Il Consiglio degli Stati, come era ampiamente prevedibile, durante la sessione invernale ha detto no all’iniziativa popolare per una cassa malati unica. Non che in realtà il voto espresso dal parlamento sulle iniziative popolari conti granché: essendo, per l’appunto, iniziative popolari, ad esprimersi deve essere il popolo e la raccomandazione delle camere federali conta come il due briscola. In effetti c’è da chiedersi a cosa servano i dibattiti fiume in parlamento sulle iniziative popolari se non a permettere a ciascuno di andare al pulpito a fare il proprio verso.

Non è la prima volta che il popolo è chiamato ad esprimersi sul tema della cassa malati unica, ma più il tempo passa, più appare evidente che il sistema attuale non funziona. Che poi la cassa unica non sia la panacea è chiaro; da un punto di vista ideologico si potrebbe obiettare che è una costruzione di tipo dirigistico. Però è il minore dei mali. Quasi due decenni di LAMal hanno evidenziato le pecche del sistema attuale. La pseudo concorrenza tra le casse che offrono la stessa prestazione ben lungi dal far scendere i costi ha ottenuto l’effetto contrario. Il sistema attuale comporta inoltre spese miliardarie di campagne pubblicitarie di casse malati che tentano di soffiarsi i buoni rischi una con l’altra. Ossia che tentano di accaparrarsi quegli assicurati, in genere giovani, che pagano i premi senza generare costi. Ci sono poi gli assicuratori che, per attirare i buoni rischi, praticano premi “dumping” e l’anno seguente giocoforza si trovano costretti a procedere ad aumenti percentuali a due cifre. Se il cliente non è lesto a scegliersi un’altra cassa, resta fregato.

Gli assicuratori comandano
 
Oltretutto c’è la questione, ormai arcinota, dei 450 milioni di Fr di premi di cassa malati pagati in eccesso dai ticinesi. Di questi 450 milioni, ne vedremo indietro 68 (se va bene). Mancano all’appello 382 milioni. Quanto accaduto in Consiglio nazionale la scorsa settimana con il rinvio al mittente della legge sulla sorveglianza sugli assicuratori malattia, ben dimostra l’influenza della lobby dei cassamalatari in parlamento. E’ chiaro che finché questi ultimi, in un modo o nell’altro, saranno in grado di teleguidare le decisioni del parlamento, le leggi continueranno ad avantaggiare le casse malati e non i cittadini. E’ incredibile che dopo lo scandalo dei premi pagati in eccesso le casse malati ancora rifiutino ogni controllo ma si arroghino il diritto di andare avanti come se niente fosse. Ma ancora più incredibile è che, su questo tema, riescano ad ottenere delle maggioranze.

Quello dei premi pagati in eccesso è un tema che è stato discusso e dibattuto in lungo in largo, in toni anche accesi. Non sono mancate le prese di posizione di governi cantonali, l’indignazione pubblica (doverosa) e chi più ne ha più ne metta. Non si tratta dunque di uno di quei temi – e ce ne sono tanti, pur importanti – che si consumano nell’indifferenza generale. Se anche in queste circostanze gli assicuratori riescono ad imporre i propri interessi in parlamento, vuol dire che il sistema attuale è proprio irrecuperabile. E che ogni correttivo che dovesse venire approvato non sarà che un cerotto su una gamba di legno. Da qui l’’opportunità di un cambio radicale di sistema. Che non lasci il paese in balia degli assicuratori.
Lorenzo Quadri