Ufficio prevenzione infortuni come la SECO: foglia di fico del politikamente korretto
Ma guarda un po’, i burocrati dell’Ufficio prevenzione infortuni (Upi) si mettono, ancora una volta, a fare politica. Naturalmente la fanno contro gli automobilisti. E così si scagliano contro le decisioni parlamentari che chiedono che i radar per i controlli di velocità vengano segnalati. Segnalare i radar non è la bislacca trovata di qualche deputato fuori di cranio; è la regola in svariati paesi a noi vicini.
Naturalmente ai burocrati dell’Upi non viene in mente che, se si vuole fare prevenzione, e quindi spingere gli automobilisti ad andare adagio sulle tratte pericolose, bisogna avvisare della presenza del radar. Così chi guida rallenta. Invece il controllo a sorpresa serve a sanzionare l’infrazione a posteriori. Non ad evitare che venga commessa. Quindi non impedisce la situazione di pericolo.
Ma è chiaro che il controllo a sorpresa presenta degli ovvi vantaggi: il primo è che può essere usato per fare cassetta. Questo punto verosimilmente non interessa più di tanto i burocrati dell’amministrazione federale: non è loro costume preoccuparsi di chi produce i soldi per alimentare la gonfiatissima macchina statale (sempre più simile a quella di Roma) e per pagare i loro lauti stipendi.
Il secondo “vantaggio”, e questo è ciò che importa, è che i controlli a sorpresa permettono di criminalizzare l’automobilista. Tra le righe della presa di posizione dell’Upi traspare chiaramente l’impostazione ideologica: bisogna tenere sotto pressione gli automobilisti, “la popolazione sottovaluta le conseguenze dell’eccesso di velocità” (?); e quindi, giù legnate! Venire a raccontare che – dopo decenni e decenni di martellanti campagne – gli automobilisti non sanno che andare troppo in fretta è rischioso, è una presa in giro. Ma è necessario per andare a parare proprio là dove si voleva: sulla sicurezza. Per la serie: certo, vi bastoniamo, ma per il vostro bene. Un po’ come quei mariti che picchiano le mogli “perché le amano”. Con il pretesto della “sicurezza” si sdoganano tutte le misure ideologiche contro gli automobilisti viziosi. Il fallimentare programma Via Sicura è l’esempio più eclatante di questa ideologia.
Alla fine, l’Upi è come la SECO: un Ufficio federale “di servizio”, il cui scopo è quello di fare da foglia di fico pseudoscientifica e pseudoindipendente per la maggioranza politikamente korretta. Solo che in un caso si tratta di far passare l’aberrante messaggio che la libera circolazione delle persone senza limiti è una benedizione, nell’altro che la persecuzione degli automobilisti è cosa buona e giusta.