Proseguono le meraviglie del demenziale programma Via Sicura

Il siluro del professore dell’Università di Neuchâtel: “norme di una rigidità cieca”

Il programma Via Sicura – col 2015 ne è entrata in vigore una nuova tappa – come noto  martella in modo intollerabile gli automobilisti. Un eccesso di velocità  privo di qualsiasi conseguenza pratica viene sanzionato più duramente di una rapina. Via Sicura è stata imposta facendo ampio ricorso (già nel nome) al  pretesto politikamente korretto della sicurezza sulle strade.

Ovviamente ci si guarda bene dal dire che il numero maggiore di incidenti mortali non avviene sulla strada bensì in casa. Nel 2013  il numero di morti sulle strade è sceso sotto i 300 per la prima volta dagli anni Quaranta. Un risultato sicuramente degno di nota ma al quale, naturalmente, non è stata fatta troppa pubblicità. Ovvio: bisogna mazzuolare con multe stratosferiche e sanzioni fuori di zucca gli automobilisti considerati un pericolo pubblico per definizione. E l’esercizio non è certo agevolato dalla constatazione che la “via” era già “sicura” anche senza Via Sicura.

Se i morti sulla strada sono meno di 300, ben diverse sono le cifre per quel che riguarda gli incidenti domestici con esito letale: nel 2010 sono stati 1734. Praticamente il sestuplo di quelli stradali. E allora cosa si fa? Si vietano i lavori domestici?

Brutto tiro

La “voglia matta” di perseguitare quei depravati che si ostinano ad utilizzare l’automobile invece di conformarsi al Diktat dei moralisti e servirsi solo di mezzi pubblici elettrici gioca tuttavia brutti scherzi.

In effetti sia la ministra dei trasporti ovvero la Doris uregiatta sia la maggioranza del Parlamento che ha approvato la sciagurata riforma Via Sicura, si sono dimenticati di un piccolo dettaglio. C’è infatti chi deve infrangere i limiti di velocità, anche in modo massiccio, per motivi di servizio: in particolare la polizia. Sicché il poliziotto che insegue il delinquente a 140 Km/h su una tratta autostradale dove la velocità massima consentita è 80 Km/h rischia, in base all’articolo 90 capoverso 3 della legge sulla circolazione stradale, da uno a quattro (sic!) anni di galera, oltre che il ritiro della patente per almeno due anni.

Imbarazz tremend imbarazz!

Da delitto a crimine

Colpito da una gragnuola di atti parlamentari, il Consiglio federale si arrampica sui vetri. Per quanto riguarda le corse di veicoli con luce blu, Via Sicura non ha cambiato nulla, dichiara il governo.

Ohibò. Nulla? E’ cambiato, invece, tutto. Nel senso che la base di partenza non è più la stessa. Lo fa osservare, a disdoro della Doris e dei suoi scagnozzi, il prof Yvan Jeanneret dell’Università di Neuchâtel sulla rivista “Droit”.

In effetti, l’eccesso grave di velocità, che secondo il diritto precedente era un delitto, con Via Sicura è diventato un crimine. Se nel linguaggio corrente i due termini sono utilizzati in modo intercambiabile, dal profilo giuridico non lo sono. Un crimine è più grave. Quindi assai più difficile da giustificare. In particolare il concetto di proporzionalità, indispensabile per rendere l’infrazione giustificabile (essa deve essere “proporzionale”) viene interpretato in modo restrittivo.

Poliziotti in galera con Via Sicura

Ogni infrazione commessa da un poliziotto che ricada sotto l’articolo 90 cpv 3 della Legge sulla circolazione stradale – scrive il prof Jeanneret – sarà sproporzionata e quindi ingiustificabile. Un comportamento reputato insensato, come si è voluto qualificare quello descritto nell’art 90 cpv 3 e 4 della Legge sulla circolazione stradale, “non può essere giustificato; neanche da parte di un poliziotto nell’esercizio delle sue funzioni”.

 E poi l’affondo del professore all’indirizzo dell’articolo in questione: con la sua cieca rigidità, questa norma fa di un poliziotto l’autore di un crimine ingiustificabile, passibile di almeno un anno di privazione della libertà e di minimo due anni di ritiro della patente”.

E l’iniziativa popolare?

Capita l’antifona? Grazie al demenziale programma Via Sicura, non solo un eccesso di velocità senza alcuna conseguenza pratica è punito più duramente di una rapina, ma un poliziotto che insegue un rapinatore troppo velocemente va in galera lui. Una vera manna per i delinquenti. Ma andiamo pure avanti a legiferare in base al fallimentare “politikamente korretto”…

A proposito, si sono perse le tracce dell’iniziativa popolare contro Via Sicura, di cui si era parlato nei mesi scorsi. Speriamo di poterla vedere presto!

Lorenzo Quadri