Finalmente, grazie al Consigliere di Stato leghista Claudio Zali, arriva l’albo anti-padroncini. Questo è un risultato importante e concreto nell’ambito di uno dei “VERI problemi del Ticino” (per citare l’astioso comunicato trasmesso dall’ex partitone in merito al patentino per fungiatt).
Uno di quei “VERI problemi”, ma guarda un po’, nella cui soluzione avrebbe dovuto essere in prima linea, da anni, l’ex direttrice PLR del DFE Laura Sadis. Ma qual è stata, per gli otto anni della sua permanenza in carica, la posizione dell’ex ministra PLR? “Il margine di manovra è nullo” ovvero: “sa po’ fa nagott”!
Ed invece fare si poteva e si può. Lo ha dimostrato il direttore leghista del dipartimento del Territorio, che teoricamente non dovrebbe nemmeno occuparsi di questi temi. Ma, visto che chi, targato PLR, dovrebbe occuparsene, non lo fa e non l’ha fatto, giocoforza occorre subentrare. Così, tanto per chiarire all’ex partitone chi si occupa dei “VERI problemi” del Ticino e chi, invece, non lo fa.

Reciprocità
Del resto l’albo per padroncini non può certamente essere tacciato di violazione del principio di reciprocità (uella). Già parlare di reciprocità in tema di relazioni con il Belpaese fa ridere i polli, essendo quest’ultimo inadempiente su tutto. Ancora più grottesco è farlo nel campo specifico. Il mercato italiano è infatti un mercato (giustamente, dal suo punto di vista) protezionista. Ricordiamo bene la vicenda, resa nota su queste colonne, dell’impresa di carpenteria ticinese che ha dovuto rinunciare ad effettuare un lavoro a Campione d’Italia (sic!), poiché presupponeva l’affiliazione alla Cassa edile di Como e Lecco. Affiliazione su cui però decide, e nei tempi che più gli aggradano, il presidente della cassa in questione. Morale: a sei mesi di distanza dalla richiesta non c’era alcun responso, sicché l’impresa ticinese ha dovuto rinunciare al lavoro.

Abusi a go-go
Tutti i controlli hanno evidenziato lo stratosferico tasso di irregolarità di padroncini e distaccati attivi in Ticino. Nella migliore delle ipotesi si parla del 50% di illegali. Però per anni si è andato avanti come se niente fudesse. Se – tanto per fare un esempio – il 50% dei ticinesi non pagasse le tasse, il DFE mica lascerebbe allegramente correre… Ma per l’albo dei padroncini si è dovuto aspettare che ci mettesse mano l’odiato leghista Zali.

Varie misure
Naturalmente l’albo anti-padroncini è solo una delle varie misure che sono necessarie a tutela del mercato di lavoro ticinese devastato dall’invasione da sud. Come disse il Consigliere federale Schneider Ammann (PLR) “serve una serie di interventi, anche di portata limitata se presi singolarmente, ma in grado, se assemblati, di creare un insieme efficace”. Peccato che il ministro in questione predichi bene ma poi razzoli malissimo: è infatti proprio lui quello che ha affossato il pacchetto di potenziamento delle misure accompagnatorie alla devastante libera circolazione delle persone: ad ulteriore dimostrazione di come i PLR risolvano i “VERI problemi” del Ticino.

Notifiche online
Altro provvedimento anti-invasione è l’abolizione delle notifiche online per i “prestatori di servizio” transfrontalieri. Il parlamento ticinese ha deciso la sua abolizione, tuttavia – come ha rilevato il capogruppo PPD Fiorenzo Dadò in un’interrogazione al CdS di venerdì – la notifica online è ancora possibile sul sito della Confederazione. E nel portale del Cantone si trova pure il link. Da Berna il Consiglio federale, quello che “vuole mantenere un costante dialogo con il Ticino”, nel segno del dialogo ha risposto che di togliere le iscrizioni online non se ne parla nemmeno. Cosa ha fatto il Consiglio di Stato, ed in primis il DFE, per ottenere la chiusura del “maledetto sito”?

Agenzia delle entrate
C’è poi un’altra misura antipadroncini che, se attuata, dimostrerebbe grande e sicura efficacia. Quella di trasmettere le notifiche dei “prestatori di servizio” – la grande maggioranza dei quali non paga né imposte né oneri sociali – all’agenzia delle entrate italiana. In questo modo la vicina Penisola avrebbe la possibilità di individuare e di chiamare alla cassa tanti evasori fiscali. Ma la ministra di giustizia, kompagna Simonetta “dobbiamo aiutare l’Italia” Sommaruga, non vuole aiutare l’Italia – e nemmeno vuole aiutare il Ticino. Ed infatti dice che trasmettere le notifiche all’agenzia delle entrate “sa po’ mia”.
Questi kompagni sono uno spettacolo: la privacy dei clienti stranieri e svizzeri della nostra piazza finanziaria va smantellata; invece quella dei padroncini in nero che mandano in palta l’economia ticinese è sacra! E questa è la gente che vorrebbe venirci a dire che non si può chiedere il casellario giudiziale ai frontalieri? Il Nano avrebbe detto: “andate a scopare il mare”!
Lorenzo Quadri