Permessi per stranieri, invasione di padroncini, fungiatt frontalieri,…
I due Consiglieri di Stato leghisti sconfiggono la logica (?) del “sa po’ fa nagott” e del “sa po’ mia” introdotta dal PLR. “Sa po’ mia” difendere il mercato del lavoro ticinese dall’invasione da sud, “sa po’ mia” dare la precedenza ai ticinesi nelle assunzioni, “sa po’ mia” controllare gli stranieri che chiedono di stabilirsi in Ticino, eccetera.
Mettere le mani in tasca al contribuente (moltiplicatore cantonale, raddoppio stime immobiliari, tassa sulle casette di vacanza, decurtazioni alle deduzioni sul valore locativo,…) invece, per il PLR “sa po’”; e l’ex partitone lo fa, tramite la sua ministra delle finanze.
Casellario giudiziale sempre
Solo negli ultimi giorni i due Consiglieri di Stato leghisti hanno infranto due tabù del “sa po’ mia”. Decisamente una buona media!
Norman Gobbi ha introdotto l’obbligo di presentare l’estratto del casellario giudiziale per il cittadino UE che chiede un permesso B o G. La devastante libera circolazione delle persone comporterebbe, in realtà, il rilascio di permessi alla cieca, basato su autocertificazioni farlocche del richiedente. Che il risultato di questa prassi sarebbe stato un disastro, non ci voleva il Mago Otelma per prevederlo. Specie in un sistema improntato al garantismo come il nostro. Ritirare un permesso ad un delinquente straniero, se quest’ultimo presenta ricorso, diventa una specie di via crucis (tanto per stare in tema pasquale…) giudiziaria, dalla durata lunghissima e dall’esito incerto. Da notare che, tra un ricorso e l’altro, lo straniero rimane allegramente in Svizzera. Magari mantenuto dal contribuente.
Niente estratto? Niente permesso
Di recente il Consiglio di Stato, rispondendo ad un’interrogazione sul tema dei permessi B e G rilasciati senza controllo in ossequio ai demenziali accordi internazionali che impediscono (?) la richiesta sistematica dell’estratto del casellario giudiziale, ha dovuto fare il punto delle situazione. Tracciando – non poteva essere altrimenti – un quadro desolante.
Il leghista Gobbi, direttore del Dipartimento delle Istituzioni, ha dunque preso in mano la situazione. Detto fatto: dallo scorso due aprile, l’autocertificazione non basta più. Niente estratto (datato di al massimo tre mesi)? Niente permesso! Violazione della devastante libera circolazione delle persone? Forse. Intanto però il casellario lo si richiede. Perché così esige la scurezza del territorio. Se qualcuno avrà da lamentarsi, si vedrà. Del resto, chi potrebbe rifiutare di presentare il documento? Risposta: solo chi ha qualcosa da nascondere. Per cui…
Altolà ai fungiatt frontalieri
Anche l’altro ministro leghista, Claudio Zali, venerdì ha spazzato via un altro “sa po’ mia” (non è certo il primo; vedi i precedenti in materia di padroncini).
Nei giorni scorsi il direttore del Territorio ha varato il patentino anti-fungiatt frontalieri. Tema di altra portata rispetto ai padroncini ed ai delinquenti stranieri, certo. Ma comunque sentito dalla popolazione. Da molti anni risuonano lamentele sulle razzie messe a segno nei nostri boschi da cercatori (o piuttosto devastatori) di funghi in arrivo da Oltreramina, che non dimostrano alcun rispetto per il territorio. Si era tentato più volte di limitare queste incursioni, con “patentini” differenziati o altri mezzi. Il leghista Bergonzoli presentò un atto parlamentare già nel 1999. In fase di revisione della legge cantonale sulla raccolta dei funghi, nel 2005, vari deputati – tra cui chi scrive – tentarono di inserire disposizioni “antifrontalieri”. La risposta era sempre la stessa: “sa po’ mia! Divieto di discriminazione!”.
Oggi Zali ha invece dimostrato che “sa po’”. E allora la domanda, in vista del 19 aprile, è semplice: volete che “si faccia”, o siete soddisfatti del mantra del “sa po’ mia”?
Se volete che si faccia, dovete votare Lega.
Lorenzo Quadri