Immigrazione nello Stato sociale, vignetta autostradale solo per stranieri,…
Alla faccia della “non discriminazione” in Germania si discrimina eccome. Mentre per gli svizzerotti è sempre il solito festival dei “sa po’ mia”
Ma guarda un po’! Alla fine – come brevemente anticipato su queste colonne la scorsa domenica – gli amici tedeschi ce l’hanno fatta a trovare l’escamotage per far pagare la vignetta autostradale solo agli stranieri. O meglio, la vignetta la pagano tutti. Però poi ai tedeschi viene rimborsata. Poiché il rimborso “nudo e crudo” non risultava accettabile ai funzionarietti di Bruxelles, bisognava trovare alternative.
Certo, la Germania non solo propone, ma anche dispone. Essendo però gli eurobalivi non eletti da nessuno soliti riempire le proprie oziose – per quanto principescamente remunerate – giornate con il ritornello della “non discriminazione”, non si poteva metterla via come se “niente fudesse”. Nemmeno per venire incontro ai padroni tedeschi.
La differenza
E qui sta la differenza. Gli svizzerotti al primo “sa po’ mia” di Bruxelles sarebbero corsi tremanti e contriti a fare ammenda: “perdonateci signori padroni, mai più oseremo anche solo immaginare di essere ancora un po’ liberi di decidere in casa nostra!”. In Germania invece si messi a tavolino e hanno trovato l’escamotage “ecologico” per giungere al risultato voluto. O almeno così ha assicurato il ministro dei trasporti tedesco Alexander Dobrindt. Il quale ha dichiarato che, con il nuovo bollo, “per gli automobilisti tedeschi non ci saranno costi extra”. Morale della favola: grazie a qualche operazione di ingegneria contabile, sdoganata sotto il cappello politikamente correttissimo dell’ecologia (e chi oserebbe mai contestare una proposta “eco qualcosa”?) pagheranno solo gli stranieri.
Mentre la Doris…
E invece quando anche a Berna si proponeva per finanziare il secondo tunnel del Gottardo di introdurre una vignetta speciale per stranieri, la risposta della ministra dei trasporti uregiatta Doris Leuthard è sempre stata “sa po’ mia”. Perché i paesi UE in un modo o nell’altro riescono a farsi gli affari propri (vedi anche i controlli sistematici ad alcune dogane interne della (dis)unione, alla faccia di Schengen) mentre gli svizzerotti non ci riescono mai? I responsabili di tale incresciosa situazione possono essere solo: 1) il servilismo dei politichetti camerieri dell’UE e 2) L’incapacità di trovare soluzioni da parte di un’amministrazione federale gonfiata come una rana, ma buona solo per disintegrare gli attributi dei cittadini.
Frontalieri alla cassa
E’ evidente che, come la Germania riesce ad introdurre il bollo autostradale facendo in modo tramite qualche “magheggio” che il conto per l’automobilista tedesco resti invariato, così la Svizzera in generale ed il Ticino in particolare deve trovare il mondo di chiamare alla cassa i 62mila frontalieri e le migliaia di padroncini che ogni giorno entrano nel nostro Cantone uno per macchina, intasando strade ed autostrade, devastando la qualità dell’aria, provocando colonne interminabili (quanto costano all’economia?) ed ingenti costi di manutenzione viaria. Se la memoria non ci inganna, una stima interna effettuata negli anni scorsi dal Dipartimento del territorio parlava di una spesa stradale di circa 30 milioni di Fr all’anno direttamente imputabile al traffico generato dai frontalieri.
Immigrazione nello stato sociale
La discriminazione sul contrassegno autostradale è peraltro solo l’ultimo esempio di come la Germania, locomotiva UE, se ne impipa delle disposizioni comunitarie quando le torna comodo. Ed infatti i furbetti di Berlino nei mesi scorsi hanno stabilito, tranquilli come un tre lire, che gli immigrati europei in Germania per i primi cinque anni non avranno accesso all’assistenza sociale. Motivo del provvedimento? “Scoraggiare il turismo sociale”. Ora, in Germania ci sono 4 milioni di stranieri UE su una popolazione di 80 milioni. Nella Svizzera “chiusa e razzista”, invece, gli stranieri sono 2 milioni su una popolazione di 8 milioni. Fate un po’ voi le proporzioni.
Dei 4 milioni di stranieri UE presenti in Germania, solo lo 0.34% è a carico dello Stato sociale. Se pensiamo che in Ticino i dimoranti in assistenza – ovvero quelli che ottengono di trasferirsi da noi poiché dovrebbero essere economicamente autosufficienti, ed invece… – sono il 15% dei casi totali d’assistenza, è comprensibile che le scatole si mettano a girare come i bosoni di Higgs nell’acceleratore del CERN.
Il paese del Bengodi per gli stranieri che vogliono farsi mantenere non è la Germania. E’ la Svizzera. Però la Germania interviene sul fenomeno. Da noi invece si leva il solito coro stizzito dei “sa po’ mia” e dei “vergogna” non appena qualche permesso B in assistenza viene rimandato al paesello, dopo aver attinto alle casse pubbliche cantonticinesi svariate centinaia di migliaia di franchi che – va da sé – mai verranno restituiti. Avanti così che andremo molto lontani…
Lorenzo Quadri