro delle Finanze, è andato in “missione” a Roma. Con una certa ingenuità, se ne è uscito con dichiarazioni incautamente ottimiste. Ha asserito – il ritornello ormai è noto – che la conclusione delle trattative è prossima e che con Padoan “parliamo la stessa lingua” (quale?). Ha comunque ammesso che (tanto per dirne una) per l’accesso di operatori svizzeri ai mercati finanziari del Belpaese non ci sono sviluppi.
Evidentemente, il buon Maurer si è fatto uccellare dagli italiani. Ha almeno la scusante di essere nuovo nel ruolo di ministro delle Finanze, ed in particolare nelle negoziazioni col Belpaese. Deve ancora farsi le ossa. Questa attenuante invece non l’hanno i negoziatori elvetici, che sono sul dossier da anni.
Tattica prevedibile
La tattica della vicina Penisola è prevedibile. Anche perché è sempre la stessa. Nei primi sei mesi dell’anno, ed in particolare in vista del 30 giugno, data per il versamento dei ristorni dei frontalieri, è tutto un florilegio di dichiarazioni concilianti. Nella seconda metà dell’anno, incassato il succulento contributo, le medesime dichiarazioni vengono platealmente smentite. All’insegna dell’italianissimo “passata la festa, gabbato lo santo”.
Sicché, dallo scritto dell’ambasciatore italiano Del Panta Ridolfi pubblicato sul CdT di venerdì, si apprende – senza nessuna sorpresa – che il Belpaese continua a ricattarci. Senza pudore. L’accordo sui frontalieri, dicono da Roma, non si farà finché c’è di mezzo il 9 febbraio ed il casellario giudiziale, quest’ultimo ormai diventato una vera ossessione.
Letterine?
L’aspetto irritante è che, solo una decina di giorni fa, il Consiglio di Stato ha deciso di versare i ristorni dei frontalieri, e questo senza alcun motivo visto che comunque l’Italia è inadempiente su tutto, da AlpTransit alla Stabio Arcisate alla cacca scaricata direttamente nel Ceresio. Il versamento è stato vincolato all’esortazione a Berna di attivarsi con Roma. Obiettivo: vincolare l’utilizzo di una parte dei ristorni alla realizzazione di opere infrastrutturali di interesse transfrontaliero (come quelle sopra citate). Esortazione che, se mai verrà trasmessa alla controparte, verrà accolta con grasse risate. E la letterina bernese – sicuramente dai toni educati e dimessi; del tipo: “ci permettiamo umilmente di domandare che… ma anche in caso di diniego mai oseremmo eccepire” – finirà in un cassetto.
In merito all’inquinamento del Ceresio, il ministro Zali ha dichiarato venerdì che “l’Italia ci prende in giro da anni”. Ma mica solo sui depuratori. Ci prende in giro da anni su tutti i fronti.
Conclusione
E’ evidente che il casellario giudiziale resterà al suo posto nei secoli dei secoli. La sua efficacia per la nostra sicurezza è dimostrata. E sul 9 febbraio la vicina Penisola non ha proprio nulla da dire. Oltretutto, l’attuale convenzione sulla fiscalità dei frontalieri è stata sottoscritta oltre 40 anni fa. I Bilaterali erano di là da venire. Quindi, la fiscalità dei frontalieri con la libera circolazione delle persone non c’entra un tubo.
La realtà è che l’Italia, e questo da anni, è semplicemente in cerca di scuse per non concludere accordi con gli svizzerotti. Ma è così facile e divertente portarli a spasso con false promesse!
Sicché la soluzione è sempre la stessa: ci teniamo gli accordi attuali ma blocchiamo definitivamente i ristorni. E, naturalmente, li incameriamo.
Lorenzo Quadri