Accordo quadro: il triciclo finge di volere “nuove negoziazioni” con l’UE. Ma poi…

Accipicchia, questa sì che è una sorpresa! Si fa per dire, ovviamente.

I balivi di Bruxelles hanno ribadito di nuovo – questa volta per bocca del portavoce della Commissione UE Margaritis (sic!) Schinas – che sullo sconcio accordo quadro istituzionale gli svizzerotti non hanno margine per ulteriori trattative.  L’accordo è quello sul tavolo. Prendere o lasciare.

E, davanti a questa non-notizia, la partitocrazia e la stampa di regime al suo servizio fingono sorpresa e sconcerto. Probabilmente pensano che la gente sia scema.

Si sa da mesi

Sai che sorpresa, sai che sconcerto! E’ da mesi che si sa come stanno le cose. Lo sconcio accordo quadro istituzionale, riducendo la Svizzera ad una colonia di Bruxelles, ci imporrà: la ripresa dinamica, ossia automatica, del diritto comunitario; i giudici stranieri; l’applicazione anche in Svizzera della direttiva UE sulla cittadinanza europea; la fine delle misure accompagnatorie alla devastante libera circolazione delle persone; l’obbligo di pagare la disoccupazione ai frontalieri; l’attraversamento, anche notturno, dei TIR comunitari da 40 tonnellate in transito parassitario; eccetera eccetera.

In altre parole: la Svizzera, quindi i cittadini elvetici, non potranno più decidere su temi della massima importanza per il futuro del Paese. I funzionarietti di Bruxelles detteranno legge in casa nostra. Cancellando anche l’esito delle nostre votazioni popolari.

Ma quali linee rosse?

Da mesi si sa che le cosiddette “linee rosse” sono una monumentale presa per i fondelli. Non esiste alcuna linea rossa.

Lo sconcio accordo quadro istituzionale potrà solo essere o respinto, o accettato senza condizioni. Il triciclo PLR-PPD-P$$ ha già indicato chiaramente cosa vuole fare: accettare. Cioè svendere la Svizzera.

Non è certo un caso che il primo a dire Sì all’indecente trattato coloniale sia stato il PLR, ovvero il partito di riferimento dei manager stranieridelle multinazionalirappresentati da Economiesuisse. Il secondo è stato il P$$, che con detti manager stranieri ci va a manina. Altro che difendere i lavoratori!

“Non siamo mica scemi”

La pretesa farlocca di negoziazioni aggiuntive, quando da Bruxelles hanno detto in mille salse che non si negozia più una cippa, è l’ennesima fregnaccia inventata dalla partitocrazia a mo’ di specchietto per le allodole. La storiella delle negoziazioni aggiuntive l’hanno estratta dal cilindro i politicanti delle Commissioni dell’economia e dei tributi delle Camere federali. Anche il Gigi di Viganello ha capito che si tratta di un petardo bagnato. Ancora una volta:  non esiste alcun “Sì ma”. Esistono solo il Sì o il No. O di qua o di là. O dalla parte dei cittadini svizzeri, o da quella dei funzionarietti di Bruxelles. Vie di mezzo non ce ne sono.

Decisione già presa

La realtà è che la partitocrazia PLR-PPD-P$$ sullo sconcio accordo quadro ha già deciso di calare le braghe; ad altezza caviglia e senza alcuna condizione. Lo ha anche detto pubblicamente. Tuttavia, in ottobre ci saranno le elezioni federali. Sicché il triciclo si trova nella necessità di far credere che difende gli interessi della Svizzera. Fino ad ottobre, dunque, la casta andrà avanti col penoso teatrino dei “distinguo” sul nulla. Blatererà, in malafede, di ulteriori negoziati che non ci saranno mai. I politicanti del triciclo lo sanno benissimo.

Poi, una volta lasciate alle spalle le elezioni: passata la festa, gabbato lo santo! Nessuno parlerà più di linee rosse, né di negoziati aggiuntivi. Alle Camere federali, il partito unico eurolecchino PLR-PPD-P$$ voterà Sì allo sconcio quadro strillando che “bisogna salvare gli accordi bilaterali”. Proprio come ha stanziato il regalo da 1.3 miliardi a Bruxelles senza alcun obbligo né contropartita. Proprio come ha votato la capitolazione davanti alla direttiva disarmista dell’UE raccontando la panzana che “bisogna salvare Schengen”. Altro che Schengen! Qui da salvare c’è il futuro della Svizzera. Solo il referendum ed il voto popolare potranno farlo.

Lorenzo Quadri