Le fantastiche leggi federali che ingrassano gli assicuratori e depredano i cittadini

Ogni fine settembre viene comunicato l’aumento dei premi di cassa malati per l’anno successivo. La pillola (tanto per restare in tema di medicamenti) per il 2021 ha suscitato, giustamente, più discussioni del solito. Ancora una volta il Ticino si ritrova sul groppone uno dei rincari più elevati della Svizzera: il 2.1% in media. Una percentuale che è stata addirittura corretta al rialzo (!) dal kompagno Berset (PSS) e dai suoi burocrati dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). I cassamalatari avevano infatti proposto per il Ticino un + 1,7%.

I conti non tornano per vari motivi:

  • Le riserve degli assicuratori malattia, come ormai tutti sanno, sono stratosferiche.
  • Per svariati anni, a partire dal 1996, i ticinesi hanno pagato premi superiori ai costi. Poi, nel 2014, è arrivato il mini-rimborso (le briciole o poco più: 70 milioni su 450 e passa) deciso dalle Camere federali. Risultato: i ticinesi ci hanno smenato centinaia di milioni di franchetti. E adesso gli assicuratori vengono a battere cassa… da noi?
  • Anche nel 2019, ed anche in Ticino, le casse malati hanno realizzato utili. Come si spiega allora l’aumento record dei premi?

Le riserve si gonfiano

A proposito di quest’ultimo punto, l’UFSP giustifica l’aumento medio del 2.1% dei premi in Ticino per il 2021 dicendo che nel 2019, come pure negli anni precedenti, i premi applicati nel nostro Cantone non coprivano i costi sanitari (nel 2019 in Ticino i costi, secondo l’UFSP, ammontavano al 102.3% dei premi). Però gli assicuratori malattia hanno fatto utili lo stesso. Non solo non hanno attinto alle stratosferiche riserve per coprire il “buco”. Al contrario, le riserve si sono ulteriormente pompate.

La contraddizione è evidente. Com’è possibile che si gonfino contemporaneamente sia i premi che le riserve?

Il difetto sta nel manico

“Il difetto sta nel manico, o piuttosto nella legge, e segnatamente in quella sulla vigilanza sugli assicuratori malattia – risponde Bruno Cereghetti, già capo dell’Ufficio assicurazione malattia del DSS -. Dal 2012, infatti, le riserve ed i premi viaggiano su due binari diversi. I premi vengono adeguati in base ai costi della salute, indipendentemente però dagli utili che gli assicuratori realizzano sul mercato dei capitali grazie alle riserve, i quali non vengono presi in considerazione. In sostanza, per quanto riguarda la formazione dei premi, è come se questi utili non ci fossero. Essi confluiscono nelle riserve, gonfiandole ulteriormente, invece di influire positivamente sull’ammontare dei premi. In altre parole:  la mano destra non sa quello che fa la sinistra, e ad andarci di mezzo è il cittadino. E’ una perversione del sistema in vigore, che avvantaggia gli assicuratori permettendo a questi ultimi di arricchirsi sempre più. Ad aggravare il tutto concorrono due ulteriori elementi: le norme potestative. La legge prevede che gli assicuratori possono (“possono”; non “devono”) restituire le riserve in eccesso. Non solo: non c’è neppure un obbligo di restituzione dei premi prelevati in eccesso. Anche in questo caso si tratta di una semplice facoltà”.

Dati imboscati

Tanto per non farsi mancare niente, nel quadro già fosco si introduce un ulteriore elemento. Curiosamente, l’UFSP non ha ancora pubblicato le cifre delle riserve minime allo stato di fine 2019 (quindi un esercizio consolidato e concluso) dei singoli assicuratori malattia. E’ disponibile solo il dato complessivo. Questa situazione è anomala anche se paragonata al passato: di norma lo stato delle riserve minime alla fine dell’anno precedente veniva pubblicato subito dopo la conferenza sull’annuncio dei premi per l’anno successivo. Anche questa prassi è, peraltro, assai discutibile. Sarebbe opportuno che i dati in questione fossero già di pubblico dominio al momento dell’annuncio ufficiale degli aumenti.

Nell’anno 2019 gli assicuratori malattia hanno totalizzato utili di 1.7 miliardi di Fr; questi utili sono evidentemente confluiti nelle riserve, gonfiandole ancora di più.

Attualmente si trova in consultazione l’ordinanza del Consiglio federale che regola la gestione delle riserve. A maggior ragione in questo frangente è opportuno che sia conosciuta la reale ricchezza dei singoli assicuratori. Ed invece, come detto, proprio quest’anno le cifre vengono imboscate. Forse perché si scoprirebbe che – a seguito del perverso “doppio binario” indicato sopra – gli assicuratori che aumentano maggiormente i premi sono magari quelli con le riserve più alte? Il tema è stato sollevato da chi scrive nei giorni scorsi con un’interpellanza al Consiglio federale.

E’ evidente che il sistema va corretto con urgenza!

Ma stranamente a questo proposito i $ocialisti, quelli adusi a riempirsi la bocca ad ogni piè sospinto con gli aumenti dei premi di cassa malati (poi però vogliono introdurre degli ecobalzelli che peserebbero sulle economie domestiche come un decennio di aumenti di premio)… citus mutus! Forse perché il kompagno Berset… è “dei loro”?

Lorenzo Quadri