Parlamento sempre più parlatoio, dove i soldatini si gonfiano l’ego. Ma anche a Berna…

Per tre giorni il Gran Consiglio si è prodotto nel festival dei blablaautoreferenziali, ormai sempre più parlatoio che parlamento. Già il fatto che non di rado a monopolizzare il dibattito con continui e petulanti interventi sia il solito esponente del partitino degli sfascisti bellinzonesi MpS la dice lunga sulla levatura del consesso. Va pur detto che il legislativo ticinese è in buona (si fa per dire) compagnia. Dopo le elezioni del 2019 caratterizzate dalla cosiddetta onda verde(-anguria), le Camere federali si sono popolate di studenti a vita, che non hanno mai lavorato un giorno, bramosi solo di spendere i soldi degli altri come se crescessero sugli alberi. Costoro parlano per slogan e non sanno formulare una frase, qualsiasi sia l’oggetto della discussione, senza infilarci almeno quattro volte i termini “parità di genere” e “emergenza climatica”. Poi però, naturalmente in nome del clima, i loro “leader” (?) prendono l’aereo per andare a Berlino a scattarsi un selfie con il kompagno Olaf Scholz, vincitore delle elezioni in Germania.

La guerra degli avverbi

Il festival dei blabla si è ben visto nel dibattito fiume di martedì pomeriggio sull’iniziativa parlamentare di Sergio Morisoli (Udc), con cui si chiede che il Cantone raggiunga il pareggio del conto economico entro il 2025 tramite contenimento delle uscite. L’iniziativa è stata sostenuta anche dalla Lega e dal PLR ed ha ottenuto una (risicata) maggioranza. La votazione è stata preceduta da uninterminabile guerriglia sugli avverbi. Il testo originale prevedeva che il pareggio dovesse venire raggiunto “esclusivamente” intervenendo sulle uscite. L’ex partitone ha proposto di sostituire quell’esclusivamente con “prioritariamente”. Il trionfo dell’aria fritta.

Del resto il PLR, che dovrebbe essere un partito del “meno Stato”, ha avuto la geniale idea di proporre l’introduzione del “mister demografia”. Ovvero di un nuovo, inutile burocrate strapagato con i soldi pubblici per venirci a dire che per contrastare il calo demografico in Ticino (?) bisogna far arrivare più stranieri. (Non disdire la devastante libera circolazione delle persone che ha fattotornare il Ticino terra di emigrazione, come cent’anni fa. Il PLR vuole continuare a mettere in fuga i ticinesi e poi sostituirli con stranieri).

E proprio l’ex partitone del “mister demografia” viene a cianciare di contenimento della spesa pubblica? Ma non facciamo ridere i gallinacei!

La spesa esplode

Intendiamoci: l’iniziativa è corretta. La spesa pubblica di questo sfigatissimo Cantone è fuori controllo. Basta citare due voci, riprodotte anche nel grafico sotto.

1) L’amministrazione cantonale è gonfiata come una rana. Laspesa per il personale ha ampiamente sforato il miliardo di franchi ogni anno (quasi come il pizzo che la partitocrazia ha deciso di versare alla fallita UE, per intenderci). Il totale del gettito delle persone fisiche non basta a coprirla.
2) Anche i sussidi crescono a ritmo forsennato. Ormai navighiamo attorno ai due miliardi annui. Nel 2011, quindi solo 10 anni fa, si spendevano oltre 600 milioni in meno. La proiezione, se non si interviene, è di 2.3 miliardi di uscite nel 2025. Visto che, se si vuole invertire la tendenza, da qualche parte bisogna cominciare, iniziamo col tagliare i sussidi ai permessi B, i quali dovrebbero per definizione essere finanziariamente autonomi.

Aiuti in cambio di voti

L’iniziativa è dunque giusta. Ma è puramente declamatoria. Il parlamenticchio cantonale ha chiacchierato per ore, a spese del contribuente, su una dichiarazione priva di qualsiasi effetto pratico. A maggior ragione dopo la sostituzione dell’avverbio “esclusivamente” con l’uregiattesco “prioritariamente”. E’ scontato che il GC continuerà a far salire la spesa pubblica. Basti pensare che il P$ vorrebbe addirittura spendere quasi un quarto di miliardo di franchi all’anno in più. Tutti soldi che verrebbero forzosamente prelevati dalle tasche dei cittadini, ed in particolare da quelle del già tartassato ceto medio.

La partitocrazia triciclata continuerà a votare nuove uscite. A distribuire i soldi degli altri nella speranza che gli aiuti vengano poi ricompensati con voti e quindi con CADREGHE. Tanto, alla fine, paga sempre Pantalone.

Lorenzo Quadri