Promesse della partitocrazia? Come recita il noto slogan: “non siamo mica scemi”
Ma guarda un po’, adesso in Consiglio di Stato si parla di riforma fiscale con orizzonte 2018. Chissà perché, c’è tutta l’impressione che si tratti di una presa per i fondelli. E, più passa il tempo, più l’impressione si rafforza.
Ricordiamo infatti che nella sua ultima seduta (una decina di giorni fa, non secoli fa…) il Gran Consiglio ha respinto a larga maggioranza l’iniziativa generica presentata nel lontano 2001 dall’allora deputata Iris Canonica e poi ripresa, nel corso delle legislature, da vari altri granconsiglieri, ultimo in ordine di tempo il leghista Michele Guerra. L’atto parlamentare chiedeva una tassazione più equa per le persone sole.
Njet compatto
Come sappiamo, l’iniziativa è stata respinta con voto compatto e pressoché unanime dal triciclo PLR-PPD-P$. Compresi i rappresentanti delle associazioni economiche. Uno dei quali, il vicedirettore della Camera di commercio Marco Passalia (PPD) ha pensato bene di prendere la parola in aula esprimendosi a titolo personale – ovvero: non aveva nessun obbligo di intervenire, ma ha voluto farlo lo stesso, perdendo un’occasione d’oro per tacere – contro gli sgravi ai single.
Single che, come scritto la scorsa settimana, non sono due gatti bensì quasi 200mila in continuo aumento. La loro discriminazione fiscale è fatto manifesto da decenni.
Essendo l’iniziativa Canonica un’iniziativa generica, che lascia dunque ampio margine nell’applicazione, in presenza della volontà di procedere ad una “riforma fiscale” la si sarebbe dovuta accogliere. Invece il direttore del DFE Christian Vitta in Gran Consiglio ha perorato la causa della reiezione. Però poi ci si viene a raccontare la fanfaluca degli sgravi in arrivo quando non si perde occasione per muoversi nella direzione esattamente contraria? Come recita il noto slogan: “non siamo mica scemi”!
La spesa galoppa
Sul fronte degli sgravi fiscali il Ticino è fermo da 15 anni. Non certo su quello degli aggravi, visto l’incremento continuo di tasse e balzelli. Così le entrate pubbliche crescono alla grande: dai 2.43 miliardi del 2005 ai 3.14 di 10 anni dopo: oltre 700 milioni di franchetti in più, e scusate se sono pochi! Questi soldi non sono spuntati sugli alberi, ma sono stati prelevati dalle tasche dei contribuenti (cittadini ed aziende). Eppure, in barba a tale manna, le casse cantonali piangono sempre miseria. Malgrado, oltretutto, sempre nuovi compiti e costi vengano ribaltati sul groppone dei Comuni. Perché? Evidentemente, perché il problema non riguarda le entrate, bensì le uscite. Queste da tempo immemore galoppano fuori da ogni controllo. Risultato di un’amministrazione pubblica gonfiata come una rana tramite mercimonio elettorale (posti pubblici ai galoppini ed ai loro familiari in cambio di voti) la quale per giustificare la propria esistenza si inventa il lavoro, generando sempre più costi e sempre più necessità di personale, in un continuo circolo vizioso. Ma risultato anche della campagna elettorale permanente. “Dobbiamo riprenderci il POTERE”, disse un ex presidente PLR. E si sa, per riprendersi il POTERE, ogni voto conta. Quindi l’importante è accontentare ogni richiesta. E pascere gli amici con mandati e commesse. Tanto paga Pantalone.
Chiaramente gli aggravi fiscali sono destinati a continuare nei prossimi anni.
Essendo dunque evidente che il problema delle finanze cantonali non sono entrate bensì le uscite, non si vede perché il conto delle “disfunzioni” (chiamiamole così) debba venire scaricato sul groppone del solito contribuente, mungendolo ben al di là del ragionevole e continuando a peggiorare la situazione invece di migliorarla.
L’ennesima fregatura
Eppure, al di là delle dichiarazioni farlocche, il cambiamento di rotta non si vede. La sola parola, “sgravi”, sembra essere diventata tabù. Non è politikamente korretta. Al solo sentirla il populismo di $inistra e la ro$$a macchina del fango si scatenano. Al punto che il triciclo governativo PLR-PPD-PS parla al massimo di “riforma” fiscale. Al proposito, il presidente del CdS kompagno Manuele Bertoli precisa: “Le riforme fiscali contengono degli sgravi ma anche degli aggravi”.
Ah, allegria! La partitocrazia sta quindi scodellando l’ennesima fregatura. Non si vuole affatto lasciare qualche soldo in tasca in più ai cittadini, il che equivarrebbe ad una riduzione delle entrate con conseguente, e necessaria, riduzione dell’esagerata spesa pubblica. Si mira a mantenere costanti le entrate correnti: la cosiddetta “riforma” consiste in realtà nello spalmarle un po’ diversamente con l’ausilio di qualche modello matematico-ingegneristico. Tutto, pur di non dover ridurre gli sprechi col rischio di scontentare qualche lobby portatrice di voti; tutto, pur di non venir meno al sacro dogma che gli svizzerotti fessi mantengono sontuosamente tutti gli immigrati nel nostro Stato sociale!
La storiella del “ben altro”
Se a questo si aggiunge che nell’ex partitone di liberali non ne esistono più – emblematico il fatto che il rapporto contro l’iniziativa Canonica sia stato redatto proprio da un’esponente liblab – è manifesto che l’annunciata “riforma fiscale” si risolverà nell’ennesimo bluff.
Da anni la partitocrazia si oppone a tutte le proposte di sgravi fiscali della Lega strillando indignata che gli sgravi vanno fatti in modo diverso, che ci vuole “ben altro”. Ed infatti il “ben altro” non arriva mai: sono solo fregnacce raccontate in funzione elettorale.
Chissà fino a quanto i contribuenti ticinesi tollereranno di farsi prendere per i fondelli?
Lorenzo Quadri