Cassa pensioni degli statali: estratto dal cilindro il prestito da 700 milioni di Fr

Se il nostro Movimento non avesse promesso il referendum, il regalo da mezzo miliardo chiesto dal DFE targato PLR sarebbe passato come una lettera alla Posta

Si è appreso nei giorni scorsi che, per il risanamento della cassa pensioni dei dipendenti cantonali, è uscito dal cilindro un piano B: quello del prestito da 700 milioni. Lo spunto per questa alternativa viene dai commissari della Gestione Paolo Pamini (Udc) e Michele Guerra (Lega). Nel suo Messaggio originale, datato gennaio 2020, il governicchio aveva invece chiesto lo stanziamento di un credito a fondo perso di mezzo miliardo: il secondo nel giro di pochi anni.

La nuova proposta, ovvero il prestito di 700 milioni, andrà esaminata attentamente. Alcune semplici considerazioni si possono tuttavia già fare ora.

Volevano rapinare i cittadini

Questo piano B è, senza ombra di dubbio, un importante successo della Lega. Se la Lega ed il Mattino non avessero manifestato subito la propria totale opposizione al credito a fondo perso di mezzo miliardo, promettendo il lancio di un referendum qualora la partitocrazia l’avesse accolto, il credito in questione in GC sarebbe passato come una lettera alla Posta (la Posta che funzionava, non quella della kompagna Simonetta).

In altre parole: il governicchio – in primis il DFE targato PLR – avrebbe messo massicciamente le mani nelle tasche dei cittadini per mantenere i privilegi pensionistici degli statali. Se le cose andranno in modo diverso sarà solo per merito della Lega.

E’ il caso di ricordare che a) già otto anni fa era stato stanziato mezzo miliardo per toppare i buchi dell’istituto previdenzialecantonale; e ovviamente si promise che non sarebbero arrivate altre richieste… e b) i cittadini che lavorano nel privato hanno già contribuito al risanamento delle proprie, di casse pensioni. Però il Dipartimento liblab pretende(va) di usare le loro tasche come dei self service dai quali attingere a piacimento per proseguireall’infinito con i privilegi pensionistici degli statali.

Società a due velocità

La pandemia da stramaledetto virus cinese ha ulteriormente esacerbato le disparità tra lavoratori del pubblico e del privato. I dipendenti pubblici hanno il posto di lavoro assicurato a vita (casta dei garantiti); parecchi di loro, durante il lockdown, erano a casa a stipendio pieno a guardare le serie su netflix. Chi lavora nel privato si trova invece in una situazione assai diversa. In particolare data la crisi attuale. E ciononostante avrebbe dovuto farsi mungere ad oltranza per mantenere i privilegi di chi ha già vantaggi a iosa? Ma anche no!

Evidentemente, alla partitocrazia triciclata questa società a due velocità sta bene. A noi no.

Kompagni allo sbando

Da notare che la $inistra, ormai ridotta a partito dei funzionari, sarebbe stata d’accordo di mettere le mani nelle tasche degli operai – i quali, come detto, già hanno dovuto contribuire al risanamento delle loro, di casse pensioni – per foraggiare le pensioni d’oro dei burocrati altolocati.

Li avremmo proprio voluti vedere, i kompagnuzzi che tentano di giustificare ai lavoratori una simile aberrazione ma ormai, la $inistra dei lavoratori se ne impipa. Le priorità sono le frontiere spalancate, le naturalizzazioni di massa, i regali miliardari alla fallita UE, la lingua “gender”, la difesa del burqa, e via cappellando.

Merito della Lega

Il prestito da 700 milioni andrà evidentemente esaminato nel dettaglio. In particolare nelle sue ripercussioni: la fregatura è sempre dietro l’angolo. I soldi non nascono sugli alberi.

Senza saper né leggere né scrivere, ci sembra difficile pensare di risanare la cassa pensioni degli statali senza chiedere dei sacrifici agli assicurati; almeno a quelli con redditi alti.

Ma un dato di fatto è acquisito, e lo ripetiamo: è solo grazie alla Lega se, per la prima volta, non si buttano a fondo perso i soldi dei contribuenti nella cassa pensioni del Cantone. Si tratta di un risultato importante: lo sottolineiamo senza falsi pudori. Del resto, se aspettiamo che la stampa di regime riconosca i meriti dell’odiato Movimento, possiamo aspettare un pezzo.

Lorenzo Quadri