Il ministro P$ contro il credito. Ma per le OFFS, per la navigazione di Locarno, per…
Non diciamo che lo scalo luganese deve essere salvato a tutti i costi. Ma per i funerali è ancora presto. Malgrado l’urocc incontinente…
Il Consiglio di Stato ha confermato il proprio sostegno all’aeroporto di Lugano-Agno. Come noto, mercoledì ha licenziato il messaggio governativo che prevede l’aumento della quota azionaria del Cantone in LASA (Lugano Airport SA) dal 12.5% al 40%, per un ammontare di circa 2.4 milioni. Sono previsti anche altri contributi. L’impegno totale del Cantone nell’aeroporto sarebbe di circa 6 milioni (vedi articolo a pag. 9).
Quattro a uno
Come c’era da attendersi, il “ministro” del P$ Manuele Bertoli si è affrettato a rendere nota la propria contrarietà, precisando che il messaggio “pro-aeroporto” è stato approvato per quattro a uno. Del resto, è noto che per il partito $ocialista l’aeroporto va smantellato e trasformato in campo di patate, previo licenziamento di tutti i dipendenti.
Ma come: i $inistrati non erano mica quelli che si inalberano quando qualcuno – specie se leghista – osa infrangere la collegialità? Però loro possono? O vuoi vedere che in casa P$ anche la collegialità – così come la morale, come la legalità, come il rispetto … – è a senso unico?
Contraddizioni
Oltre a questo, la posizione del Consigliere di Stato $ocialista è invero piuttosto bizzarra alla luce di alcuni antecedenti:
- Le Officine FFS di Bellinzona vanno salvate ed il Cantone spende 100 milioni, più 20 della città di Bellinzona, per 300 posti di lavoro (inutile dire, ma qui i trasporti non c’entrano, che per le migliaia di impieghi andati persi sulla piazza finanziaria, la partitocrazia non ha mossa un dito).
- La navigazione di Locarno va salvata, e Bertoli, allora presidente del governicchio, era in prima fila tra i manifestanti: forse perché ad organizzare era il $indakato UNIA, che detta legge in casa P$?
- Salvataggio obbligatorio, con i soldi del contribuente, anche per gli impianti di risalita, per linee di trasporto pubblico senza passeggeri, eccetera eccetera.
Il Gigi di Viganello si chiede
A questo punto il Gigi di Viganello si chiede: perché mai, secondo il kompagno ministro, in tutti i casi di cui sopra è giusto che il contribuente paghi per mantenere in vita artificialmente delle strutture e dei servizi che senza il sostegno statale chiuderebbero bottega, mentre investire per l’aeroporto (e solo per quello) significherebbe invece buttare soldi dalla finestra? Forse perché gli aerei, in periodo di isterismo ambientalista, non sono climaticamente corretti? O perché l’aeroporto è a Lugano?
E sempre il Gigi di Viganello si chiede: come mai, per il ministro P$, i posti di lavoro nelle strutture sopra indicate andavano salvati a tutti i costi, mentre i dipendenti dell’aeroporto si possono lasciare a casa? Lavoratori di serie B?
Delle due l’una
Addirittura grottesca la posizione del MP$, che voleva mantenere le Officine di Bellinzona sul sedime attuale e con l’effettivo attuale, interamente carico del contribuente. Però adesso minaccia il referendum contro il credito per l’aeroporto, che è una piccola frazione di quello staccato per le OFFS. 6 milioni sono infatti il 6% di 100 milioni.
Delle due l’una: o lo Stato interviene, o non interviene. Se non interviene, come sembra volere Bertoli, allora non lo fa neppure quando c’è di mezzo il sindacato che comanda in casa socialista.
Senza contare che “magari” la presenza dell’aeroporto non è un semplice capriccio da luganesi sbroja, ma è importante per la piazza economica, turistica e congressuale. E questo a livello cantonale, non solo regionale.
E’ presto per il funerale
Attenzione: non diciamo che l’aeroporto deve essere salvato a tutti i costi. Diciamo invece che – malgrado l’urocc incontinente apparentemente insediato in pianta stabile sopra lo scalo – è presto per i funerali, che tra l’altro equivarrebbero a buttare (questo sì) i soldi finora investiti nella struttura.
Se alla fine dovrà rimanere solo l’aviazione generale, quindi i privati, e nient’altro, questa dovrà essere davvero l’ultima ratio. E non siamo ancora a quel punto.
Lorenzo Quadri