Proprio vero che all’idiozia politikamente korretta non ci sono limiti. Poco prima di Natale, in una scuola media di Gossau (ZH) una docente ha impedito agli allievi di indossare la camicia azzurra con le stelle alpine, caratteristica dei contadini svizzeri. Secondo l’illuminata visione dell’insegnante, di cui s’immagina facilmente l’appartenenza politica, la camicia in questione sarebbe “razzista e xenofoba”. I ragazzi l’avevano indossata per mostrarsi svizzeri “fieri e patriottici”: una dichiarazione che, evidentemente, deve essere suonata come una bestemmia alle delicate e multikulturali orecchie della maestrina dalla penna ro$$a di turno. Ma come, anni di lavaggio del cervello all’insegna delle frontiere spalancate e dell’internazionalismo gettati nel water? Se i giovani svizzeri, invece di rifiutare le proprie radici e la propria identità in nome del multikulti, sfoggiano la camicia dei contadini svizzeri – che evidentemente va intesa come simbolo identitario – dove andremo a finire?

Un messaggio tabù?
La direzione dell’istituto ha giudicato eccessiva la reazione della docente, sottolineando che la camicia non è vietata e non viola il codice d’abbigliamento. Almeno fino lì c’è arrivata. Ma al contempo (e ti pareva) ha anche criticato il comportamento dei ragazzi. “Quando uno studente si presenta con una camicia tradizionale è normale – ha affermato il direttore Patrick Perenzin – ma se sono in dieci ad indossare lo stesso indumento, si vuole mandare un certo tipo di messaggio”.
Ah ecco. Quindi, secondo la direzione scolastica, lanciare il messaggio che siamo in Svizzera e lo si può anche sottolineare con un capo d’abbigliamento particolare è un segnale tabù, da non dare. Pare di ricordare la triste vicenda accaduta in un’altra scuola nella Svizzera interna che cancellò una bandiera svizzera disegnata su un muro perché discriminatoria nei confronti degli allievi stranieri. Chi si sente discriminato dai nostri simboli nazionali non è al suo posto in Svizzera ed un insegnante che reputa questi simboli razzisti e xenofobi farà bene a cambiare mestiere.

Crisi isteriche
Dopo il Presepe e le bandiere, adesso anche le camicie con i fiorellini provocano crisi isteriche a chi predica l’inginocchiamento totale alle pretese più strampalate di immigrati che non si vogliono integrare; e questo in nome del “valore della diversità”. Peccato che proprio quei soggetti che si autoerotizzano cerebralmente con il “valore della diversità” sono poi i primi a non tollerare in nessun modo le posizioni differenti dalle loro.

Mentre il velo islamico..
Intanto, mentre una solerte maestrina dalla penna ro$$a manda a cambiarsi gli allievi che si presentano in classe con la camicia dei contadini svizzeri, il tribunale federale autorizza il velo islamico in aula. Perché gli stranieri la propria identità nazionale e religiosa la possono affermare eccome. Non possono invece farlo gli svizzeri, ridotti a cittadini di serie B in casa propria perché “bisogna aprirsi”.

E non si creda di poter risolvere equamente la questione bandendo tutti i simboli nazionali, sia svizzeri che stranieri, in nome di una fittizia “par condicio”. In Svizzera i simboli identitari del nostro Paese hanno tutto il diritto di cittadinanza: perché sono proprio dove dovrebbero essere. Al contrario di quelli stranieri.
Lorenzo Quadri