Il Canton Vaud introduce la burocrate per le “questioni LGBTIQ”. Ossignùr
Certo che questa ci mancava: è notizia degli scorsi giorni che il Canton Vaud, dove apparentemente i soldi pubblici crescono sugli alberi, ha nominato una “delegata cantonale per le questioni LGBTIQ” (la sigla si allunga sempre più).
Il compito della nuova – e profumatamente pagata – burocrate sarà quello di “sviluppare una migliore inclusione” delle persone appartenenti alla categoria (?) sopra citata.
Il ro$$overde Cantone romando si è già distinto per un’iniziativa analoga nelle scuole, mirata tra l’altro ad incoraggiare i maschietti che “non si indentificano con il proprio genere” ad usare i bagni delle bambine (ovviamente la cosa vale anche in senso inverso).
Anche da noi?
Come avevamo previsto, il Sì popolare al “matrimonio per tutti” è servito da pretesto per una pletora di iniziative balzane nel segno del politically correct più talebano. La lista è destinata ad allungarsi vertiginosamente. E guai a fare cip: si viene infamati come dei beceri omofobi, oltre che razzisti e sessisti!
Visto l’andazzo, non dubitiamo che a breve l’introduzione del delegato LGBTVattelapesca verrà pretesa anche in Ticino, dai soliti $inistrati. Per i kompagnuzzi ogni scusa è buona pur di sperperare i soldi degli altri. Come se l’amministrazione pubblica di questo sfigatissimo Cantone non fosse già gonfiata come una rana, ora bisogna inventarsi i delegati per tutto. A quando il delegato per una “migliore inclusione” delle persone sovrappeso (“grasso” non si può più dire: è body shaming!)? E quello per la “migliore inclusione” dei calvi (pardon, “tricologicamente svantaggiati”)?
Quote arcobaleno
E’ fin troppo evidente dove si vuole andare a parare: dopo le quote rosa, la partitocrazia pretenderà di introdurre pure le quote arcobaleno. Per buona pace di tutte le persone LGBT eccetera che magari vorrebbero raggiungere degli obiettivi professionali e sociali per la capacità, la preparazione, le competenze. Non per l’orientamento sessuale che in fin dei conti è affar loro, e non dei politicanti ro$$overdi che ormai pretendono di mettere il becco anche dentro le mutande dei cittadini.
Una cosa è certa: avanti di questo passo e servirà un delegato contro la discriminazione degli uomini bianchi svizzeri eterosessuali.
Lorenzo Quadri