A causa dei lavori di risanamento al tunnel autostradale del Gottardo, il traforo in questione rischia di rimanere chiuso per almeno tre anni. Questo significherebbe per il Ticino tre anni e più di isolamento dal resto della Svizzera. Ma non si tratta solo di un problema regionale, bensì nazionale ed internazionale.
E’ chiaro dunque che nel nostro Cantone, contro lo scenario di chiusura triennale, deve avvenire una mobilitazione in grande stile. Una mobilitazione che coinvolga non solo i vari livelli istituzionali (Consiglio di Stato, deputazione alle Camere federali, Comuni) ma anche le associazioni economiche di categoria: principalmente del turismo – Ticino turismo, enti locali, hotelleriesuisse, gastroticino,… – ma non solo. In caso di chiusura triennale del Gottardo a finire molto male non sarebbe infatti solo il turismo (che già non se la passa bene), ma anche tutti gli altri settori economici.
Scelta politica
Nei prossimi mesi a livello federale verrà fatta una scelta politica della massima importanza per le ripercussioni che avrà sul nostro Cantone. O chiusura triennale del San Gottardo con misure fiancheggiatrici (che però si sa già in anticipo che non funzioneranno, ma in compenso costeranno uno sproposito), oppure completamento del traforo autostradale. Per completamento si intende la costruzione di un nuovo tunnel senza però che questo porti ad un aumento di capacità, altrimenti sarebbe necessaria una modifica della Costituzione. Si tratterebbe dunque di avere due tunnel monodirezionali, ciascuno con una sola corsia. Ciò che costituirebbe tra l’altro un enorme passo avanti anche sotto il profilo della sicurezza rispetto all’attuale galleria bidirezionale.
Varianti “alla pari”
Inizialmente, a Berna si escludeva la realizzazione di una nuova “canna” e si parlava solo di chiusura per tre anni. Ma adesso, dopo aver approfondito il tema, anche sotto le cupole federali si comincia a realizzare che le cosiddette “misure fiancheggiatrici” (un nome che già di per sé porta jella, vedi le misure fiancheggiatrici degli Accordi bilaterali, completamente fallite) volte a mitigare i danni della chiusura triennale, costerebbero quasi come una nuova galleria. Anche la tempistica non sarebbe molto diversa, dal momento che le citate misure prevedono la costruzione di stazioni di trasbordo per caricare i veicoli sul treno a Biasca (per i camion) e ad Airolo per le auto. Stazioni che occuperebbero superfici di centinaia di migliaia di metri quadri. E’ evidente che contro l’edificazione di queste mostruosità ci saranno ricorsi e referendum a tutto andare, con tutte le conseguenze del caso per quel che riguarda la tempistica dell’eventuale realizzazione.
Ora, lunedì e martedì della scorsa settimana si è riunita a Berna la Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del Consiglio nazionale. Tra i temi all’ordine del giorno c’era anche il risanamento del tunnel autostradale del Gottardo. Ebbene la citata Commissione ha votato, all’unanimità, un postulato che chiede al Consiglio federale un confronto approfondito tra la variante “chiusura per tre anni con misure accompagnatorie” e la variante “realizzazione di un secondo traforo senza aumento di capacità”. Ciò costituisce, senza con questo farsi illusioni, un passo avanti interessante. Infatti, il messaggio uscito dalla Commissione all’indirizzo del Consiglio federale è chiaro: il secondo tunnel autostradale del Gottardo non costituisce un’ipotesi balzana ed irrealizzabile, come era considerata fino a qualche mese fa, ma un’opzione concreta e fattibile. Un’opzione sullo stesso piano della chiusura triennale, e di pari dignità. I prossimi mesi saranno decisivi. Se il Ticino vuole evitare tre anni e più di isolamento dal resto della Svizzera, con conseguenze deleterie, deve dunque muoversi ora.
Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale
Membro commissione Trasporti e Telecomunicazioni