Stranieri e frontalieri nelle ex regie federali? Il Consiglio federale se ne impipa!
E’ evidente che, sull’assunzione di frontalieri e di stranieri da parte delle ex regie federali, la voglia di trasparenza del governo, e soprattutto la voglia di applicare la preferenza indigena (che, piaccia o non piaccia, è iscritta nella Costituzione federale, nel famigerato articolo 121 a), è pari a zero. Probabilmente ancora inferiore.
In effetti, per quel che riguarda i dipendenti stranieri delle ex regie, il CF – a cui chi scrive ha chiesto ulteriori informazioni – si limita a ripetere le cifre già indicate rispondendo all’interpellanza del Consigliere agli Stati Minder. Però il governo procede ad un’operazione cosmetico-illusionistica: un po’ come i prezzi a 9.95. Così questa volta, invece di indicare quanti dipendenti stranieri hanno FFS, Swisscom, Posta e Ruag, il CF indica la percentuale di svizzeri. Che sono rispettivamente 85,4%, 82%, 84% e 90%. Forse si immagina che girate così le cifre presentino meglio. Ma, pur rivoltate, le percentuali indicano sempre che i dipendenti stranieri sono il 14,6% per le FFS, il 18% per la Swisscom, il 16% per la posta e il 10% per la Ruag. In questi termini, le percentuali hanno un impatto diverso. Chissà se nei paesi a noi vicini si trovano “quote estere” analoghe? Qualche dubbio nasce.
Un quinto di stranieri
Fatto sta che la Swisscom ha quasi un quinto di dipendenti stranieri, e la Posta segue a ruota. Scusate se è poco. Per creare ulteriori fumogeni, il governo ben si guarda dal precisare lo statuto di questi stranieri: quanti di essi sono titolari di permessi C? Quanti hanno un permesso B? Quanti sono frontalieri? Quanti stranieri hanno “staccato” il loro permesso al momento dell’assunzione presso le ex regie? Quanti, invece, erano già presenti sul mercato del lavoro elvetico? La risposta a tutte queste domande, non proprio irrilevanti, manca. Manca rumorosamente.
Un paio di cose però sono chiare:
La prima l’abbiamo evidenziata nelle scorse settimane, ossia: questo 18% di dipendenti stranieri della Swisscom, questo 16% di stranieri alla Posta, chi sono? Che qualifiche hanno? Tutti profili “che non si trovano in Ticino”, come il torinese al centro di dialettologia? Visti i campi d’attività delle aziende che ai tempi felici componevano le gloriose PTT, un argomento del genere non regge granché; siamo al livello delle Beltragiustificazioni per il mandato all’Argo1. In effetti, la Posta e la Swisscom non devono dimostrare l’esistenza del Bosone di Higgs. E non devono nemmeno mandare razzi su Marte. Che non trovano in Svizzera il personale con i requisiti richiesti, lo vanno a raccontare a qualcun altro.
La seconda: è palese che da parte del Consiglio federale non c’è alcuna intenzione di imporre alle ex regie federali di applicare la preferenza indigena. Le fumogene dichiarazioni governative servono solo a tutelare lo statu quo. Che dà piena libertà alle aziende di assumere stranieri. Questa infatti la pomposa dichiarazione: “Il Consiglio federale si aspetta che le aziende pratichino una politica del personale progressista e responsabile socialmente, e che offrano condizioni di assunzione che assicurino la loro concorrenzialità. Questo include anche un’alta sensibilità per il mercato del lavoro svizzero”. Insomma, il festival del burocratese. Ma alla domanda più importante, ossia: perché il Consiglio federale non dà chiare disposizioni alle aziende controllate dalla Confederazione affinché applichino la preferenza indigena?, la risposta è il silenzio. Citus mutus! E qui sta il punto. Il governo non indica né prospetta alcun cambiamento. Si va avanti come se l’articolo 121 a non esistesse. Tutto come prima del “maledetto voto”. Il governo rifiuta schifato di applicare la preferenza indigena. Anche dove potrebbe benissimo farlo.
Frontalieri? Mistero!
Menefreghismo ancora maggiore trasuda dalla risposta sui frontalieri nelle ex regie federali. Quanti sono? L’informazione dovrebbe essere reperibile in pochi minuti, tramite qualche click. Invece, nisba. Non è possibile sapere quanti frontalieri lavorano alle ex regie federali! Ma come, burocrati bernesi: prima vi riempite la bocca con l’alta sensibilità per il mercato del lavoro svizzero e poi nemmeno siete in grado di dire quanti frontalieri hanno assunto le ex regie, controllate dalla Confederella? E allora, spiegate come cavolo fare a verificare se la richiesta (?) alta sensibilità è una realtà oppure l’ennesima fregnaccia! Qui siamo a livello di repubblica bananiera. Ma il governo è lapidario: l’informazione sui frontalieri non viene rilevata, non si trova nei sistemi, ogni azienda lavora in modo diverso. Anche utilizzando l’imposta alla fonte si otterrebbero dati incompleti, poiché non tutti i Cantoni hanno accordi di doppia imposizione con le nazioni vicine. Evviva!
Come prima
In più, ancora una volta, manca la risposta alla domanda centrale: c’è almeno l’intenzione di rilevare in futuro l’informazione sui dipendenti frontalieri delle ex regie? A tal proposito, il governo non dice nulla. Questo significa, evidentemente, che non intende intervenire.
E’ assurdo che in Ticino, con in vigore l’articolo costituzionale 121 a, con in vigore Prima i nostri, con un mercato dal lavoro devastato dall’invasione da sud provocata dalla libera circolazione, non sia possibile sapere se le ex regie federali si comportano effettivamente – nei fatti, non nei blabla – da datore di lavoro con responsabilità sociale ed attento al territorio, o se invece assumono frontalieri al posto dei ticinesi.
Contano gli utili
L’andazzo governativo appare chiaro. No alla preferenza indigena, l’importante è che Posta, Swisscom e compagnia cantante massimizzino i profitti. Così nelle capienti casse della Confederella entrano tanti bei soldoni che l’Esecutivo può utilizzare liberamente, senza alcun vincolo. Ad esempio, li può impiegare per foraggiare finti rifugiati con lo smartphone e per mandare miliardi all’estero. Capita l’antifona?
Lorenzo Quadri