Pur di farci firmare lo sconcio accordo quadro, da Bruxelles adesso ci lisciano
Come da copione: bastone e carota. Dopo i ricatti e le pretese all’indirizzo degli svizzerotti affinché firmino lo sconcio accordo quadro istituzionale, adesso gli eurofalliti arrivano con le slinguazzate.
Un paio di settimane fa gli ambasciatori dei 28 paesi della DisUnione europea, oltre ad aver criticato i loro camerieri in Consiglio federale per aver messo in consultazione l’ accordo quadro istituzionale, si sono permessi, nell’ordine: di ricattare la Confederella sull’accesso al mercato europeo; di ribadire che la devastante libera circolazione delle persone è una vacca sacra e non si tocca; di pretendere il pagamento della marchetta da 1.3 miliardi di franchi; e di esigere pure l’abrogazione delle misure accompagnatorie alla devastante libera circolazione delle persone (perché quest’ultima è, appunto, intoccabile)!
Complimenti allarmanti
Dopo il bastone, è poi arrivato il turno della carota. Sicché ecco che i 28 adesso elogiano la Svizzera, lisciandola alla grande sull’ottima collaborazione nel quadro di Schengen oppure, udite udite, nello scambio di informazioni fiscali.
Come gli insulti di taluni personaggi sono medaglie al valore, così certi complimenti sono dei calci nelle gengive. Qui ne abbiamo un esempio concreto. Ecco dunque certificato che la Svizzera ha calato le braghe ad oltranza sul segreto bancario; ancora più di quel che si aspettavano gli eurofalliti. Vedete in po’ voi se un simile autolesionismo, che ha creato migliaia di disoccupati, sia motivo di vanto.
Quanto alla collaborazione sui fallimentari accordi di Schengen: e lo crediamo bene che gli i balivi di Bruxelles siano contenti dei loro lacchè bernesi! Questi ultimi, in nome di Schengen, sono riusciti ad approvare perfino il Diktat disarmista dell’UE, quello che vuole ritirare le armi ai cittadini onesti. Quel che è più grave: la “voglia matta” di recepire ogni e qualsiasi sviluppo di Schengen viene fatta passare perfino davanti alla volontà popolare! Il mantra è: “dobbiamo salvare Schengen!”.
Non dimentichiamo poi che la Svizzera non ha mai sospeso l’applicazione di Schengen mentre vari Paesi UE l’hanno fatto e continuano a farlo.
E lo crediamo, dunque, che gli eurofalliti siano contenti. Ma la loro soddisfazione conferma solo che sotto le cupole federali urge repulisti!
Vogliono fregarci
Le arroganti pretese prima, i complimenti poi, dimostrano una cosa. L’UE vuole a tutti i costi che la Svizzera sottoscriva lo sconcio accordo quadro istituzionale. E perché? Ovviamente, perché vuole fagocitarci. Vuole dettare legge in casa nostra. In cambio di cosa? La storiella dell’accesso al mercato comunitario è l’ennesima fanfaluca. In ogni caso, non sarebbe garantito. Bruxelles si inventerebbe sempre nuovi ricatti e sempre nuove condizioni. Il desolante copione l’abbiamo visto fin troppe volte. Gli svizzerotti capitolano ma poi le promesse europee non vengono mantenute.
Abusi a go-go
Nei giorni scorsi, la SECO ha pubblicato i dati sugli abusi salariali ad opera di imprese straniere che operano in Svizzera. Ebbene, ma tu guarda i casi della vita, un terzo degli abusi a livello nazionale avviene in Ticino. Ovviamente perché in Ticino entrano ditte italiche a tutto spiano, e questo grazie alla libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia.
La situazione è dunque disastrosa. Eppure il PLR, pur di chinarsi a 90 gradi davanti ai padroni di Bruxelles, è pronto – italosvizzero KrankenCassis in primis – a cancellare le già striminzite misure accompagnatorie approvando l’accordo quadro istituzionale. Il che equivarrebbe a stendere il tappeto rosso ai furbetti d’Oltreramina, che già se la ridono a bocca larga. Artigiani e piccole e medie imprese ticinesi ringraziano.
Il punto principale
Da sottolineare, per l’ennesima volta, che la questione della rottamazione delle misure accompagnatorie è solo una delle conseguenze dell’accordo quadro istituzionale; e nemmeno la più grave.
Se anche l’UE dovesse farsi andar bene (per quanto?) le misure accompagnatorie, il trattato coloniale resterebbe una ciofeca inaccettabile. Perché il punto principale è la fine della nostra sovranità. E la vicenda del Diktat disarmista dell’UE ben mostra cosa succede in regime di ripresa dinamica, ossia automatica, del diritto comunitario: davanti ad ogni “desiderata” degli eurobalivi, i camerieri bernesi di Bruxelles calano le braghe integralmente, terrorizzati dall’idea di chissà quali misure di ritorsione.
Lorenzo Quadri