Manifestazioni contro il lockdown a Berna, Zurigo, Basilea e San Gallo
Come volevasi dimostrare, i nodi vengono al pettine! Ieri in varie città svizzere – ed in particolare a Berna, Zurigo, Basilea e San Gallo – centinaia di persone sono scese in piazza per manifestare contro i lockdown governativi e le limitazioni imposte alle loro libertà. C’è poco da stupirsi. La gente non ne può più del confinamento e sta “scoppiando”. L’accaduto è peraltro la dimostrazione che anche le manifestazioni analoghe che da tempo si svolgono negli USA possono benissimo essere spontanee. Altro che fomentate da Trump, come invece si ostina a sostenere la stampa di regime (a partire da quella di sedicente servizio pubblico), impiegata a tempo pieno nella propaganda chiusurista che tanto piace ai $inistrati. Chiaro: i $inistrati vorrebbero che tutti se ne stessero a casa in panciolle, finanziati dallo Stato – quindi ancora dal solito sfigato contribuente – a pieno stipendio e privati di libertà e di responsabilità. Non è così che funziona la nostra società.
Le manifestazioni di ieri contro il lockdown, frutto di esasperazione, naturalmente vengono denigrate come l’iniziativa di qualche scriteriato. Sono invece la dimostrazione che anche i cervelli stanno finalmente uscendo dal lockdown. Ed era ora! Un lockdown, quello dei cervelli, provocato dalla dittatura mediatico-sanitaria, che – come già scritto su queste colonne – ha terrorizzato e reso isterica la popolazione, per poi poterle imporre senza incontrare resistenza una sequela di cappellate governative. Ma è evidente che lo stato di isteria e di terrore indotto di proposito non può durare per sempre. L’inibizione dei cervelli prima o poi finisce. Sicché i cervelli che l’autorità, con la fattiva complicità della stampa di regime, ha voluto mandare in letargo, gradatamente si risvegliano. E quindi subentra l’insofferenza. E’ dall’inizio del bombardamento mediatico sullo stramaledetto virus cinese, con gli organi d’informazione diventati monotematici e ridotti a bollettini parrocchiali del governo, che scriviamo su queste colonne l’epilogo annunciato. Il rischio è che la ribellione contro la clausura di Stato porti poi a non rispettare le disposizioni di sicurezza ed a nuovi contagi.
Se invece di imporre insostenibili lockdown e confinamenti da dittatura comunista cinese si fosse pensato prima a promuovere quella “normalità diversa” che ci accompagnerà ancora per parecchi mesi se non di più, non saremmo giunti a questo punto. Deplorevole il ruolo giocato nelle scorse settimane dalla stampa di regime. I giornalai della casta, che adesso vanno ad elemosinare soldi pubblici raccontando la fandonia che loro promuoverebbero la pluralità delle opinioni indispensabile alla democrazia, hanno dimostrato che fanno proprio il contrario. Lecchini del “potere”, che senza vergogna hanno pure propagandato il dogma che chi si azzarda ad eccepire sulle cappellate governative farebbe della polemica sterile. E noi dovremmo finanziarli con altri soldi pubblici? Ma neanche un centesimo!
Lorenzo Quadri