In piazza per la Grecia; e per i ticinesi?
Ohibò: il Dr Franco Cavalli, già capogruppo socialista alle Camere federali e già aspirante consigliere agli Stati, invita – virtualmente, tramite comunicato stampa – la $inistra svizzera ed europea a scendere in piazza contro l’UE (sic). Spunto per il pugnace appello, lo si sarà immaginato, è la crisi greca e le condizioni che gli eurobalivi hanno imposto ad Atene. Il comunicato è sottoscritto non solo dal dr. Cavalli, ma anche dall’insultatore di morti Adriano Venuti e da Enrico Borrelli. Ah beh, questi ci mancavano. Non potevamo certo rimanere senza dei pareri così autorevoli: c’era da perderci il sonno la notte.
Sta di fatto che in questi giorni la $inistra ticinese in campagna elettorale ha moltiplicato gli appelli contro l’Unione europea. Quello di Cavalli&Co è solo il più recente ed il più colorito. E’ infatti guarnito da perle del calibro di questa: “il capitalismo ha generato il nazismo”. Ah beh, e Pol Pot invece, tanto per fare un esempio, chi l’ha generato?
In piazza per la Grecia
E’ strano però: sui disoccupati ticinesi che non hanno un lavoro in quanto soppiantanti dai frontalieri e dai padroncini, i kompagni non hanno niente da dire. Anzi, prendono le difese dei frontalieri. Invece per la Grecia ecco che si stracciano le vesti. Ma si sa che i problemi dei ticinesi – chiusi e xenofobi – non sono abbastanza chic ed “internazionali” per diventare oggetto di manifestazioni. Anche perché una fetta non indifferente dei problemi dei ticinesi è provocata proprio dalla devastante libera circolazione delle persone senza limiti. Che i kompagni hanno sempre sostenuto ad oltranza.
Qualche amnesia?
Dunque per la $inistra nostrana – quella che si vanta di avere una linea coerente, indipendente dal tornaconto elettorale, mentre gli altri sono tutti “populisti” – l’Unione europea sarebbe di colpo diventata un vaso di turpitudini antidemocratiche ed antisociali. Strano. Qualcuno deve essersi dimenticato che nel programma del P$ figura l’adesione della Svizzera all’UE. Non certo perché qualcuno ha inserito il punto nel programma e poi se ne è dimenticato. I kompagni si sono peraltro sempre opposti al ritiro della domanda d’adesione all’UE da parte della Svizzera. Domanda che sarà anche congelata. Ma intanto c’è, e la sua sola presenza nuoce alla posizione negoziale della Svizzera nei confronti dei funzionarietti di Bruxelles e quindi alla popolazione svizzera. Grazie, partiti $torici e $inistra!
Trasformare in realtà
Da notare che per la $inistra, quella che adesso si finge antieuropeista, l’adesione all’UE non è una semplice “utopia”. I kompagni continuano a brigare per trasformarla in orrenda realtà. Visto che ciò non è possibile in un colpo solo, applicano la tattica del salame (una fetta alla volta). Questo in concreto significa: sì all’applicazione “dinamica”, cioè automatica, del diritto UE (quindi le leggi ce le impongono i balivi di Bruxelles); omologazione all’UE ovunque; e soprattutto – e prioritario – sabotaggio del “maledetto voto” del 9 febbraio, che “va rifatto”.
E vogliamo fare finta di niente su tutte le accuse di “populismo e razzismo” vomitate dai kompagni su chi da sempre combatte l’asservimento della Svizzera all’Unione europea?
La marsina è sempre la stessa
La $inistra ticinese non è stata folgorata sulla via di Damasco. Non ha cambiato idea sull’UE o sulla libera circolazione delle persone. Non ha neppure voltato marsina. La marsina è sempre la stessa: europeista, internazionalista e spalancatrice di frontiere fino all’ultima fibra. I pittoreschi appelli a manifestazioni di piazza contro l’UE – che mai si faranno – sono solo fumogeni a buon mercato. Appena il fumo si dirada, si vede benissimo che la marcia verso l’UE del $ocialismo nostrano procede esattamente come prima e come sempre.
Però, alla faccia della coerenza: i kompagni vogliono far entrare la Svizzera nell’Unione europea di cui loro stessi dicono peste e corna. Poche idee ma ben confuse. Chi si crede di menare per il lato B? Non certo i cittadini ticinesi che, ne siamo certi, ai prossimi appuntamenti elettorali sapranno come premiare questo genere di “prestazioni”.
Lorenzo Quadri