Avanti a suon di garantismo multikulturale politikamente korretto e presto non ci saranno più soldi per finanziarlo

La vicenda della famiglia di asilanti eritrei, residente nel comune zurighese di Hagenbuch, che costa al contribuente 60mila Fr al MESE (non all’anno! Al MESE!) sta giustamente facendo discutere in tutta la Svizzera.

E lo crediamo bene:  si tratta di una deriva assolutamente scandalosa. A maggior ragione se si pensa che, a pochi giorni dallo scoppio del bubbone, in Ticino si è appresa la vicenda di una donna cieca che si  vista dimezzare la rendita di invalidità con la seguente motivazione: al 50% può lavorare comunque, anche se non vedente.

Tassa e spendi

Oltretutto, non solo la famigliola di sedicenti asilanti eritrei costa 60mila Fr al mese, ma non fa alcun progresso verso una maggiore autonomia finanziaria – e quindi verso costi minori per la collettività. Ed infatti il comune deve aumentare le tasse per finanziare la delirante presa a carico.

A questo punto è anche fuori posto dare la colpa alla famiglia di presunti rifugiati. Perché i responsabili di questa situazione sono i servizi sociali che l’hanno creata.

Servizi sociali per lo più gestiti sempre dalla stessa parte politica che non si fa scrupolo di buttare dalla finestra il danaro pubblico. Quando mancano i soldi, tanto, si alzano le tasse. In base al principio del “tassa e spendi” (ovviamente senza produrre un bel niente). Ed è esattamente quello che succede ad Hagenbuch.

Nessuno controlla?

Quest’ultimo scandalo nella socialità, a livello di caso Carlos, dimostra senz’altro una cosa: che la lezione non è stata imparata. Possibile che non ci sia nessuno che verifica i costi di simili prese a carico allucinanti?

E’ chiaro: lo stato sociale gonfiato come una rana quando si tratta del “business degli stranieri in assistenza” è una miniera d’oro per i professionisti di $inistra che ci “tettano dentro” alla grande. Il sistema si autoalimenta e si trasforma in una vera e propria riserva di posti di lavoro per i kompagni, finanziata – come pressoché tutti i posti di lavoro della $inistra – dal contribuente.

Qui però si è perso ogni senso della proporzione. Chi troppo vuole nulla stringe. Chi si abbuffa alla greppia non ha neppure avuto il buonsenso di rendersi conto che, quando si getta a mare ogni decenza, si sega il ramo su cui ci si è appollaiati.

Obiezione di coscienza

E poi: con che criterio una qualsiasi autorità di controllo può aver autorizzato lo sperpero di cifre del genere, con tanto di assistenti sociali a 135 Fr all’ora che spiegano alla mamma eritrea come si fa la spesa? Chi ha autorizzato il pagamento di simili fatture va indagato subito.

E ancora: com’è possibile che il Comune in questione non abbia fatto obiezione di coscienza,  nell’interesse dei suoi concittadini? Invece di aumentare le tasse per saldare il conto, il Municipio si sarebbe dovuto semplicemente rifiutare di pagare la mostruosa fattura, facendo contemporaneamente scoppiare lo scandalo sui giornali.

Cura da cavallo

Lo scandalo della famiglia eritrea mantenuta a 60mila Fr al MESE non può peraltro esaurirsi in un caso mediatico destinato al dimenticatoio nel giro di breve tempo, ed intanto pantalone continua a pagare: passata la festa, gabbato lo santo. Alla storiella del “caso isolato” non crediamo. Anche in Ticino si verificano forse situazioni analoghe? Che garanzie abbiamo che non sia così?

L’accaduto dimostra che il settore è interamente fuori controllo. E il cittadino paga. Quindi, il primo passo da fare è imporre dei tetti massimi. Una presa a carico di  tot persone non può costare più di una cifra tot. Punto.

A suon di buonismo garantista multikulturale politikamente korretto e spalancatore di frontiere, si è gonfiato al di là di ogni ritegno un segmento della spesa pubblica. Questo segmento è destinato a scoppiare come la rana delle favole, perché presto non ci saranno più soldi per finanziarlo.  E allora bisogna intervenire prima che questo accada. Con una cura da cavallo.

Lorenzo Quadri