Locarno: una scelta che deve fungere da esempio anche per gli altri Comuni ticinesi

A Locarno, grazie alla Lega, la bandiera svizzera e quella ticinese saranno esposte in permanenza, assieme al gonfalone comunale, fuori dal municipio e dalle sedi scolastiche. La maggioranza del Consiglio comunale ha infatti approvato la mozione in questo senso presentata nel 2017 dall’allora consigliere comunale leghista Aron D’Errico e poi ripresa da Omar Caldara.

Mentre la stampa di regime ci bombarda tutto il santo giorno con lo stramaledetto virus cinese nell’evidente intento di promuovere un secondo lockdown che manderebbe in rovina il paese (ma i troppi pennivendoli di $inistra evidentemente pensano che i soldi crescano sugli alberi e che la gente possa stare chiusa in casa per mesi senza lavorare, tanto “qualche santo provvederà”) la decisione locarnese a favore della mozione leghista pro bandiere rappresenta una ventata d’ossigeno. Sempre che in periodo di isteria da virus cinese si possa ancora utilizzare la parola “ossigeno”.

Coesione nazionale

La nostra bandiera non è una questione di lana caprina, come qualcuno vorrebbe far credere perché così gli torna comodo. La nostra bandiera non è nemmeno solo un pezzo di stoffa colorata.

Visto che i camerieri dell’UE in Consiglio federale invocano la “coesione nazionale” in nome della crisi sanitaria ed economica in cui annaspiamo: quale migliore dimostrazione di coesione nazionale dell’esporre la bandiera rossocrociata sugli edifici pubblici? Oppure per “coesione nazionale” qualcuno intende pecoresca ubbidienza ai politicanti del CF, anche quando pretendono di imporre immani cappellate? Coesione nazionale dovrebbe essere sinonimo di spegnimento del cervello? Mentre esporre la bandiera non va bene perché “bisogna” essere internazionalisti e multikulti, e le bandiere sono roba da beceri sovranisti e razzisti?

Non è un pezzo di stoffa

Una bandiera non è solo un pezzo di stoffa. Quella elvetica rappresenta valori quali sovranitĂ , indipendenza, democrazia, tradizione cristiana. Valori che i politichetti della partitocrazia – supportati dalla stampa di regime e dagli intellettualini da tre e una cicca – hanno progressivamente svenduto, e continuano a svendere. E di questi valori è urgente riappropriarsi. Il processo passa anche per la bandiera che ne costituisce la materializzazione simbolica: una sorta di contenitore. La casta multukulti ed antisvizzera, raccontando la fetecchiata che a contare è il contenuto e non il contenitore “pezzo di stoffa”, vuole imboscare il contenitore per oscurare anche il contenuto. Non ci facciamo fare fessi.

La maggioranza del Consiglio comunale di Locarno, approvando la mozione della Lega, ha voluto marcare un’inversione di tendenza.

In questo senso, nel tentativo di opporsi alla proposta leghista, il (pur simpatico) sindaco liblab Alain Scherrer l’ha fatta fuori dal vaso. Ha infatti dichiarato che “l’esposizione della bandiera va riservata ad occasioni speciali, per valorizzarla”. Ah, ecco. La fregnaccia che si valorizza la bandiera facendola sparire, il buon Scherrer la racconta a qualcun altro. Per fortuna che il legislativo non l’ha seguito!

Esempio da seguire

La decisione di Locarno deve essere da esempio anche per gli altri comuni. Avanti con l’esposizione permanente delle bandiere sugli edifici pubblici! Comprese, ovviamente, le scuole. E se per caso qualche migrante non integrato ne fosse infastidito, non ha che da tornare al natìo paesello.

E’ poi il massimo che i kompagni siano contrari ai gonfaloni sugli edifici scolastici. Ma come: la politica di $inistra in classe va bene, ma le nostre bandiere no?

Bandiere straniere

E, giĂ  che siamo in tema di bandiere, ricordiamo una rivendicazione che la Lega non ha certo abbandonato. Chi – anche privatamente – vuole esporre una bandiera straniera, deve accompagnarla da quella svizzera di dimensioni almeno pari. Del resto una prescrizione di questo tipo esiste in Danimarca. Non si vede perchĂ© non potremmo introdurla anche noi. Questo per il motivo di cui sopra: la bandiera non è solo un pezzo di stoffa. Rappresenta dei valori e delle tradizioni a cui l’immigrato intenzionato a vivere qui si deve conformare. Non intende farlo? Nessuno è obbligato a restare in Svizzera. Come diceva quel tale: “camel e barcheta, e te tornet a cà”.

Lorenzo Quadri