Il divieto nazionale di burqa è realtà: fieri di aver contribuito a questo risultato
Ha vinto il nostro modello di società. Ha perso l’islam politico, incompatibile con il nostro Stato di diritto. Ed hanno perso anche i suoi reggicoda, in particolare a $inistra. Questo, in poche parole, il bilancio della votazione della scorsa domenica che ha visto l’approvazione dell’iniziativa federale antiburqa.
Il divieto di dissimulazione del viso mira a combattere il dilagare dell’islam politico, che è l’humus sul quale prospera il terrorismo islamico. Sostenere che in Svizzera non esiste un problema di islam politico significa essere o ciechi, o imbesuiti dal multikulti. Il che è manifestamente il caso dei politicanti del triciclo, come pure dei loro galoppini mediatici.
Primo passo
E’ chiaro: proibire il burqa non basta per fermare l’islamismo strisciante; sarebbe troppo bello. Però aiuta. Ma servono anche altre misure. Ad esempio il divieto di finanziamenti esteri alle moschee e la messa fuori legge dell’islam politico. Ed è sempre più manifesto che anche questi necessari provvedimenti, stante l’inettitudine della presunta “classe dirigente”, dovranno essere introdotti tramite voto popolare. I soldatini triciclati ed i pennivendoli di regime, infatti, non ne vogliono sapere nemmeno di queste misure. Sbraitano che contro l’islam radicale non serve proibire il burqa, “bisogna fare ben altro”. Però non vogliono né il divieto di dissimulazione del viso, e men che meno l’evocato “ben altro”! Buoni solo a strillare all’islamofobia ed al razzismo.
A manina con il CCIS
E’ senz’altro significativo che tra i primi a starnazzare contro il voto di domenica ci siano stati i signori del sedicente Consiglio centrale islamico della Svizzera (CCIS): un gruppuscolo islamista i cui vertici sono stati condannati per propaganda a favore di al-Qaeda. Di conseguenza, il CCIS andrebbe sciolto d’imperio ed i suoi membri stranieri espulsi dal paese. La partitocrazia, in particolare la gauche-caviar, e la stampa di regime vanno a manina con simile foffa! Complimenti!
Pennivendoli cattivi perdenti
Il divieto di burqa a livello nazionale nasce in Ticino, primo Cantone ad introdurre la proibizione di dissimulare il viso tramite voto popolare. Il “papà” della legge ticinese antiburqa, che ha fatto scuola a livello nazionale, è il Guastafeste Giorgio Ghiringhelli. Il “Ghiro” ha subito trovato l’appoggio del Mattino e della Lega. Per contro, in questa campagna di votazione, la stampa cantonale di regime, con l’unica eccezione del CdT, non ha nemmeno voluto menzionare il ticinese che ha dato origine a tutto. Proprio vero che “nessuno è profeta in patria”.
La stampa di regime si è peraltro dimostrata, e non è la prima volta, una pessima perdente. Per settimane i suoi pennivendoli hanno ripetuto come un mantra che il burqa sarebbe un “non problema”. Eppure, non solo vi hanno dedicato paginate e paginate – quindi, secondo la loro teoria, avrebbero riempito pagine di nulla – ma, dopo essere stati asfaltati dalle urne, si sono messi a travasare bile, accusando la maggioranza dei cittadini svizzeri di “islamofobia” e di violazione della libertà di religione.
Nuova dimostrazione che questi giornalai radikalchic scrivono di cose che non sanno. Il burqa non risponde ad alcun precetto religioso, tant’è che è proibito perfino alla Mecca e combattuto da imam progressisti. Il burqa è un attributo dell’islam politico: come tale, non può avere diritto di cittadinanza in Svizzera.
“Non problema”?
L’obiezione che il velo integrale sarebbe un “non problema” poiché in Svizzera le donne in burqa sono poche è alquanto ipocrita. Se ci fossero migliaia di islamiste nascoste sotto una palandrana nera in giro per le strade e piazze elvetiche, la casta direbbe che è troppo tardi per intervenire. Un po’ come è successo con la pandemia da stramaledetto virus cinese la scorsa primavera. Prima il governicchio federale si è rifiutato di chiudere per tempo le frontiere con la Lombardia. Poi, dopo che il Ticino si era impestato, ha sostenuto che il virus circolava già e pertanto era inutile (?) chiudere i confini!
Verdi di bile
A rosicare istericamente sono, va da sé, i $inistrati vogliosi di spianare la strada all’islam politico in Svizzera. I giovani (?) verdi hanno addirittura minacciato ricorsi a Strasburgo: uhhh, che pagüüüraaa! Una consigliera nazionale verde, turca con doppio passaporto, sbroccava sui social di “vittoria dell’ignoranza”.
Ecco come i $inistrati rispettano la volontà popolare. Quando perdono, per fortuna molto spesso, pretendono di cancellare l’esito delle votazioni andando a frignare in sede giudiziaria. Altro che ambiente: i sedicenti ecologisti reggono la coda all’estremismo islamico! Questi non sono ecologisti; sono, semplicemente, immigrazionisti talebani e tassaioli.
Tanto per non farsi mancare niente i verdi, copiando i ro$$i, vogliono concedere il diritto di voto e di eleggibilità anche agli stranieri. Compresi quelli non integrati. Compresi gli islamisti. Sempre contro la Svizzera e gli Svizzeri.
Femministe di $inistra
Asfaltate dalle urne anche le femministe di $inistra che, invece di schierarsi dalla parte delle donne, si sono schierate a sostegno del burqa e della sottomissione della donna. Per queste femministe la priorità è evidentemente spalancare le porte della Svizzera ad ideologie sessiste e misogine: perché i migranti “in arrivo da altre culture” devono entrare tutti e devono poter vivere nel nostro paese, magari mantenuti dal contribuente, secondo regole incompatibili con le nostre. Avanti con le società parallele! Pretendere che gli immigrati si integrino? Guai! E’ roba da beceri populisti e razzisti!
La votazione sul velo integrale ha “svelato”, per l’ennesima volta, quanto la casta sia ormai avulsa dalla realtà. Si spera che i cittadini se ne ricorderanno il 18 aprile.
#votalegaoiltriciclotifrega
Lorenzo Quadri