Lanciata la raccolta di firme contro il “consenso presunto” per la donazione degli organi
Un comitato „indipendente ed apartitico“ ha lanciato il referendum contro la nuova legge sulla donazione degli organi.
Approvata dal parlamenticchio federale, essa costituisce il controprogetto indiretto ad un’iniziativa dal titolo politikamentekorrettissimo quanto fuorviante: “Favorire la donazione di organi e salvare vite umane”.
Poiché l’iniziativa, dopo l’approvazione parlamentare della nuova legge, è stata ritirata, l’unico modo per portare i cittadini alle urne su questo importante tema è proprio il referendum.
Compito difficile
Per lanciare un referendum bisogna 1) esporsi 2) organizzarsi 3) cacciare i soldi per la raccolta firme. Sembrava dunque scontato che, nel caso concreto, nessuno si sarebbe fatto avanti. “Chapeau”, come si suol dire, ai coraggiosi che hanno deciso di mettere fuori la faccia attirandosi gli strali dei moralisti e dei politikamentekorretti. Se già era difficile esprimersi contro il cosiddetto “matrimonio per tutti”, purtroppo approvato in votazione popolare, ancora più difficile è prendere posizione per contrastare il nuovo obbligo (perché di questo si tratta) di donare gli organi.
Donazioni obbligate?
Una donazione è un gesto spontaneo, per definizione. Quella introdotta dalla nuova legge è invece un’espropriazione. Infatti si parte dal consenso presunto: ogni persona è automaticamente donatrice di organi, perché così ha deciso lo Stato. A meno che si chiami esplicitamente fuori. I termini sono dunque capovolti. Non è chi dona gli organi ad annunciare la propria disponibilità, mietendo applausi. E’ chi – per motivi che non ci possiamo permettere di giudicare – non è pronto a compiere un passo del genere che deve mettere fuori la faccia ed iscriversi in un apposito registro, raccogliendo fischi e maledizioni.
Doppia morale
Donare gli organi è sicuramente bello ed utile. E’ buona cosa incrementare il numero di donatori. Ma questo deve avvenire creando il necessario consenso. Ad esempio tramite campagne informative. Non certo presumendo l’accordo anche quando non c’è.
Di fatto, la nuova legge ci trasforma tutti in pezzi di ricambio. Per farlo si serve del seguente ricatto morale: decidi di chiamarti fuori dalla donazione automatica di organi? Hai delle vite sulla coscienza.
Eh no! Questa è una mistificazione. Una persona muore perché è malata. Non perché un’altra non ha donato gli organi. Negli anni Settanta lo slogan delle femministe italiane era: “L’utero è mio e lo gestisco io”. Adesso arriva la virata a 180 gradi ed il nuovo motto diventa: “Il corpo non è più mio e lo gestisce lo Stato”. Ciò accade – e questo è il massimo – proprio nell’era del garantismo più spinto. Oggi tutto deve essere esplicitamente autorizzato. Però quando si tratta del prelievo di organi accade proprio il contrario?
Ancora una volta a fare sfoggio di doppia morale sono i $inistrati. Costoro hanno combattuto la nuova legge contro il terrorismo (leggina all’acqua di rose) con la scusa che sarebbe lesiva della personalità… dei potenziali terroristi! Imporre a tutti i cittadini svizzeri di diventare donatori di organi non è forse una lesione della personalità?
Colpiti i più deboli
Essere contrari all’obbligo di donare gli organi non significa affatto essere contrari alla donazione di organi. Ma donatori si diventa per convinzione. Ben vengano dunque le campagne informative, e anche propagandistiche. Un obbligo andrebbeinvece a colpire le persone più deboli. Quelle che, pur non essendo convinte, o magari essendo contrarie, non se la sentono di “andare contro l’autorità” e di opporsi all’espropriazione di pezzi del proprio corpo.
Stato-tombarolo?
Non è perché esiste la povertà che lo Stato autorizza a saccheggiare le tombe per impossessarsi dei denti d’oro, delle fedi nuziali o dei gioielli seppelliti assieme ai defunti per poi venderli ed utilizzare il ricavato per aiutare chi ha meno. Ciò che si vuole fare con le salme non è poi tanto diverso. Ed avverrebbe per volontà dei soldatini della partitocrazia alle Camere federali, quelli che votano i contributi di coesione miliardari alla fallita UE.
Rendere i corpi di proprietà dello Stato, che può utilizzarli a piacimento, non è una questione di poco conto. Una simile monumentale intrusione nella sfera personale dei cittadini necessita quantomeno di una votazione popolare. Per questo, ben venga il referendum contro la nuova legge. Se, come è probabile, i cittadini l’approveranno, le nuove disposizioni avranno perlomeno una legittimazione democratica.
Lorenzo Quadri