La trattazione parlamentare delle iniziative popolari segue binari e tempistiche molto diversi a dipendenza dell’indice di gradimento che le iniziative incontrano negli ambienti istituzionali.

E’ quindi evidente che, se i promotori sono sgraditi (esempio classico: Lega dei Ticinesi o Udc) o se il tema proposto non è all’insegna del politikamente korretto (spesso, anche se non necessariamente, le due cose vanno di pari passo), la tempistica si dilata ad oltranza; ben al di là dei tempi legali di due anni tra consegna delle firme e votazione popolare.

 

Due pesi e due misure

A livello nazionale la questione si pone al momento in tutta evidenza con l’iniziativa contro le residenze secondarie e contro i rustici da un lato, e con quella per l’espulsione degli stranieri che delinquono o che abusano del nostro stato sociale, dall’altro.

Mentre i balivi bernesi vorrebbero mettere in atto subito la prima iniziativa – e qualche funzionario, più furbo di altri, ha perfino proposto di denunciare penalmente (!) i Comuni che, nell’attesa della concretizzazione dell’iniziativa, continuano a rilasciare licenze edilizie per case di vacanza pur avendo superato il “quorum” – sull’espulsione degli stranieri delinquenti si glissa, si temporeggia, si fa melina.

Per non parlare poi dell’esempio più eclatante, ossia l’iniziativa popolare della Lega – recentemente ritirata in quanto snaturata dal rapporto tendenzioso approvato dal Gran Consiglio –: in quel caso, il tempo massimo di due anni che per legge dovrebbe trascorrere tra la consegna delle firme e la messa in votazione si è trasformato in due decenni.

 

Politikamente scorretti

C’è poi un’iniziativa su cui è calata una cappa di “assordante silenzio” e non è difficile capirne il motivo: la violazione del sacro dogma del politikamente korretto.

L’iniziativa in questione è quella per il divieto del burqa, presentata da un comitato partiticamente trasversale presieduto da Giorgio Ghiringhelli e consegnata ormai da un anno. Cos’è successo da allora? Lo scorso ottobre due rappresentanti del comitato d’iniziativa sono stati audizionati dalla preposta commissione del Gran Consiglio. Sul clima all’interno della commissione meglio stendere un velo pietoso. Del resto, entrare nello specifico di penosi commenti fatti dall’uno o dall’altro commissario (del livello: ma d’inverno quando fa freddo non potrei più indossare una sciarpa perché mi nasconderebbe in parte il volto?) equivarrebbe ad una violazione della confidenzialità dei dibattiti commissionali.

 

Il precedente dei minareti

Il silenzio calato sull’iniziativa anti-burqa fa però nascere il sospetto che in effetti la commissione parlamentare abbia semplicemente infilato lo scomodo dossier in un cassetto. Dossier scomodo perché non politikamente korretto. La sola idea di andare a dire ad un immigrato che in casa nostra certe cose che al suo paese sono usuali non si possono fare (perché le leggi svizzere valgono per tutti e non si fanno eccezioni in base alla religione o, peggio ancora, ad una particolare interpretazione di un precetto religioso) per i fautori della fallita multikulturalità è al livello di un’eresia. Guai a lasciar solo intendere che chi viene a stare in Svizzera deve adattarsi alle nostre regole e non può pensare di importare le sue.

Ma soprattutto, il dossier è scomodo perché con tutta probabilità l’iniziativa contro il porto del burqa, se sottoposta al voto popolare, passerebbe alla grande: vedi il precedente del divieto di costruire minareti, richiesta respinta con le solite dosi di sdegno e spocchia dalla maggioranza del Gran Consiglio, e poi plebiscitata in sede popolare. Il divieto di burqa passerebbe “come una lettera alla posta”, costituendo un’ulteriore batosta – l’ennesima – per fautori della fallita multkulturalità e del politikamente korretto.

Quindi meglio evitare, procrastinare, imboscare.

Ma se qualcuno in Gran Consiglio crede che i promotori dell’iniziativa si siano dimenticati della loro “creatura”, o che non intendano impegnarsi fino in fondo per una proposta in cui credono, questo qualcuno ha sbagliato i calcoli.

Lorenzo Quadri

Membro del comitato promotore