Un golpe contro il popolo svizzero!

I diritti popolari, l’hanno capito tutti, danno fastidio, molto fastidio agli eurofalliti di Bruxelles. I rappresentanti di tale combriccola l’hanno detto chiaramente: su certe cose il popolo non deve nemmeno poter votare. Quali sono le “certe cose”? Lo spalancamento delle frontiere, la distruzione degli Stati nazionali, la libera circolazione delle persone sempre più scriteriata (compresa quella dei delinquenti e di chi fa “shopping” presso lo Stato sociale).
Quindi il popolo non deve poter decidere sul proprio futuro. Al massimo si potrà esprimere su questioni di minore portata. Anzi no, nemmeno su quelle: gli illeciti intrallazzi della maggioranza del Consiglio di Stato per aggirare la votazione sul credito per Expo2015 dimostrano che i diritti popolari sono sotto attacco ad ogni livello.

Un colpo di Stato
In effetti, è in atto un vero colpo di Stato contro i diritti popolari. A Berna, lo ha riferito nei giorni scorsi la radiotelevisione della svizzera romanda –  che di certo non è sospetta di filo leghismo essendo ancora più a $inistra della RSI e ce ne vuole – la Cancelleria federale ha creato un gruppo di lavoro segreto (?) che avrebbe l’incarico di verificare la proponibilità delle iniziative popolari. Quelle che porrebbero problemi di compatibilità con trattati internazionali verrebbero invalidate. A cadere sotto una simile scure sarebbero dunque iniziative come quella per l’espulsione degli stranieri che delinquono, ma anche quella del 9 febbraio contro l’immigrazione di massa.
Quindi il popolo, a mente del Consiglio federale, non dovrebbe più avere i mezzi per opporsi alla rottamazione della Svizzera.

I cittadini non si sono cascati
Questo è, ovviamente, un vero e proprio attentato nei confronti del popolo svizzero, che si vorrebbe privare del diritto di determinare il proprio futuro. Eh già: i Consiglieri federali si sono accorti che, da vent’anni a questa parte, i votanti spesso e volentieri li sconfessano davanti agli eurofalliti, esponendoli anche a delle figure “marroni” di non poco conto.
In plurime occasioni i ministri – specie quella del 3%/5% e quello del “dobbiamo aprirci all’UE” – avevano già calato le braghe; poi è arrivato il voto popolare a rompere le uova nel paniere. Incredibile: il popolo elvetico non si è lasciato spaventare dalle campagne terroristiche finanziate a suon di paccate di milioni pubblici per far credere che, se non si ubbidisce supinamente al padrone europeo, arriverà il cataclisma. E nemmeno si è bevuto, il popolo, il mantra (ma meglio sarebbe dire: la fregnaccia) dell’”ineluttabilità” della sistematica calata di braghe.
Per kompagni, il fatto che il cittadino rossocrociato non sia d’accordo di svendere la Svizzera dimostra che non capisce e quindi che è scemo: bisogna pertanto rifare le votazioni fino a quando non si ottiene il risultato voluto. Ma forse a non capire sono proprio i ro$$i internazionalisti nostrani. I quali, se ritengono che la Svizzera sia chiusa, razzista, xenofoba eccetera (quando è il paese europeo con la più alta percentuale di stranieri, ma guarda un po’) invece di stare qui a rompere i santissimi, sono liberi di trasferirsi nell’internazionale, aperta e multikulturale Unione europea.

Eseguire gli ordini di Bruxelles
A questo Consiglio federale svenduto a Bruxelles, con un presidente di turno PLR che nell’allocuzione di Capodanno non sa dire altro che “dobbiamo aprirci all’UE”, e che non ancora contento va in giro a blaterare di “ripresa dinamica” del diritto europeo in Svizzera, non sta bene farsi bacchettare dai padroni di Bruxelles per la sua incapacità di imporre al popolo il programma europeo di inglobamento, e quindi di distruzione della Svizzera. 
Il presidente del consiglio UE Herman Van Rompuy, oscuro burocrate che nessuno ha eletto e che nessuno conosce (si è creato una certa notorietà solo in qualità di sosia del Gollum del Signore degli Anelli), l’ha detto chiaramente: “anche contro la volontà della popolazione, la Svizzera entrerà nell’UE”. Magari assieme all’Albania: con l’ennesima decisione contraria alla storia, all’economia, alla politica, al passato, al presente e alla decenza, quest’ultima ha infatti ottenuto lo statuto di candidato all’adesione.
Questo è il disegno di Bruxelles e questo è il disegno di un governo federale che da Bruxelles prende ordini.
Il bieco ed arrogante burocrate Van Rompuy di diritti popolari non sa nulla. Il Consiglio federale ne sa un po’ di più, essendosi scottato più di una volta. Come si fa ad eseguire l’ordine inequivocabile: “la Svizzera deve venire inglobata nell’UE anche contro la volontà della popolazione”? Facile: si tenta di sottrarre il tema dal raggio d’azione dei diritti popolari. Ovvero, si amputano i diritti popolari. Un golpe governativo contro il popolo.  Ecco il perché della creazione del gruppo di lavoro segreto (?) della Cancelleria federale. Ma forse qualcuno a Berna, per l’ennesima volta, ha fatto i conti senza l’oste…
Lorenzo Quadri