Il Consiglio degli Stati, dopo un lungo dibattito che ha dovuto essere suddiviso in due puntate, ha approvato la costruzione del cosiddetto tubo di risanamento del San Gottardo. Il Consigliere nazionale Lorenzo Quadri, come membro del comitato a favore del secondo tubo, nonché della Commissione dei trasporti della Camera del Popolo, è soddisfatto?

Sì, anche se il risultato non è di certo una sorpresa. La proposta del Consiglio federale, quindi il secondo tubo di risanamento, è stata approvata per 26 voti a 15, lo stesso risultato del voto di entrata in materia. E’ un responso positivo per il Ticino, ma sappiamo bene che una decisione negativa, se del caso, non verrà dal parlamento bensì dal voto popolare.

C’è stato qualcosa di sorprendente nel dibattito agli Stati?
Mi ha sorpreso in negativo che qualcuno abbia ancora avuto l’alzata di ingegno di proporre un rinvio al Consiglio federale per ulteriori approfondimenti. Sono decenni che si approfondisce, si studia, si commissionano perizie e controperizie, si leggono rapporti. E’ il momento di decidere. Anche perché il tempo stringe.

La scorsa domenica la SonntagsZeitung ha pubblicato un articolo critico nei confronti del traforo di risanamento, insistendo sui costi.

E’ il classico articolo che puzza di propaganda politica. Senza il secondo traforo il risanamento verrebbe effettuato tramite la costruzione di stazioni di trasbordo per caricare i veicoli, leggeri e pesanti, su treni navetta. Stazioni che però non avranno la capacità necessaria per funzionare in modo efficiente. Il collegamento del Ticino verso nord verrebbe pregiudicato. E il nostro Cantone si troverebbe fisicamente tagliato fuori dal resto della Svizzera per tre anni almeno. Inoltre, La realizzazione di queste mostruose stazioni comporterebbe una spesa di 700 milioni di Fr. L’impatto sul territorio sarebbe devastante. I Comuni coinvolti hanno già annunciato battaglia. Non è tutto. Le “navette” costituirebbero la pietra tombale della politica delle “merci in transito attraverso la Svizzera sul treno da confine a confine” che sta alla base di AlpTransit. Infatti, una volta conclusi i lavori di risanamento del Gottardo, mi auguro che nessuno creda alla storiella dello smantellamento delle stazioni di trasbordo, che coinciderebbe con la rottamazione di 700 milioni di Fr del contribuente. No, le stazioni rimarranno in esercizio. Quindi, altro che terminal di trasbordo in Italia, altro che “merci sul treno da confine a confine”: se c’è già un terminal a Biasca, quelli italiani non verranno realizzati. E ci troveremo il Ticino invaso dai Tir da Biasca in giù.

Sì, ma i costi?

Il risanamento con nuovo traforo costerebbe 2,8 miliardi, uno in più della variante con navette. Tuttavia bisogna anche considerare il danno economico ed occupazionale, danno irreparabile, che comporterebbe per il Ticino un isolamento di tre anni dal resto della Svizzera. Al punto che qualche oppositore del tubo di risanamento ha perfino proposto di versare degli indennizzi al nostro Cantone… cosa non si fa pur di sostenere, per motivi ideologici, un progetto che non sta né in cielo né in terra! Inoltre, il traforo aggiuntivo permetterebbe di risolvere il problema della manutenzione una volta per tutte.

Cosa si può rispondere a chi dice che il popolo ha già votato contro il raddoppio del Gottardo esprimendosi sull’iniziativa Avanti?

Che non è vero. Nel senso che quello che viene proposto ora non è un raddoppio. Il progetto del Consiglio federale non aumenterebbe la capacità della galleria autostradale del Gottardo, infatti è  prevista una sola corsia per senso di marcia. Del resto la capacità del tunnel autostradale del Gottardo non può essere aumentata per disposto costituzionale. Il tunnel di risanamento, dunque, non farebbe aumentare il traffico in autostrada.

E la sicurezza?

E’ di certo un argomento fondamentale a favore della galleria di risanamento. L’attuale tunnel bidirezionale di 17 km è una trappola mortale; come ha detto il Consigliere agli Stati Filippo Lombardi in un dibattito, prima di entrare “ci si tocca”. Oggi una simile galleria mai e poi mai verrebbe autorizzata, visto l’evidente rischio di scontro frontale. Contravviene, tra l’altro, anche alle normative europee; e fa specie che i fautori dell’eurocompatibilità, questa volta, se ne freghino. Ancora più specie, però, la fa il fatto che chi ha approvato il programma Via Sicura – un conglomerato di leggi che, tra l’altro, sanziona un eccesso di velocità senza conseguenze pratiche come una rapina e impone la pagliacciata dei fari accesi anche di giorno sotto il sole a picco – motivando tutto questo con esigenze di sicurezza, adesso sta facendo carte false per giustificare il mantenimento di una trappola mortale di 17 km. Alla faccia della sicurezza! Evidentemente il concetto di sicurezza di certuni è a geometria variabile. Come la loro morale, del resto.

Quali i prossimi passi?
Già domani il messaggio del Consiglio federale verrà discusso nella commissione dei trasporti del Nazionale. Non mi aspetto sorprese: la maggioranza sarà favorevole. Identico sarà, con tutta probabilità, l’esito del dibattito nel plenum della Camera bassa, che si terrà verosimilmente nella sessione estiva. Sarà il classico dibattito che non sposterà un voto: le convinzioni degli uni e degli altri sono cristallizzate ormai da tempo. Il vero scoglio sarà il referendum e conseguente voto popolare.

Questa volta Quadri dalla parte dei “sette bambela di Berna” ed in particolare della “Doris uregiatta che i maligni paragonano ad un grosso uccello bianco che non è un cigno”?

Beh, anche a loro potrà capitare ogni tanto di azzeccarci, no?

MDD