Quadri: “la SECO ha passato ogni limite”
Alle fregnacce della SECO in materia di libera circolazione delle persone (“va tutto bene”, “non ci sono problemi” e via strafalciando) siamo da tempo abituati. Questa volta però si è passato ogni limite.
Secondo la SECO, chiudere il sito che permette ai padroncini e ai distaccati di notificarsi on-line, costituirebbe una discriminazione nei confronti dei paesi UE.
Cosa ne pensa Lorenzo Quadri, presidente della Deputazione ticinese alle Camere federali, oltre che autore di una mozione al Consiglio federale presentata nei giorni scorsi, che chiede appunto, tra le altre cose, di abolire le notifiche online?
“Si sarebbe potuto immaginare – osserva Quadri – che, a furia di dai e dai, qualche sprazzo di lucidità sarebbe penetrato anche nelle dure cervici della SECO.Evidentemente si trattava di una pia illusione. Ancora una volta la SECO dimostra di infischiarsene delle conseguenze devastanti della libera circolazione delle persone che, non dimentichiamocelo mai, non è stata votata dal Ticino, ma ci è stata imposta dalla Confederazione. La quale ha di conseguenza il dovere di limitare i danni. Cosa che non sta facendo. Abbiamo sentito di recente le catastrofiche previsioni sull’evoluzione del numero delle notifiche di padroncini e distaccati nel nostro Cantone: entro fine anno ci si attendono fino a 38mila notifiche, contro le 23mila del 2012, che già costituivano una cifra allarmante, configurando un aumento del 43% rispetto all’anno precedente. La SECO dimostra di infischiarsene di questa vera e propria invasione, provocata dal fatto che l’economia della vicina Italia è nel baratro, Lombardia compresa, e dal fatto che noi svizzerotti, invece di tutelare il nostro mercato del lavoro, ci ostiniamo a stendere tappeti rossi a chi viene a portar via il lavoro ad aziende e artigiani ticinesi, tramite concorrenza sleale. Concorrenza sleale perché i padroncini non pagano stipendi svizzeri e le tasse e gli oneri sociali non li versano da nessuna parte. Ovvio quindi che possono permettersi di offrire dei prezzi impraticabili per chi deve rispettare le prescrizioni elvetiche”.
La SECO dice che abolire le notifiche online violerebbe il principio della reciprocità.
Questa è da perizia psichiatrica. Ma la SECO dove vive? Sulla Luna? Su Marte? Nella costellazione dei Pesci? Se un artigiano o ditta ticinese prova a lavorare nella vicina Penisola – tra l’altro iniziativa da sconsigliare vivamente visto che bene che vada non si viene pagati, nemmeno se si eseguono dei lavori per un ente pubblico – nella migliore delle ipotesi aspetta mesi per ottenere un responso, se lo ottiene. E a noi si viene a dire che abolire le notifiche on-line, che costituisce solo un primo, modesto ma necessario passo di autodifesa, costituirebbe una discriminazione nei confronti dell’UE? Una simile risposta non è nemmeno una presa in giro, ma un vero e proprio insulto al Ticino e ai Ticinesi. Non lo si può in nessun caso accettare. Non stiamo discutendo del sesso degli angeli. Qui è in gioco il futuro del nostro Paese. E alla SECO hanno ancora il coraggio di venirci a raccontare la storiella che dobbiamo fare i primi della classe nello stendere il tappeto rosso alla deleteria invasione di padroncini, e pretendono pure che ce ne stiamo buoni davanti ad una simile castroneria? A Berna qualcuno non ha capito che la situazione in Ticino sta diventando esplosiva. Se a questa situazione esplosiva si pensa di rispondere negando l’esistenza di problemi gravi, non solo occupazionali ma anche sociali, e prendendoci a pesci in faccia, qui rischia davvero di andare a finir male. Con che coraggio si invoca la non discriminazione nei confronti dell’Italia che ci discrimina di continuo e se la ride alle spalle del nostro autolesionismo nell’applicare pedissequamente accordi internazionali che per noi sono una vera calamità? Come si fa ad essere così ciechi?
Il problema è che la SECO è un ufficio federale…
Appunto, nel rispondere agli atti parlamentari il Consiglio federale legge le veline che gli fornisce la SECO. Ma la misura è colma. Come presidente della Deputazione ticinese a Berna, metterò all’ordine del giorno della nostra prossima riunione la richiesta di incontro urgente con i vertici della SECO.