Fatti inauditi
La malafede insita negli attacchi contro la Svizzera e contro la sua piazza finanziaria è plateale. A partire da quella degli USA, che hanno dichiarato guerra economica al nostro paese senza incontrare la minima resistenza. A voler esagerare, le banche svizzere possono essere coinvolte nel 2% dei casi di evasione che si verificano negli USA. Ma solo nei confronti del nostro paese gli States fanno la voce grossa. E il restante 98% dell’evasione? Ah beh, quello evidentemente non è un problema.
Il Consiglio federale, campione intergalattico di calata di braghe, ha autorizzato illegalmente la trasmissione agli USA di 10mila nominativi di bancari elvetici, e non certo manager ma spesso e volentieri semplici impiegati che non c’entrano nulla con attività sospette Oltreoceano. La notizia ci ha messo poco a fare il giro del mondo. Giustamente. Perché una cosa del genere non si era mai vista: uno Stato che svende i propri concittadini ad un altro che fa la voce grossa. C’è un termine preciso per questa azione. Il termine è tradimento.
L’accaduto non è sfuggito nemmeno ai vignettisti americani che si sono sbizzarriti sul tema del governo elvetico che trasmette dati a go-go. Grazie al Consiglio federale ed in particolare alla ministra del 5% Eveline Widmer Schlumpf (addentellata del partito $ocialista) lo sfascio della nostra piazza finanziaria, per noi un fatto gravissimo – l’ex CEO di UBS Oswald Grübel, non il Mattino della domenica, ha parlato di 50mila impieghi a rischio – è diventato oggetto di sfottò.
Nuovo capitolo
Nei giorni scorsi è giunta l’ennesima notizia allarmante. Alcune banche (anche se non implicate in questioni americane) si sono sentite in dovere di mandare a tutti i propri dipendenti una circolare in cui li si sconsiglia vivamente di recarsi negli Stati Uniti.
A questo punto siamo arrivati: chiunque lavori in una banca elvetica, se va negli USA, lo fa a proprio rischio e pericolo. Tutti i bancari svizzeri sono considerati dei delinquenti. Ecco dove ci hanno portato i continui cedimenti del Consiglio federale che, per accontentare il padrone a stelle e a strisce (e con l’UE la musica non cambia), viola i più elementari principi dello Stato di diritto.
Per ottenere cosa poi? Il ministro delle finanze belga ha parlato chiaro: gli accordi Rubik sono solo una tappa intermedia. L’UE, che è fallita, punta infatti allo scambio automatico di informazioni. E con questo Consiglio federale lo otterrà, poiché l’obiettivo del governo è quello di annientare tutte le nostre specificità – neutralità, sovranità, democrazia diretta, segreto bancario, esercito di milizia con arma d’ordinanza in casa, eccetera – per portarci nell’Unione europea. Il Consiglio federale e la ministra del 5% non hanno la benché minima intenzione di difendere la Svizzera, il suo benessere ed i suoi posti di lavoro. Al punto che potrebbe concludere deleteri accordi Rubik perfino con la Grecia, che è fallita: è notizia degli scorsi giorni. E a questo punto ogni commento diventa tragicamente superfluo.
Lorenzo Quadri