Il Caffè della Peppina domenicale al capolinea: il festival dei piagnistei ipocriti
Il lettore ci scuserà se non ci uniamo al coro ipocrita delle prefiche che si disperano per la dipartita del Caffè della Peppina domenicale, un settimanale fatto da italiani e sempre schierato contro la Svizzera e gli svizzeri (ed in particolare contro i ticinesi).
Il Caffè della Peppina, è bene ricordarlo, venne creato con l’intento di far chiudere il Mattino della domenica e di affossare la Lega, approfittando di un momento di difficoltà del Mattino. Operazioni di questo genere hanno ben poco a che vedere con la “promozione della pluralità di stampa” e molto con lo sciacallaggio.
Motivo di vanto?
Intervistato sul giornale di servizio del partito delle tasse (LaRegione), l’editore del chiudendo domenicale dichiara che nel 1998, ai tempi della famigerata vicenda dell’oro ebraico, il Mattino si sarebbe “lanciato in una campagna delirante per difendere la piazza finanziaria svizzera dalle pressioni della giustizia americana”.
E’ passato un quarto di secolo e chi scrive ai tempi non c’era, ma al proposito un paio di cosette vanno ricordate.
Punto primo, la vicenda degli averi ebraici fu un attacco degli USA alla piazza finanziaria svizzera. I beneficiari dell’operazione non sono stati certo i discendenti delle vittime dei campi di sterminio nazisti, che non hanno visto un copeco. Punto secondo: certamente il Caffè della Peppina non si è mai sognato di difendere la piazza finanziaria svizzera, né la Svizzera in generale. Se il suo editore lo considera un motivo di vanto, buon per lui.
Sta di fatto che il Caffè della Peppina, invece di far chiudere il Mattino, chiude i battenti lui. Verrà rimpiazzato da un domenicale pubblicato dal Corriere del Ticino.
Pensiero unico, non pluralità
Naturalmente i sindacati dei giornalai di $inistra non potevano perdere questa ghiotta occasione per rendersi ridicoli. A loro dire, la dipartita del domenicale radikalchic costituirebbe “il colpo di grazia definitivo alla pluralità d’informazione in Ticino”.Evidentemente qualcuno pensa di essere ancora a Carnevale, malgrado sia il weekend dell’Ascensione. Pluralità? Ma non fateci ridere! Il Caffè della Peppina con la pluralità non ha niente a che vedere, essendo l’ennesimo megafono del pensiero unicomultikulti, eurolecchino, internazionalista, immigrazionista, spalancatore di frontiere, xenofilo e naturalmente sempre schierato contro gli odiati sovranisti. Altro che pluralità: questi $indakati dei giornalai ro$$i difendono solo chi la pensa come loro ed infatti se a chiudere i battenti non fosse stato il Caffè della Peppina ma il Mattino stapperebbero lo champagne, da tanto che sono pluralisti!
In sprezzo del ridicolo
Davanti a simili grottesche performance, poteva l’emittente di regime R$I stare indietro? Certo che no. Ed infatti, intervistando Paride Pelli (direttore del Corriere del Ticino che pubblicherà il nuovo domenicale) la conduttrice di turno ha avuto la bella idea di porre la seguente domanda: “Il gruppo editoriale del Corriere sta diventando troppo grande, mettendo a rischio la pluralità dell’informazione in Ticino?”.
Cosa, cosa? Proprio la R$I, che non solo è monopolista ed è la prima nemica della pluralità, ma foraggia il proprio monopolio con il canone più caro d’Europa che tutti i cittadini sono costretti a pagare, ha il coraggio di accusare chicchessia di… detenere monopoli? Il bue che dà del cornuto all’asino!
Morale della favola: in Ticino di domenicale indipendente ne resta solo uno. Quello che non piace alla casta. Tiè.
Lorenzo Quadri